Le cause del cancro

Perché in un organismo si può sviluppare un tumore? Conoscere il cancro è il primo passo per sconfiggere la malattia.

Ultimo aggiornamento: 26 novembre 2024

Tempo di lettura: 18 minuti

I meccanismi di base

Nei tessuti del nostro organismo le cellule si riproducono per sopperire alle diverse necessità dell’organismo: per esempio, per farlo crescere, oppure per rimpiazzare le cellule morte o danneggiate. La riproduzione delle cellule, che avviene per divisione di ogni cellula madre in due cellule figlie, di norma si ferma quando l’esigenza di crescita, riparazione o sostituzione è cessata.

Nei tumori questo delicato equilibrio, governato soprattutto dai messaggi inviati da una cellula all’altra e dai geni che si trovano nel DNA, è compromesso. La cellula continua a riprodursi senza freni e vengono meno anche i processi con cui le cellule danneggiate vanno incontro ai diversi tipi di morte anche programmata, di cui il principale in gergo scientifico si chiama apoptosi.

All’origine di questi fenomeni possono esserci, tra le altre cose, delle mutazioni dei geni. Gli effetti di più mutazioni possono sommarsi e far saltare alcuni meccanismi di controllo. Non basta, infatti, che sia difettoso un solo meccanismo, ma occorre che più errori si accumulino perché un tumore possa cominciare a svilupparsi.

Alcune di queste mutazioni sono ereditarie, mentre per la maggior parte sono sporadiche e provocate da fattori interni, esterni o dal caso. Tra gli altri fattori che possono contribuire allo sviluppo di un tumore ci sono le cosiddette alterazioni epigenetiche, che agiscono sul DNA senza modificarlo, oltre a meccanismi metabolici, immunitari e infiammatori.

Il ruolo dei geni

Fra i geni che, se alterati, possono essere all’origine del cancro, vi sono questi tipi principali:

  • Oncogèni (o geni oncògeni);
  • Geni oncosoppressori;
  • Geni coinvolti nel cosiddetto suicidio cellulare o, più propriamente, apoptosi, la morte programmata delle cellule che avviene normalmente quando la cellula invecchia;
  • Geni implicati nei meccanismi di riparazione del DNA;
  • Altri geni coinvolti per esempio nel metabolismo, nell’infiammazione e nel sistema immunitario.

Per la genesi del cancro sono importanti anche piccole molecole che agiscono sull’espressione dei geni, senza modificare la sequenza del DNA. Tra questi vi sono piccoli frammenti di acidi nucleici, detti microRNA (miRNA), e le cosiddette modificazioni epigenetiche, come la metilazione del DNA, che possono limitare l’accesso ai geni agli enzimi che “leggono” il DNA per convertire le informazioni che contiene in proteine o molecole regolatorie. Le modificazioni epigenetiche in particolare sembrano essere particolarmente influenzate dall’invecchiamento e dagli stili di vita. Dallo studio di questi e altri meccanismi stanno emergendo nuovi approcci per la diagnosi precoce, la prognosi e la terapia di alcuni tumori.

Oncogéni (o geni oncògeni)

Sono i geni che in condizioni normali si attivano per spingere la cellula a replicarsi quando occorre, per esempio per riparare il tessuto di cui fa parte. Sono come un acceleratore, che nei tumori è bloccato "a tavoletta" e segnala quindi alla cellula di continuare a moltiplicarsi senza controllo.

Geni oncosoppressori

Proseguendo con la metafora precedente, sono i geni che fanno da freno: bloccano cioè la normale replicazione delle cellule quando questa ha raggiunto il suo scopo. In molte forme di tumore questi meccanismi di controllo vengono meno: uno dei più importanti è quello che codifica per la proteina p53 e che risulta difettoso in molte forme di cancro.

Geni coinvolti nel cosiddetto "suicidio cellulare" (o apoptosi)

Sono una sorta di meccanismo di autodistruzione che si innesca quando la cellula è danneggiata, per evitare danni maggiori all'organismo. Se vengono meno, la cellula alterata può continuare a riprodursi, ma in maniera anomala.

Geni implicati nei meccanismi di riparazione del DNA

La cellula è fornita di diversi sistemi di controllo e riparazione del DNA, capaci di individuare e correggere le mutazioni che avvengono continuamente, anche nei processi fisiologici nel corso della vita delle cellule. Quando questi stessi meccanismi protettivi sono compromessi, le mutazioni si possono accumulare e la cellula può diventare tumorale.

Altri geni

Altri geni possono determinare l'aggressività della malattia, per esempio interferendo con le risposte del sistema immunitario o modificando le proprietà di adesione delle cellule ai tessuti circostanti, in modo da favorire la formazione di metastasi.

Per la genesi del cancro sono importanti anche piccole molecole che agiscono sull'espressione dei geni, senza modificare la sequenza del DNA. Fra questi vi sono piccoli frammenti di acidi nucleici detti microRNA (miRNA) e le cosiddette modificazioni epigenetiche, come la metilazione del DNA, che possono limitare l’accesso ai geni, la loro trascrizione e traduzione. Le modificazioni epigenetiche in particolare sembrano essere influenzate dall'invecchiamento e dagli stili di vita. Dallo studio di questi e altri meccanismi stanno emergendo nuovi approcci per la diagnosi precoce, la prognosi e la terapia di alcuni tumori.

Per la genesi del cancro sono importanti anche piccole molecole che agiscono sull'espressione dei geni, senza modificare la sequenza del DNA. Fra questi vi sono piccoli frammenti di acidi nucleici detti microRNA (miRNA) e le cosiddette modificazioni epigenetiche, come la metilazione del DNA, che possono limitare l’accesso ai geni, la loro trascrizione e traduzione. Le modificazioni epigenetiche in particolare sembrano essere influenzate dall'invecchiamento e dagli stili di vita. Dallo studio di questi e altri meccanismi stanno emergendo nuovi approcci per la diagnosi precoce, la prognosi e la terapia di alcuni tumori.

Leggi anche

I fattori di rischio

Non esiste quasi mai, tranne in rare forme ereditarie, un’unica causa che possa spiegare l’insorgenza di un tumore. Al suo sviluppo concorrono molti fattori diversi. Alcuni di essi non sono modificabili, come i geni ereditati dai propri genitori o l’età, mentre su altri si può intervenire per ridurre il rischio di andare incontro alla malattia.

Età

L’invecchiamento è il più importante fattore di rischio per il cancro: la maggior parte dei tumori, infatti, si sviluppa in tarda età. È anche per l’aumento dell’età media della popolazione che nell’ultimo secolo il numero di persone che hanno sviluppato un tumore è andato aumentando. Comunque, diverse forme di cancro si possono presentare, con frequenza variabile, a qualunque età.

Fattori ereditari e genetici

Nella maggior parte dei casi, quando si tratta di tumori, non si parla di ereditarietà, bensì di familiarità, ovvero: con i geni non si trasmette la malattia, ma solo una maggiore predisposizione a svilupparla. Se quindi ci sono stati diversi casi di cancro in famiglia, non significa che tutti i membri prima o poi si ammaleranno, ma solo che occorre prestare maggiore attenzione a seguire stili di vita salutari e sottoporsi con regolarità ai controlli suggeriti dal proprio medico. È possibile, infatti, ereditare un gene mutato che rende soprattutto alcuni tipi di cellule più suscettibili alla malattia, ma perché il tumore possa cominciare a svilupparsi e crescere è in genere necessario che si aggiungano altri fattori.

L’opportunità di sottoporsi a un test genetico deve essere valutata in base al quadro familiare: quali e quanti tipi di tumore si sono verificati, se dello stesso tipo, se in età precoce, se nello stesso ramo della famiglia, eccetera. Se per esempio nello stesso lato della famiglia si sono registrati diversi casi di tumore dell’ovaio o del seno, soprattutto in età giovanile, il medico può valutare l’opportunità di eseguire un test per verificare la presenza di mutazioni dei geni BRCA, che predispongono al tumore del seno, dell’ovaio e della prostata.

Un risultato positivo al test può suggerire, sempre in accordo con il medico, di anticipare l’età a cui cominciare i controlli di screening per il tumore del seno ed effettuare gli eventuali percorsi terapeutici più appropriati al caso.

In caso di esito negativo, non è escluso che una persona possa comunque ammalarsi di un tumore di tipo sporadico e non familiare. Quindi un esito rassicurante non deve indurre a prestare meno attenzione a una vita sana e ai controlli prescritti.

Allo stesso modo, devono sottoporsi a controlli più frequenti i portatori di poliposi adenomatosa familiare, che più facilmente vanno incontro a tumori dell’intestino.

Stili di vita

Così come la familiarità, anche le abitudini della vita quotidiana non causano direttamente il cancro, ma possono aumentare le probabilità di svilupparlo: per questo sono detti fattori di rischio.

Di seguito approfondiamo i comportamenti e le abitudini che influiscono maggiormente sul rischio di sviluppare un tumore.

Fumo

Il più importante e riconosciuto fattore di rischio è senza ombra di dubbio il fumo di tabacco. Secondo l’Istituto superiore di sanità (ISS) e il Ministero della salute, al tabagismo si possono attribuire circa 93.000 morti ogni anno, di cui circa 43.000 decessi per cancro.

Fumare aumenta il rischio di almeno 12 tipi di tumore. In particolare, il fumo è responsabile di circa l’85-90 per cento dei casi di tumore al polmone, una forma di cancro che altrimenti sarebbe molto rara. Inoltre, l’International Agency for Research on Cancer (IARC), l’agenzia dell’Organizzazione mondiale della sanità per la ricerca sul cancro, ha stimato che oltre il 50 per cento dei casi di tumori della laringe, della cavità orale, dell’esofago, della vescica e dei reni sono attribuibili al fumo (non solo di sigaretta per quanto riguarda i tumori del cavo orale e delle alte vie respiratorie). Sempre più spesso il tabagismo risulta implicato nella genesi di parte di altri tumori comuni, da quello del seno a quello del colon, dal tumore del pancreas a quello dello stomaco. I fumatori possono inoltre presentare un rischio più elevato di leucemia mieloide acuta. È molto importante sia il numero di sigarette che si fumano, sia per quanto tempo si protrae l’abitudine, anche se non esiste un rischio zero perché ogni sigaretta è potenzialmente cancerogena.

Il fumo contribuisce allo sviluppo del cancro con almeno questi meccanismi noti: da un lato causa mutazioni genetiche che innescano la formazione del tumore; dall’altro favorisce lo sviluppo del tumore una volta che questo è presente. Inoltre, il fumo causa infiammazione cronica e tende a sopprimere le risposte del sistema immunitario.

Si tratta di danni che è possibile evitare rinunciando alle sigarette. Una sfida difficile, ma non impossibile. Per chi ha già cominciato a fumare, smettere offre benefici fin da subito, che con il passare degli anni diventano sempre più importanti. Entro 15 anni, per esempio, la probabilità di ammalarsi di cancro al polmone ritornano simili a quelle di una persona che non ha mai fumato. Non solo: diminuisce anche il rischio di tumori della bocca, della laringe, dell’esofago, della vescica, dei reni e del pancreas.

Anche per coloro che hanno già avuto un tumore smettere di fumare è positivo: aumenta le possibilità di successo delle cure e riducono le probabilità che la malattia si ripresenti.

È possibile smettere di fumare da soli ma, se non ci si riesce, il sostegno del proprio medico o quello di ambulatori specializzati può essere utilissimo, anche tramite trattamenti sostitutivi alla nicotina o farmaci che aiutino a superare le prime fasi più difficili. L’Istituto superiore di sanità mette inoltre a disposizione servizi accessibili e gratuiti per chi desidera smettere di fumare, come per esempio il Telefono verde contro il fumo e il sito smettodifumare.iss.it.

Sole e raggi ultravioletti

I raggi del sole hanno un effetto benefico sull’organismo, il quale ne ha bisogno, tra l’altro, per produrre la vitamina D, una sostanza indispensabile non solo per la salute delle ossa ma per il benessere di tutto l’organismo. Occorre però fare attenzione. Infatti, l’esposizione eccessiva, soprattutto nelle ore centrali della giornata, danneggia la pelle ed espone al rischio di sviluppare diversi tipi di tumore. Le scottature in particolare, soprattutto nei bambini, sembrano aumentare il rischio di melanoma. Inoltre, gli esperti mettono in guardia anche dall’uso di lampade e lettini solari. Per questo su di essi alcuni Paesi, tra cui l’Italia, hanno imposto norme restrittive, soprattutto per i più giovani.

Alcol

Anche le bevande alcoliche possono provocare il cancro, come ha dimostrato un gruppo di ricercatori internazionali che, per conto della IARC, ha analizzato gli effetti dell’alcol su 27 parti del corpo. È lungo l’elenco dei tumori il cui rischio può aumentare se si eccede con il consumo di alcolici. Tra questi spiccano tumore della bocca, dell’esofago, di laringe e faringe, del fegato, del colon e del seno. Infatti, ogni goccia di alcol è potenzialmente cancerogena, a causa dei diversi effetti tossici che può avere.

In Europa è stato stimato che più di un tumore su 30 tra le donne e addirittura più di un tumore su 10 tra gli uomini sono da attribuire proprio al consumo di alcol. Il dato emerge dal confronto tra i risultati di un ampio studio, lo European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC), al cui sostegno ha partecipato anche AIRC, e quelli provenienti dai Registri tumori di 8 Paesi europei (Francia, Italia, Spagna, Regno Unito, Olanda, Grecia, Germania e Danimarca).

Benché lo studio punti il dito soprattutto sull’abuso di alcol, non assolve del tutto nemmeno il consumo moderato: nei maschi il 10-15 per cento dei tumori dovuti all’alcol si verifica in bevitori moderati, mentre nelle donne la percentuale sale al 20 per cento per il tumore della mammella.

L’alcol svolge la sua azione cancerogena in diversi modi: può danneggiare alcuni tessuti o organi (come quelli della bocca o del fegato) e se, durante il tentativo di riparazione, si verificano errori, alcune cellule possono diventare tumorali. L’alcol, inoltre, nel tentativo dell’organismo di smaltirlo viene trasformato in acetaldeide, una molecola che ha un potenziale effetto cancerogeno.

L’alcol può anche indurre un aumento nella produzione di ormoni come gli estrogeni, anch’essi responsabili di un aumento del rischio di sviluppo o di progressione di alcune forme di cancro. Infine, può interagire con altri composti dannosi come il fumo, potenziandone gli effetti nocivi o riducendo la capacità protettiva di alcuni nutrienti.

Nessuna bevanda alcolica è sicura. Il fattore determinante, infatti, non è il tipo di bevanda, ma la quantità di alcol in essa contenuto.

L’alimentazione

Oltre a quel che si versa nel bicchiere, anche come si riempie il piatto può aumentare o ridurre il rischio di cancro. Bisogna però guardarsi dai risultati di ogni singolo studio che di volta in volta punta il dito sull’uno o sull’altro alimento, indicandolo come fattore di rischio o di protezione per una particolare forma della malattia. Soprattutto, non bisognerebbe mai cambiare le proprie abitudini solo in base al titolo, potenzialmente fuorviante, di un articolo.

Le ricerche epidemiologiche in questo campo ottengono dati perlopiù confrontando la frequenza di alcuni tumori in una popolazione. Altri dati vengono da stime su quanto più spesso compare la malattia in ampi gruppi di persone, in base alle risposte fornite a questionari su che cosa hanno mangiato nell’ultimo periodo. È evidente che i risultati soprattutto di questo secondo tipo di ricerche vanno presi con molta cautela, dato che sono basate sulla memoria, che può essere labile e imprecisa.

Detto questo, è accertato che alcune abitudini alimentari non salutari possono favorire la comparsa della malattia in più modi:

  • consumando di alimenti che contengono sostanze potenzialmente cancerogene, come quelle contenute nella carne rossa, soprattutto se lavorata o cotta ad alte temperature;
  • con un’alimentazione povera di cibi che contengono fattori protettivi, come le fibre, le vitamine e i sali minerali presenti soprattutto nella frutta e nella verdura. Nessun integratore ha finora saputo riprodurre gli effetti benefici di tali sostanze con eguale efficacia.

In generale si può dire che una dieta ricca di proteine, grassi animali e sale e povera di fibre, verdura e frutta, è quella che più espone al rischio di ammalarsi di cancro. Sebbene non ci siano prove sufficienti per dire che la scelta di un’alimentazione vegetariana sia da consigliare, sembra ormai accertato che l’assunzione eccessiva e frequente di carne rossa e soprattutto di salumi, salsicce e insaccati aumenti il rischio della malattia.

Ma la qualità dei cibi non è tutto. Anche la quantità ha la sua importanza, soprattutto perché gli eccessi favoriscono l’obesità. La dieta mediterranea è tra le diete più consigliate per il tipo, la qualità e le proporzioni equilibrate di nutrienti che prevede.

Sovrappeso e obesità

Diversi studi hanno dimostrato che il sovrappeso e l’obesità sono strettamente connessi al cancro del colon, del seno, dell’endometrio e della cistifellea. Per esempio, i dati del Nurses’ Health Study, un ampio studio statunitense in cui sono state seguite quasi 250.000 donne dal 1976 alla fine degli anni Ottanta, hanno dimostrato che un incremento di più di 10 chili rispetto al peso che si aveva a 18 anni raddoppia il rischio di ammalarsi di cancro al seno dopo la menopausa. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che il tessuto adiposo periferico è la fonte primaria di estrogeni, un fattore di rischio riconosciuto per questa forma di tumore.

Un’analisi di un gruppo di ricercatori olandesi pubblicata sullo European Journal of Cancer ha stimato che, se in Europa scomparissero obesità e sovrappeso, la frequenza di nuovi casi di cancro al colon scenderebbe del 20 per cento circa.

Sedentarietà

All’obesità, oltre agli eccessi alimentari, contribuisce anche la sedentarietà, che tuttavia può favorire la comparsa di alcuni tumori anche nelle persone di peso nella norma.

Una ricerca condotta in Gran Bretagna nel 2011 ha per esempio calcolato che dal 3 al 4 per cento dei tumori dell’intestino, del seno e dell’utero in quel Paese sono da ricondurre a questa abitudine. Per combatterla è sufficiente un’attività fisica moderata, come andare in bicicletta o camminare di buon passo, per almeno mezz’ora, 5 giorni alla settimana. Il semplice fatto di muoversi di più riduce anche le probabilità di ammalarsi di tumore del seno e dell’endometrio, mentre per altri tipi di cancro l’effetto dell’attività fisica appare meno evidente.

Molti studi hanno dimostrato che aumentando frequenza, intensità o durata della propria attività fisica si può ridurre il rischio di tumore del colon di circa un terzo rispetto a chi non lo fa, indipendentemente dal proprio indice di massa corporea, ma in misura tanto più alta quanto maggiore è l’intensità dello sforzo. Questo comunque va commisurato all’età e alle condizioni personali, concordando col proprio medico o fisioterapista un graduale programma di attività fisica.

Alimentazione e attività fisica agiscono sul rischio di sviluppare un tumore con diversi meccanismi. Per esempio, per quanto riguarda il colon, sia l’apporto di fibre con i cibi, sia l’attività fisica favoriscono la motilità intestinale, evitando che sostanze potenzialmente dannose rimangano a lungo a contatto con la parete dell’intestino. Entrambi questi fattori possono influire anche sul grado di infiammazione dell’intestino stesso, così come a livello di altri organi e tessuti.

Allo sviluppo di un cancro può contribuire anche l’azione di ormoni come l’insulina (e i relativi fattori di crescita insulino-correlati), prodotta in quantità superiore alla norma proprio in risposta ad eccessi alimentari.

Fattori ambientali

Ci sono diversi elementi che possono favorire la comparsa della malattia anche nell’ambiente che ci circonda. Alcuni sono presenti in natura, come certi minerali o agenti infettivi, altri sono prodotti a cui possono essere maggiormente esposte alcune categorie di lavoratori, altri ancora sono agenti fisici come le radiazioni ionizzanti. Ecco i più importanti.

Inquinamento atmosferico

L’inquinamento atmosferico rappresenta una delle principali minacce ambientali per la salute e contribuisce significativamente al rischio di sviluppare il cancro, specialmente quello ai polmoni. Tra le cause vi sono l’esposizione al particolato fine (PM2.5), ovvero le particelle più piccole di 2,5 micrometri (circa come il nucleo di una cellula). Si stima che oltre il 97 per cento della popolazione urbana europea sia esposta a livelli di inquinamento superiori a quelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), con conseguenze dirette sul rischio oncologico.

I risultati di uno studio pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet hanno dimostrato che respirare per molti anni aria inquinata, anche se nei limiti consentiti, aumenta la mortalità, compresa quella dovuta al cancro. Alla ricerca ha partecipato anche Vittorio Krogh, epidemiologo dell’Istituto nazionale tumori di Milano e sostenuto da AIRC, insieme ad altri ricercatori internazionali. Il gruppo di ricerca ha analizzato i dati di 22 studi sull’inquinamento atmosferico che hanno coinvolto in tutto 367.000 persone, seguite in media per 13 anni. L’indagine ha mostrato un aumento della mortalità in chi è più esposto alle polveri sottili ovvero al PM 2.5, anche quando i suoi livelli sono sotto il limite massimo consentito dalla legge. Risultati simili sono emersi in una ricerca i cui risultati sono stati pubblicati nel 2023 sulla rivista Environmental International.

Agenti chimici

Gli studi epidemiologici, che hanno messo in luce una maggiore frequenza di certe forme tumorali in alcune categorie di lavoratori, hanno permesso di scoprire una serie di sostanze cancerogene. Di alcune di queste è stato proibito l’uso, mentre per altre sono state stabilite norme per proteggere chiunque debba venirci in contatto. La legislazione italiana è particolarmente severa al riguardo, per cui, per stare tranquilli, basta seguire con scrupolo le raccomandazioni previste dalle leggi per la sicurezza sul lavoro.

Il benzene, per esempio, contenuto in alcuni solventi e materiali per il lavaggio a secco (ma anche nel fumo di sigaretta), aumenta il rischio di leucemia. Le diossine sono sostanze che si producono nel corso di diversi processi produttivi e tendono ad accumularsi nell’ambiente e negli alimenti. Altre sostanze pericolose sono contenute in alcuni pesticidi usati in agricoltura, mentre con il cloruro di vinile venivano in contatto soprattutto gli addetti all’industria della plastica.

Gli idrocarburi aromatici policiclici, oltre che nel fumo di sigaretta e nei cibi cotti alla griglia, si trovano nei gas di scarico delle auto e nel fumo prodotto dalla combustione del legno nel camino o nelle stufe. Oltre che tumori del polmone, favoriscono lo sviluppo di quelli della pelle e dell’apparato urinario. L’inquinamento può quindi essere anche tra le mura domestiche, e non solo a causa del fumo passivo di sigaretta. Per evitare l’effetto nocivo di queste sostanze è importante ventilare spesso gli ambienti.

La scoperta del ruolo dell’amianto, anche detto asbesto, nella genesi di alcuni tumori dei polmoni e soprattutto quelli della pleura, la sottile membrana che li riveste (mesoteliomi), ha indotto le autorità in Italia a proibirne l’uso. Un tempo era molto diffuso, soprattutto nell’edilizia. Altre sostanze potenzialmente cancerogene sono alcuni metalli, tra cui arsenico, berillio, cadmio, cromo, piombo e nichel.

Agenti fisici

Tutti siamo esposti a una piccola dose di radiazioni ionizzanti, provenienti dai raggi cosmici che penetrano l'atmosfera. Queste radiazioni, tuttavia, rendono conto solo di una piccola quota del rischio di mutazioni del DNA che possono provocare il cancro. Un notevole incremento del rischio si osserva invece nelle persone esposte a dosi elevate, per esempio in seguito a esplosioni nucleari.

La probabilità di sviluppare un tumore in seguito all’esposizione ai raggi X in ambito medico è importante soprattutto nei bambini, più suscettibili. Poiché il rischio tende ad accumularsi con la dose, è bene valutare sempre rischi e benefici di ogni procedura diagnostica o terapeutica che richieda il loro uso.

Un agente radioattivo presente in natura è il radon, diffuso specialmente nelle cantine e nei piani più bassi delle abitazioni, soprattutto in aree montuose. Areare gli ambienti con appositi tubi di sfogo riduce il rischio di esposizione.

Agenti infettivi

Esistono alcune infezioni che aumentano le probabilità di ammalarsi. Per alcune di queste oggi sono disponibili vaccinazioni che riducono la frequenza dei tumori a essa associati. È il caso, per esempio, della vaccinazione contro l’epatite B, obbligatoria in Italia per tutti i nuovi nati a partire dal 1989, mentre sono stati recentemente introdotti farmaci molto efficaci per eradicare il virus dell’epatite C. Si tratta di due infezioni che nel tempo possono portare a cirrosi, una condizione infiammatoria in cui il normale tessuto del fegato è sostituito da tessuto cicatriziale e che predispone alla formazione di tumori del fegato.

Un altro vaccino utile alla prevenzione del cancro è quello contro diversi ceppi di Papillomavirus umano (HPV), la cui infezione molto comune è a trasmissione sessuale e colpisce in genere i genitali. Può essere asintomatica e nella maggior parte delle persone infette non produce conseguenze. Alcuni ceppi di questo virus, tuttavia, favoriscono la comparsa del carcinoma del collo dell’utero, del pene, della vagina, dell’ano, dell’orofaringe o della base della lingua. Dal 2008 il vaccino contro l’HPV è raccomandato a tutte le ragazze a partire dall’undicesimo anno d’età. Dal 2017, con il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 e successivi, la stessa raccomandazione è stata estesa anche ai maschi della stessa età.

Altri virus legati allo sviluppo di tumori sono il virus di Epstein Barr, che generalmente causa la mononucleosi, ma può provocare anche tumori del nasofaringe e in Africa è correlato allo sviluppo del linfoma di Burkitt; l’HIV, che predispone a vari tumori in seguito alla immunosoppressione; e l’Herpesvirus 8, che può favorire lo sviluppo di un sarcoma di Kaposi.

Anche il batterio chiamato Helycobacter pylori è stato ricollegato a un tipo di tumore, quello dello stomaco. Tuttavia, la maggior parte delle persone che ospitano questo microrganismo soffre solo di gastrite o ulcera. In ogni caso, è possibile estirparlo con una terapia antibiotica appositamente prescritta dal medico.

Gli alleati del cancro

Per svilupparsi, un tumore ha bisogno di ossigeno e sostanze nutritive. Per questo produce sostanze capaci di stimolare la formazione di nuovi vasi sanguigni, in termini tecnici angiogenesi, che vadano a irrorare il nuovo tessuto in crescita.

Oltre che dai vasi sanguigni, il tumore in crescita riesce a ottenere l’aiuto di altre componenti del proprio microambiente, cioè del sito in cui si sviluppa. Una condizione di infiammazione cronica, per esempio, induce la produzione di sostanze che lo favoriscono. Ormoni come l’insulina, se presente oltre il dovuto in seguito per esempio a eccessi alimentari, ne stimolano la crescita. Entrambe queste circostanze sono favorite da stili di vita poco salutari.

L’infiammazione, in particolare, è ormai considerata dagli esperti uno dei fattori più rilevanti, dato che è implicata sia in comportamenti nocivi per la salute (come alimentazione poco equilibrata, sedentarietà e fumo), sia nelle più comuni malattie croniche. Tra queste, non solo il cancro, ma anche il diabete, le malattie cardiovascolari e probabilmente anche alcune forme di demenza come la malattia di Alzheimer.

Un ruolo fondamentale è poi svolto dal sistema immunitario. Talvolta può essere un calo delle difese a facilitare la comparsa della malattia, ma spesso sono proprio le cellule che dovrebbero difendere l’organismo a essere in un certo senso reclutate come complici dalle cellule tumorali a proteggere la massa tumorale in crescita.

Conclusioni

È vero che il cancro ha molte cause, che in ogni persona concorrono tra loro, insieme ad altrettanti fattori protettivi, a determinare il rischio individuale di ammalarsi. È vero anche che la maggior parte di questi fattori sono modificabili: quasi un terzo delle morti per cancro si potrebbero evitare solo abolendo l'uso di tutti i prodotti a base di tabacco, e con una dieta equilibrata, accompagnata da una regolare attività fisica, molte altre vite potrebbero essere salvate.

Conclusioni

È vero che il cancro ha molte cause, che in ogni persona concorrono a determinare il rischio individuale di ammalarsi, bilanciate da altrettanti fattori protettivi. È vero anche che la maggior parte di questi fattori sono modificabili: quasi un terzo delle morti per cancro potrebbe essere risparmiato solo abolendo l’uso di tutti i prodotti a base di tabacco, e oltre il 40 per cento dei casi di tumore si potrebbe evitare seguendo tutte le abitudini più sane ed evitando le esposizioni ambientali e professionali.

Autore originale Agenzia Zadig

Revisione di Sofia Corradin in data 26/11/2024

  • Agenzia Zadig