Non è mai semplice dimostrare che un certo stile di vita apporta davvero dei benefici tangibili in termini di prevenzione delle malattie, perché i fattori confondenti possono essere molti. L’esercizio fisico non fa eccezione. Eppure diversi studi epidemiologici sono riusciti a fornire una prova della sua utilità contro specifici tumori.
Prima di entrare nel merito dei tipi di tumore per cui l’attività fisica è dimostrata essere particolarmente utile, è bene comprendere in che modo essa aiuta in generale a prevenire il cancro.
I ricercatori hanno capito in che modo l’attività fisica agisce su alcuni meccanismi essenziali dell’organismo, come il metabolismo energetico e ormonale, l’infiammazione, il sistema immunitario.
Muoversi aiuta a restare in forma, a mantenere giovane l’apparato muscolo-scheletrico e circolatorio e a perdere peso. Per questo non ci sarebbe bisogno di guardare agli studi scientifici: basta l’esperienza personale. Lo sport e il movimento hanno però altre virtù nascoste, che oggi i ricercatori sono in grado di studiare nel dettaglio e che spiegano anche gli effetti preventivi contro le malattie cardiovascolari e il cancro.
Innanzitutto è bene distinguere tra due tipi di attività fisica: quella aerobica (che si attiva dopo circa 3-4 minuti di sforzo intenso e si stabilizza dopo 20), in cui il tessuto muscolare utilizza ossigeno per sintetizzare l’ATP, la molecola che fornisce energia a molti processi fisiologici; e quella anaerobica, in cui la sintesi di ATP avviene in assenza di ossigeno.
Con l’esercizio anaerobico i muscoli si allenano e si rafforzano, ma non c’è accelerazione del battito cardiaco. È quindi meno efficace per la prevenzione delle malattie, in particolare di quelle cardiovascolari.
L’attività aerobica regolare aiuta invece a ridurre l’indice di massa corporea e quindi, in modo indiretto, a prevenire i tumori legati al sovrappeso e all’obesità. L’aumento del flusso di sangue ossigena i tessuti, facilitando anche la distribuzione capillare di sostanze antinfiammatorie naturali. L’infiammazione, specie se cronica, favorisce la comparsa di mutazioni nelle cellule e di conseguenza la trasformazione del tessuto sano in tumorale. Sempre un flusso di sangue adeguato permette anche di eliminare le sostanze tossiche accumulate con maggiore efficienza. Questo processo avviene anche nei polmoni, gli organi riccamente vascolarizzati la cui funzione è proprio l’ossigenazione del sangue e l’eliminazione dei gas di scarto, come l’anidride carbonica.
Muoversi accelera il transito intestinale. Più lungo è il tempo in cui le sostanze di scarto dell’alimentazione rimangono in contatto con le mucose di stomaco e intestino e più alto è il rischio che eventuali composti tossici o mutageni danneggino le cellule. L’accelerazione del tempo di transito del cibo nell’apparato gastroenterico è considerata una delle principali ragioni per cui il movimento previene il cancro del colon.
Una pratica sportiva costante e moderatamente intensa riduce, invece, la concentrazione di alcuni ormoni (tra i quali gli estrogeni) a cui sono sensibili tumori come quelli dell’utero e del seno. Inoltre lo sport aumenta la sensibilità dei tessuti all’insulina e ne diminuisce il rilascio nel sangue, favorendo l’utilizzo immediato degli zuccheri. L’insulina, pur essendo un ormone essenziale per l’organismo, se presente in concentrazione troppo elevata nel circolo sanguigno, stimola in modo eccessivo l’infiammazione e facilita la crescita dei tumori. È proprio per questo che, quando si parla di prevenzione tramite l’alimentazione, si suggerisce sempre il consumo di alimenti a basso indice glicemico, cioè quelli che aumentano più lentamente il livello di insulina nel sangue.
Infine l’attività fisica stimola il sistema immunitario, regolando il numero e l’attività di alcune cellule essenziali, fra cui i macrofagi e i linfociti “natural killer”, implicati nel cancro.
Gli effetti dell’attività fisica sul cancro del colon sono quelli più studiati. Disponiamo di numerosi studi specifici di buona qualità che dimostrano una riduzione del rischio di ammalarsi, proporzionale all’intensità, durata o frequenza della pratica sportiva. Alcuni studi stimano che le persone attive abbiano un rischio di sviluppare questo tipo di tumore inferiore del 30-40 per cento rispetto alle persone sedentarie. I benefici massimi si ottengono con 30-60 minuti di attività fisica intensa al giorno (come una corsa ad andatura sostenuta). Anche un impegno minore apporterà benefici in proporzione, purché sia svolto in maniera continuativa. L’effetto protettivo è dimostrato con certezza per il tumore del colon, mentre mancano ancora prove altrettanto inequivocabili per quanto riguarda il tumore del retto. Muoversi riduce la massa corporea, e l’obesità è un fattore di rischio importante per questo tipo di tumore. Anche il tempo di contatto tra le sostanze di scarto e la parete intestinale muovendosi diminuisce, riducendo quindi gli effetti tossici e infiammatori.
E il cancro del seno? Anche in questo caso disponiamo di studi eseguiti in tutto il mondo e i risultati sono piuttosto chiari: un’attività fisica frequente e di intensità anche moderata riduce il rischio di sviluppare questo tipo di tumore. Alcune ricerche hanno verificato cosa accade alle donne che dopo la menopausa, nel momento di maggior rischio di ammalarsi, iniziano ad allenarsi. Anche in questo caso i risultati dicono che vi è un beneficio in termini di riduzione del rischio, se confrontato con quello delle donne che restano sedentarie. In generale una mezz’ora di attività intensa giornaliera (come per esempio mezz’ora di corsa) sembra sufficiente ad attivare i meccanismi protettivi.
Gli studi sul cancro dell’endometrio, sebbene meno numerosi, dimostrano anch’essi una potenziale riduzione del rischio relativo di ammalarsi di questo tumore del 20-40 per cento, proporzionale all’intensità e frequenza dell’impegno fisico. L’effetto è dovuto alla riduzione del peso e alla conseguente diminuzione degli ormoni femminili in circolo. Questi benefici sono validi per le persone di tutte le età.
Alcune ricerche si sono concentrate sul cancro del polmone. In questo caso sembra che l’attività sportiva riduca del 20 per cento circa il rischio di ammalarsi, ma non è in grado di contrastare gli effetti negativi del fumo, specialmente nelle donne.
Infine vi sono numerosi studi sul cancro della prostata che non sono però ancora riusciti a dimostrare una riduzione significativa del rischio di ammalarsi. I ricercatori ipotizzano che l’attività fisica possa effettivamente avere effetti positivi, visto che questo tipo di cancro è sensibile agli ormoni, che vengono ridotti dalla pratica sportiva. Tuttavia, quello della prostata è un tumore eterogeneo e probabilmente per questa ragione la ricerca non è ancora giunta a risultati definitivi sul ruolo protettivo dell’attività fisica.
Per molti altri tipi di tumori, la ricerca sta ancora indagando per capire se l’attività fisica possa contribuire a evitarli.
Antonino Michienzi
Articolo pubblicato il:
17 febbraio 2022