Cancro: la prevenzione

La prevenzione è la migliore arma per ridurre il rischio di cancro ed è alla portata di chiunque ogni giorno. Sono diversi i modi per farla diventare un’abitudine: non fumare, o smettere al più presto, seguire un’alimentazione varia ed equilibrata, praticare sport e sottoporsi periodicamente a controlli medici.

La prevenzione è lo strumento più utile a evitare per quanto possibile un cancro o a diagnosticarlo quando è precoce e più curabile. Una prevenzione efficace parte dalla conoscenza: sapere se e come è possibile ridurre le probabilità di sviluppare un tumore è il primo passo per mantenersi in salute. Occorre però tenere sempre presente che il rischio è sempre individuale ed è dovuto alla combinazione di diversi fattori, genetici, ambientali, comportamentali e casuali.

Lavorando sui fattori prevenibili, come non fumare e svolgere attività fisica, si potrebbero evitare fino al 40 per cento circa delle diagnosi di tumore e fino al 50 per cento delle morti per cancro. Gli epidemiologi Carlo La Vecchia ed Eva Negri hanno stimato che dal 1989 a oggi nell’Unione europea si sono evitate quasi 6 milioni di morti per cancro, grazie a una maggiore adesione a comportamenti salutari, alla partecipazione alle campagne di screening e ai progressi delle terapie. I dati sono stati pubblicati a marzo 2003 sulla rivista Annals of Oncology.

Sono tre i tipi di prevenzione accessibili a tutti:

  • primaria, per evitare per quanto possibile l’insorgere della malattia;
  • secondaria, per la diagnosi precoce di una malattia già in corso;
  • terziaria, per ridurre la probabilità di recidive.

Prevenzione primaria

Sono di due tipi i fattori di rischio per l’insorgenza del cancro: quelli non modificabili, come il sesso, un particolare assetto genetico e l’età, e quelli modificabili, legati per esempio ai comportamenti.
Scopo della prevenzione primaria è ridurre l’incidenza del cancro, ossia il numero di nuovi casi, tenendo sotto controllo i fattori di rischio modificabili e aumentando la resistenza individuale a tali fattori. In altre parole si tratta di ridurre la probabilità che compaia un tumore.

I consigli di prevenzione rivolti a tutta la popolazione, in qualunque fascia di età sono:

Le vaccinazioni sono invece azioni di prevenzione primaria rivolte a specifiche fasce di età, somministrate gratuitamente dal Sistema sanitario nazionale.

  • Il vaccino contro il virus dell’epatite B viene somministrato in Italia ai neonati. Serve a ridurre le probabilità di infezione con questo tipo di virus e l’insorgenza del tumore al fegato a esso associato.
  • Il vaccino contro il Papilloma virus umano (HPV) è consigliato a ragazzi e ragazze di 11 e 12 anni. Serve a prevenire il 90 per cento circa dei tumori legati ai ceppi più oncogenici di questo virus, proteggendo innanzitutto dal cancro alla cervice uterina, ma anche dal rischio dei tumori testa-collo, pene, vulva, vagina e oro-faringei.

Per le persone che per storia familiare possono essere portatrici di geni (es. BRCA 1 e 2) che predispongono ad alcuni tipi di cancro è consigliato valutare con il proprio medico la possibilità di svolgere specifici test genetici. In caso di esito positivo, il medico potrà suggerire esami di prevenzione e sorveglianza o operazioni chirurgiche, come per esempio la mastectomia o l’asportazione delle ovaie per ridurre il rischio dei rispettivi tumori. Coloro che hanno particolari abitudini e comportamenti, come i fumatori o i forti bevitori, sono considerate persone ad alto rischio e necessitano di prestare particolare attenzione ai controlli e agli esami per la diagnosi precoce.

Prevenzione secondaria

Lo scopo della prevenzione secondaria è individuare lesioni precancerose oppure il tumore in uno stadio molto precoce, in modo da trattarlo in modo più efficace e ottenere di conseguenza un maggior numero di guarigioni e una riduzione del tasso di mortalità. La prevenzione secondaria coincide quindi con le misure che permettono una diagnosi precoce e idealmente interviene nel periodo tra l'insorgenza biologica della malattia e la manifestazione dei primi sintomi.

Nel 1968 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha stabilito criteri universali in base ai quali una malattia che interessa un’ampia fascia della popolazione è idonea a essere sottoposta a screening preventivi. A titolo di esempio alcuni di questi criteri sono:

  • la malattia deve essere un importante problema di salute sia per l’individuo, sia per la popolazione;
  • deve esistere un trattamento validato in grado di curare la malattia diagnosticata;
  • deve essere riconoscibile a uno stadio latente o ai primi sintomi della malattia;
  • lo screening deve essere accettabile per la popolazione.

In linea con questi principi, in Italia le campagne nazionali di screening comprendono gli esami per la prevenzione del tumore alla cervice uterina, al seno e al colon-retto.

Tumore della cervice uterina

Gli esami di screening sono il Pap test e il test dell’HPV DNA, anche detto HPV test. Sono entrambi gratuiti e si effettuano con il prelievo indolore di un campione di cellule del collo dell’utero.

L’attività di screening è raccomandata dai 25 fino ai 65 anni di età. Infatti le donne giovani sono soggette a frequenti infezioni da Papillomavirus che, però, solitamente regrediscono in modo spontaneo. Oltre i 65 anni invece il rischio di sviluppare un tumore del collo dell’utero si abbassa considerevolmente.

  • Per le donne tra i 25 e i 29 anni il test di riferimento è il Pap test da effettuare ogni 3 anni.
  • Tra i 30 e i 65 anni si effettua il test dell’HPV DNA da ripetere ogni 5 anni.

Tumore al seno

Con la mammografia si può visualizzare precocemente la presenza di noduli non ancora palpabili che possono essere dovuti alla presenza di un tumore al seno. I programmi di screening sono gratuiti e richiedono di effettuare due proiezioni radiografiche, dall’alto e laterale. I risultati vengono valutati separatamente da due radiologi per garantire una maggiore affidabilità della diagnosi.

  • La mammografia si rivolge alle donne tra i 50 e i 69 anni da ripetere ogni 2 anni. In alcune Regioni si sta verificando l’efficacia di questo esame anche nelle donne tra i 45 e i 74 anni.

Partecipando allo screening in questa fascia di età e con questa frequenza si può ridurre del 40 per cento circa il rischio di mortalità per tumore mammario nella popolazione.

Tumore al colon-retto

La ricerca del sangue occulto nelle feci (SOF) e la rettosigmoidoscopia sono i due test di screening attualmente in uso per la prevenzione secondaria del tumore al colon-retto. Questa neoplasia origina quasi sempre da polipi adenomatosi, tumori benigni, che si possono trasformare in forme maligne nel giro di 7-15 anni. In questa finestra temporale lo screening consente di identificare ed eliminare i polipi prima che acquistino caratteristiche pericolose.

  • La ricerca del sangue occulto nelle feci è consigliata nelle persone tra i 50 e i 69 anni da ripetere ogni 2 anni. Questo test permette di ritrovare delle tracce di sangue ricollegabili al sanguinamento di un polipo. Nel caso l’esito sia positivo, si deve confermare il sospetto diagnostico con la colonscopia.
  • La rettosigmoidoscopia viene effettuata tra i 58 e i 60 anni, una sola volta nella vita. Questo esame esplora la zona più bassa dell’intestino, dove si sviluppano il 70 per cento circa dei tumori al colon-retto. Se risulta negativa non deve essere ripetuta, perché si stima che occorrano circa 10 anni prima che una lesione si sviluppi e possa dare origine a un eventuale tumore.

Prevenzione terziaria

Per prevenzione terziaria si intende la diminuzione del rischio di recidive, anche chiamate ricadute, e delle eventuali metastasi, dopo che un cancro è stato curato, per esempio, con chirurgia, radioterapia, chemioterapia e immunoterapia.

Gli strumenti della prevenzione terziaria sono le terapie adiuvanti e la diagnosi precoce delle recidive.

Terapie adiuvanti

Possono includere la chemioterapia, la radioterapia e i trattamenti ormonali, a seconda dei pazienti e del tipo di tumore. Servono a prolungare gli intervalli di tempo liberi da malattia, aumentando la sopravvivenza.

Diagnosi precoce delle recidive

La diagnosi precoce delle recidive avviene attraverso:

  • semplici prelievi di sangue per il rilevamento di marcatori tumorali (per esempio il CA-125 per il tumore ovarico e il PSA per quello alla prostata). Questi esami sono effettuati a intervalli di tempo più ravvicinati nel periodo immediatamente successivo al trattamento del tumore primario. Nel tempo diventano sempre meno frequenti se non rivelano variazioni significative. Se invece i livelli dei marcatori aumentano, il medico potrà suggerire come intervenire.
  • altri esami specifici a seconda del tipo di tumore, come la tomografia computerizzata (TC), la radiografia, la colonscopia o l’ecografia.
  • Redazione

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  • Articolo pubblicato il:

    28 aprile 2023