Il cambiamento climatico incide sull’aumento dei tumori della pelle

Ultimo aggiornamento: 16 giugno 2025

Il cambiamento climatico incide sull’aumento dei tumori della pelle

I tumori cutanei diversi dal melanoma sono in aumento anche a causa della crisi climatica.

Ogni anno è più caldo del precedente e ogni anno aumentano i casi di tumori cutanei non-melanoma. In effetti, recenti evidenze hanno suggerito un ruolo importante del cambiamento climatico sull’aumento globale dei tumori della pelle.

Secondo il più recente Global Burden of Disease (GBD), un ampio e autorevole studio sulla diffusione globale delle malattie, l’incidenza e la prevalenza dei tumori della pelle non-melanoma sono aumentate costantemente tra il 1990 e il 2021, anche tra persone giovani o con fototipi a basso rischio. Il rapporto ha anche confermato i due principali tumori della pelle non-melanoma, il carcinoma basocellulare (BCC) e il carcinoma spinocellulare (SCC), al primo posto tra i tumori più diagnosticati al mondo.

Uno dei fattori che contribuiscono a quest’aumento è il cambiamento climatico. In primo luogo, perché a causa di questo fenomeno siamo più esposti ai raggi solari, che sono i principali responsabili dei tumori cutanei. Infatti, il sole emette raggi ultravioletti (UV), radiazioni luminose capaci di danneggiare le cellule e aumentare così il rischio di cancro. Inoltre, l’aumento della temperatura media globale incide negativamente sul rischio di avere una diagnosi di tumore della pelle non-melanoma nel corso della vita perché influenza i comportamenti umani e lo stato socioeconomico della popolazione.

Come sta cambiando l’esposizione ai raggi solari

I dati del programma Copernicus dell’Agenzia spaziale europea (ESA) per il monitoraggio della salute del nostro pianeta rivelano che gli ultimi decenni hanno visto un costante aumento della temperatura media globale, fino a superare di 1,6 °C i livelli preindustriali nel 2024, l’anno più caldo mai registrato. Questo fenomeno sta modificando i comportamenti che influenzano la nostra esposizione ai raggi ultravioletti (UV). Infatti, temperature più elevate inducono a trascorrere più tempo all’aperto e a ridurre l’uso di indumenti protettivi, aumentando l’esposizione cumulativa ai raggi solari. Inoltre, le ondate di calore sempre più frequenti e anticipate nella stagione estiva stanno estendendo il tempo di esposizione al sole ben oltre quello tradizionalmente considerato più a rischio.

Ma non sono solo queste variazioni comportamentali a influire su una maggiore esposizione ai raggi UV. L’assottigliamento dello strato di ozono atmosferico, un filtro naturale contro i raggi UV, ci rende più vulnerabili. Inoltre, i danni cutanei associati alle radiazioni UV sono influenzati dalle temperature ambientali. Temperature più elevate provocano maggiori danni a parità di dose di raggi UV. Secondo alcune stime, un aumento della temperatura di 2 °C potrebbe provocare un aumento annuale del 10% dell’incidenza del cancro della pelle.

La maggiore esposizione ai raggi UV incide più pesantemente sul rischio di tumori della pelle non-melanoma che sul melanoma cutaneo perché sono tumori strettamente legati all’esposizione cronica o intensa ai raggi solari. Infatti, le aree in cui si sviluppano più di frequente sono proprio quelle più esposte al sole, come viso, collo, orecchie e dorso delle mani. Nonostante si tratti di tumori che in genere sono meno aggressivi rispetto al melanoma, probabilmente la loro mortalità è sottostimata, dato che la maggior parte dei rapporti nazionali, come per esempio il rapporto annuale “I numeri del cancro in Italia”, non la studiano. È bene, quindi, non sottovalutare la loro portata sulla salute globale.

Il cambiamento climatico non colpisce tutte le persone allo stesso modo

Ai fattori sopradescritti si aggiunge una variabile spesso trascurata, ma fondamentale: lo stato socioeconomico. Il cambiamento climatico non colpisce tutti allo stesso modo e chi vive in condizioni socioeconomiche svantaggiate rischia di più. Persone con redditi più bassi, che vivono in abitazioni inadatte a proteggere dal caldo intenso o che svolgono lavori all’aperto (come agricoltori, operai edili e pescatori) sono esposte più a lungo e più intensamente alla luce solare, e al contempo spesso hanno un accesso limitato a strumenti di prevenzione o di diagnosi precoce come creme solari, visite dermatologiche regolari o campagne di screening.

Così, la crisi climatica contribuisce indirettamente, ma in modo significativo, all’aumento dei casi di tumori cutanei non-melanoma. E diversi studi mostrano che esiste una correlazione tra basso reddito e incidenza di tumori della pelle in stadio avanzato. Infatti, a causa della minore possibilità di accesso agli screening e alle cure, i tumori cutanei vengono spesso diagnosticati solo quando sono già evoluti e sono più difficili da trattare.

Il riscaldamento globale, quindi, non solo aumenta l’esposizione complessiva ai fattori di rischio ambientali, ma aggrava anche le disuguaglianze sanitarie esistenti.

Referenze

  • Sofia Corradin

    Divulgatrice scientifica e medical writer freelance, scrive di medicina e ricerca clinica per testate giornalistiche indirizzate a medici e personale sanitario. Cura il progetto di divulgazione social @lamedicinageniale