Come proteggersi dai raggi nocivi

Ultimo aggiornamento: 12 giugno 2024

Tempo di lettura: 7 minuti

Questione di pelle

Per evitare le scottature ognuno deve trovare la propria misura nei tempi e nei modi di esposizione al sole. La pelle arrossata e dolente (oltre a rovinare le vacanze!) segnala un danno che non è solo immediato, ma può avere conseguenze rilevanti a distanza di tempo, facilitando, per esempio, l’insorgenza di un melanoma.

Anche in chi non si scotta facilmente una prolungata esposizione al sole promuove comunque un invecchiamento precoce della pelle e un aumento del rischio di sviluppare altri tipi di tumore della pelle, come quelli a cellule squamose e basali.

E tu, che fototipo sei?

Ognuno, a seconda delle caratteristiche individuali, deve proteggersi in maniera diversa dal sole, per evitare di scottarsi e provocare danni alla pelle. I raggi solari, infatti, possono favorire l’insorgenza di tumori cutanei.

La pelle può avere mille sfumature di colore, da cui dipende il grado di protezione naturale dai raggi del sole: in genere, quanto più la pelle è scura, tanto più è in grado di tollerare l’esposizione al sole.

Il tipo di pelle è spesso associato al colore degli occhi e dei capelli. Questi due elementi non devono però trarre in inganno, perché molte persone, pur avendo occhi e capelli scuri, hanno una pelle molto chiara e sensibile. Viceversa, altri sono biondi naturali, ma con le dovute cautele si possono abbronzare anche intensamente.

Per trovare la propria personale misura di esposizione al sole conviene quindi cercare, tra le caratteristiche della pelle descritte qui sotto e classificate in modo schematico in diversi fototipi, quelle che più si adattano alle proprie caratteristiche individuali. Si tratta di una classificazione approssimativa, che non rappresenta le ben più numerose sfumature dei tipi di pelle umana. È però utile per ricavare indicazioni di massima su quale sia il comportamento meno rischioso da tenere quando ci si espone al sole.

Tipo I

Si scotta molto facilmente, di solito senza abbronzarsi. Spesso, ma non necessariamente, ha efelidi, capelli biondi o rossi, e occhi chiari.

Tipo II

Si scotta facilmente e si abbronza poco. Tende ad avere capelli chiari.

Tipo III

Si può scottare, ma poi di solito si abbronza.

Tipo IV

Raramente si scotta e si abbronza facilmente. Tende ad avere capelli e occhi scuri.

Tipo V

Ha la pelle naturalmente scura, anche quando non si espone al sole. Occhi e capelli sono di solito marroni o neri.

Tipo VI

Ha la pelle naturalmente scura o decisamente nera, anche quando non si espone al sole. Occhi e capelli sono di solito scuri o neri.

A ciascuno la propria crema

Ogni anno decidere il fattore di protezione adatto a sé può sembrare un rebus.

La Food and Drug Administration (FDA) statunitense consiglia un fattore di protezione di base che sia almeno 15, calibrando la scelta sulle caratteristiche della pelle: se è chiara, è necessaria una protezione più alta, da 30 a 50. Alla luce delle evidenze che continuano ad accumularsi sui rischi delle radiazioni solari, tuttavia, le indicazioni più recenti delle principali società scientifiche hanno alzato il valore ottimale dello schermo protettivo, consigliando una crema di fattore 30 o superiore, sempre con protezione ad ampio spettro, cioè sia contro i raggi UV-B sia contro quelli UV-A.

Come avverte la Skin Cancer Foundation, una fondazione statunitense dedicata al tema, non dovrebbe mai mancare un supplemento di attenzione anche quando si fa attività allaperto per un periodo prolungato.

Dopo le prime esposizioni al sole i fototipi più scuri possono poi gradualmente ridurre il grado di protezione, mentre quelli più chiari devono tenere più alta la guardia. Per tutti comunque è consigliabile continuare ad applicare la crema anche quando la conquista di una bella abbronzatura riduce il rischio di scottature da parte dei raggi UV-B. Infatti, restano sempre gli altri danni alla pelle, tra cui l’effetto della secchezza, l’invecchiamento precoce e il potenziale rischio di tumori innescati dalle radiazioni UV-A.

Nella scelta dei prodotti da usare bisognerà optare per quelli ad ampio spettro. Da non dimenticare, poi, che anche le creme solari hanno una data di scadenza, riportata sulle confezioni. Infatti, se il prodotto è scaduto i filtri solari non sono più in grado di proteggerci correttamente, e quindi la nostra pelle è esposta al rischio di danni.

In genere sulle creme solari possono essere indicati 3 tipi di “scadenze”:

  • La prima si riferisce al prodotto non aperto ed è espressa con una data.
  • La seconda si riferisce alla durata del prodotto dopo l’apertura e il primo uso. In tal caso, è in genere raffigurata con un vasetto aperto contrassegnato da un numero e dalla lettera “M”, che indica i mesi di validità dopo l’ Solitamente la durata dei prodotti per la protezione dai raggi solari varia dai 9 ai 12 mesi dall’apertura.
  • Infine, può comparire una clessidra: questa indica la durata massima del prodotto dalla data di produzione, indipendentemente dall’avvenuta apertura o meno.

Quando mettere la crema solare

Sono stati condotti diversi studi scientifici per accertare i tempi e i modi con cui spalmarsi la crema protettiva. La maggior parte concorda sulla necessità di applicarla almeno un quarto d’ora, meglio mezz’ora prima dell’esposizione al sole. Ottima quindi la scelta di spalmarla a casa, prima di uscire.

Ma una volta non basta: il prodotto dev’essere applicato più volte nel corso della giornata, ogni 2 ore secondo le indicazioni della Skin Cancer Foundation. La procedura va poi ripetuta dopo ogni bagno o attività sportiva.

Se sulla confezione è riportata la dicitura “water resistant”, ovvero resistente all’acqua, un certo grado di protezione in acqua è garantito, ma è inevitabile che si riduca almeno in parte, soprattutto se per asciugarsi ci si strofina vigorosamente con un asciugamano. Quindi, sempre meglio rimettere la crema dopo il bagno.

Leggi anche

Quale scegliere e quanta metterne

Una crema sicura ed efficace non è necessariamente molto cara. Al di là delle spese di confezionamento e marketing, tutte quelle prodotte dalle principali aziende sono similmente valide per proteggere la pelle. Meglio quindi scegliere un prodotto di fascia media, ma applicarlo senza remore, piuttosto che risparmiare sulla quantità a favore di una presunta superiore qualità.

Si calcola in genere che un palmo di mano pieno sia sufficiente per le gambe, le braccia, il viso e il collo di un adulto medio. Attenzione al dorso delle mani, ai piedi, alle orecchie, alla parte posteriore delle ginocchia, delle gambe e del collo, dove è facile dimenticarsi di arrivare e dove più spesso, infatti, ci si scotta.

Negli ultimi anni sono diventate sempre più diffuse le creme solari in formulazione spray. Questi prodotti sono molto comodi ma sono necessarie alcune accortezze per essere certi che assicurino una protezione adeguata.

Secondo le indicazioni dell’American Academy of Dermatology, per essere sicuri di usare abbastanza crema è bene che vengano fatti 4 passaggi per ogni area su cui il prodotto è applicato. La crema deve essere poi spalmata per assicurarsi di non lasciare nessuna area della pelle scoperta e di applicare uno strato uniforme.

Chimico o minerale?

Nelle creme e nei prodotti solari, esistono due possibili principi attivi con diversi meccanismi di azione contro i raggi del sole:

  • i filtri chimici funzionano un po’ come una spugna per assorbire le radiazioni ultraviolette. Si tratta delle formulazioni più diffuse in commercio, perché sono più facili da spalmare sulla pelle e non lasciano fastidiosi residui bianchi.
  • I filtri fisici agiscono invece come uno scudo, che si posa sulla superficie della pelle riflettendo i raggi solari. Contengono sostanze minerali e sono consigliati per le pelli più sensibili o irritabili e quelle allergiche ai filtri chimici.

Oggi anche molti cosmetici come creme idratanti, fondotinta e primer contengono filtri solari: un plus che tuttavia non sempre garantisce unadeguata difesa anti UV-A e UV-B. Infatti, spesso si tratta di filtri protettivi non elevati, come mette in guardia un recentissimo articolo pubblicato sull’International Journal of Women’s Dermatology. Attenzione quindi a non fare troppo affidamento solo sul trucco, perché si rischia di non proteggere in modo appropriato unarea delicata come il viso.

Non solo crema

Per proteggersi dal sole non ci sono solo le creme solari. Soprattutto i fototipi più sensibili e i bambini dovrebbero ricorrere anche ad altri mezzi:

  • un cappello, meglio se a larghe tese, per proteggere anche la parte posteriore del collo e delle orecchie, che resta scoperta con i berretti con visiera. I modelli di paglia riparano meno di quelli in tessuto spesso;
  • abiti leggeri, ma capaci di offrire uno schermo ai raggi solari, quando non si è in spiaggia ma si trascorre comunque molto tempo all’aria aperta. Alcune aziende che producono capi di abbigliamento certificano queste proprietà sull’etichetta. I colori scuri riparano più dei chiari, i tessuti asciutti più di quelli bagnati;
  • occhiali da sole, con lenti che proteggono almeno dal 99 per cento dei raggi UV-A e UV-B, un concetto che nell’etichetta può essere espresso anche come assorbimento di radiazioni solari fino a 400 nanometri di lunghezza d’onda. Proteggono di più i modelli più grandi, che si estendono verso le tempie, impedendo il passaggio laterale dei raggi solari;
  • ombra: quando il sole è forte, niente di tutto questo può sostituire un riparo all’ombra, dove rifugiarsi nelle ore centrali della giornata, in un intervallo di tempo che deve essere tanto più prolungato quanto più il fototipo è sensibile, quanto più forte è l’irradiazione solare e anche a seconda dell’età.

Testo originale a cura di Agenzia Zadig, pubblicato in data 20 maggio 2021.

Testo revisionato da Antonino Michienzi, in data 12 giugno 2024.

  • Agenzia Zadig