Ultimo aggiornamento: 21 ottobre 2025
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Nel nostro Paese ne acquistiamo moltissimi, soprattutto probiotici e vitamine. Ma per molte indicazioni e per le persone in salute le prove di un reale beneficio sono limitate.
In Italia consumiamo moltissimi integratori alimentari, fonti concentrate di vitamine, sali minerali e altre sostanze nutritive che acquistiamo il più delle volte in farmacia, ma anche al supermercato o online. Come racconta un recente articolo del “Quotidiano Sanità”, si stima che il mercato italiano degli integratori si aggiri sui 4 miliardi di euro (sui 13 miliardi complessivi del mercato europeo). Secondo Federfarma, sarebbero circa 30 milioni gli adulti che fanno uso di questi prodotti almeno una volta nel corso dell’anno. Le motivazioni più diffuse: prendersi cura della propria salute o del proprio benessere psicofisico e prevenire le malattie rafforzando l’organismo.
Ma è davvero così? Il tema è controverso. Nonostante la loro diffusione, infatti, le prove che gli integratori restituiscano qualcosa di concreto in termini di salute sono molto scarse, salvo poche eccezioni, con alcune ricerche che mettono addirittura in guardia su possibili effetti dannosi. Come regolarsi, dunque? Ce ne sono alcuni utili o possiamo farne tranquillamente a meno? Un piccolo vademecum per avere la situazione più chiara.
Secondo le indagini più recenti, ammontano a più di 200 milioni le confezioni di integratori alimentari vendute nello Stivale nel corso del 2024. L’andamento generale nel corso del 2025 sembra inoltre essere in crescita, con un giro d’affari di 1,3 miliardi di euro solo nel primo quadrimestre dell’anno.
Tra i più richiesti vi sono i probiotici, assunti con l’intento di riequilibrare la flora intestinale, e quelli a base di vitamina C, alla quale vengono attribuite proprietà di rinforzo del sistema immunitario e di difesa dalle malattie infettive, per esempio l’influenza stagionale. Sono elevate anche le vendite di minerali, tonici e stimolanti, che assieme a fermenti e vitamine compongono circa il 65% del totale. Nella stragrande maggioranza dei casi, vengono acquistati come strumenti di prevenzione delle malattie, dunque principalmente da persone sane.
Vitamine e minerali sono essenziali per la nostra salute. Pensiamo alla vitamina A, determinante per la vista, alle vitamine del gruppo B, legate al metabolismo energetico e alla salute dei globuli rossi, alla sopra citata vitamina C, coinvolta nella crescita e la riparazione dei tessuti e nell’assorbimento del ferro. Non dimentichiamoci poi di calcio, magnesio, selenio, potassio e altri minerali, necessari per una vasta gamma di processi fisiologici. Poiché il nostro corpo non è progettato per produrli da solo (se non, per alcuni, in minima parte), dobbiamo procurarceli attraverso ciò che mangiamo. Ma molte persone temono di non assumerne o assorbirne abbastanza soltanto a tavola.
La buona notizia è che vitamine e minerali sono classificati come micronutrienti, cioè sostanze di cui abbiamo bisogno in quantità molto piccole (al contrario dei macronutrienti, cioè carboidrati, proteine e grassi). Assumerne le dosi adeguate con il cibo è molto semplice, soprattutto se seguiamo una dieta varia, sana ed equilibrata. Se sulla nostra tavola non mancano verdure e frutta, sia fresca sia secca, cereali e altri cibi, come latticini e pesce, in condizioni di salute non è necessario integrare i micronutrienti con capsule, compresse o altri preparati venduti sul mercato. Non solo: sappiamo anche che le sostanze provenienti da fonti alimentari vengono veicolate e assorbite più facilmente dall’organismo e sono quindi preferibili alle formulazioni commerciali.
Va innanzitutto ribadito che i supplementi non vanno in alcun modo intesi come sostituti di alimenti veri e propri: vanno considerati prodotti da utilizzare per compensare eventuali carenze della dieta, dimostrate da esami di laboratorio richiesti da specialisti, i quali devono valutare caso per caso ed eventualmente prescrivere determinati prodotti.
Ma se li assumiamo… funzionano? In realtà il presunto valore salutistico degli integratori – tipicamente: prevenire malattie, migliorare i livelli di energia e le performance, rallentare l’invecchiamento – è ancora oggi molto dibattuto.
Innanzitutto, per commercializzare un integratore non è obbligatorio per legge fare alcuna sperimentazione preclinica, né clinica. Ciò significa che la presunta efficacia di questi prodotti, come pure la loro composizione e sicurezza, non sono state dimostrate da nessuno studio serio e affidabile.
Le scarse ricerche cliniche con cui sono stati studiati alcuni supplementi alimentari sono in genere scarsamente rigorose e i loro risultati sono inattendibili o contraddittori. Non ci sono dunque prove sufficienti che suggeriscano particolari benefici nel loro uso per le persone sane e senza carenze nutrizionali. Per esempio, le prove accumulate da diversi studi randomizzati controllati su alcuni di questi prodotti non hanno dimostrato benefici nel ridurre i rischi di malattie non trasmissibili come quelle cardiovascolari, i tumori, il diabete di tipo 2 o il declino cognitivo.
Riguardo alla presunta efficacia nel rafforzare le difese immunitarie, mancano dimostrazioni estese, frutto di ampie analisi. Per il momento sono scarse anche le dimostrazioni che, se assunti prima di ammalarsi, alcuni integratori possano ridurre la gravità o la durata di infezioni respiratorie acute. Nemmeno nel caso specifico dei probiotici, spesso assunti con questo intento, c’è un consenso sulla reale efficacia preventiva (mentre è confermata la loro utilità nel sostenere la funzione intestinale durante e dopo terapie antibiotiche).
Sono poche le situazioni dove alcuni specifici supplementi sono raccomandati a persone in particolari condizioni. Per esempio, negli ultimi decenni si raccomanda alle donne in gravidanza di assumere acido folico (vitamina B9), la cui efficacia clinica è stata provata nella prevenzione di alcune malformazioni congenite, in particolare i difetti del tubo neurale durante lo sviluppo fetale. Per alcune persone a rischio, come la popolazione anziana e in particolare coloro che soggiornano presso case di cura, un’integrazione di vitamina D può essere raccomandata per prevenire la fragilità ossea. Infatti, in età avanzata il fabbisogno di questo micronutriente può essere superiore alla norma: talvolta queste persone non assumono dosi sufficienti dall’alimentazione e tendenzialmente trascorrono poco tempo all’aperto. Un aspetto importante perché una delle principali fonti di vitamina D si ricava proprio grazie all’esposizione al sole, dato che la luce solare ne stimola la produzione da parte dell’organismo.
Negli ultimi anni sono sempre più le persone che seguono una dieta vegetariana o vegana e in questo caso potrebbe essere opportuno rivolgersi a un medico nutrizionista per valutare eventuali carenze di ferro, vitamina B12, omega 3, rame, zinco e altri elementi.
L’integrazione di vitamine e altri nutrienti è poi indicata per le persone con condizioni che interferiscono con la capacità di assorbire queste sostanze dagli alimenti; per esempio, in patologie a carico dell’intestino, come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, oppure nel caso di alcune terapie farmacologiche.
È sconsigliato con gli integratori affidarsi al fai da te, nell’ottica errata che non possano essere dannosi. Un uso di supplementi in quantità elevate, infatti, può fare molto più male che bene. In generale, il consiglio è di agire con cautela previo consulto medico.
Anche se non appartengono dal punto di vista legislativo ai farmaci, questi prodotti contengono pur sempre sostanze nutritive concentrate, dunque superando le dosi indicate esiste un rischio concreto di tossicità. Un eccesso di vitamina A, per esempio, può causare gravi problemi, come alterazioni della vista, dolori e persino danni al fegato. La D in alte dosi può portare, tra le altre cose, a confusione, problemi cardiaci e renali. Gli studi hanno evidenziato che troppi antiossidanti possono comportare importanti rischi a lungo termine.
Chi consuma diversi integratori in contemporanea dovrebbe informarsi su quanto essi siano compatibili e, naturalmente, le persone che già assumono farmaci dovrebbero escludere possibili interazioni, chiedendo sempre consiglio al medico. E, ovviamente, non si deve mai sostituire di propria iniziativa un farmaco prescritto dal medico con un integratore.
L’assunzione di integratori va valutata da un medico sulla base di carenze diagnosticate con esami specifici o di situazioni particolari che riducono l’assorbimento o aumentano la necessità di assumere vitamine e minerali (come gravidanza, dieta vegana, patologie intestinali o terapie farmacologiche che ostacolano l’assorbimento dei nutrienti).
Non esiste un “miglior integratore” valido per tutti. I supplementi devono rispondere a una necessità precisa, individuale, documentata da un professionista. È importante diffidare dei prodotti che promettono effetti generici come “più energia” o “rafforzamento del sistema immunitario” senza prove scientifiche solide.
Dopo i 50 anni, potrebbe rendersi utile un supporto di vitamina D, soprattutto se l’esposizione solare è scarsa o la dieta carente. Tuttavia, anche in questo caso, l’integrazione va valutata caso per caso con un medico di riferimento.
Non esistono prove scientifiche solide che dimostrino che l’assunzione di integratori alimentari riduca il rischio di ammalarsi di tumore. La prevenzione oncologica si basa su scelte di stili di vita sani (come alimentazione equilibrata, attività fisica regolare e astensione dal fumo) e sulla partecipazione ai programmi di screening, non sull’assunzione di integratori.
La vitamina D può essere utile solo in specifici casi, come nelle persone anziane o in chi si espone poco alla luce solare. Tuttavia, per la popolazione sana e attiva, una dieta varia e il normale stile di vita garantiscono in genere un apporto sufficiente.
I probiotici possono risultare utili in alcune situazioni specifiche, per esempio durante o dopo terapie antibiotiche per ristabilire l’equilibrio della flora intestinale. Non esistono, però, prove convincenti che il loro uso regolare in persone sane migliori la salute generale o prevenga malattie.
Non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino che l’assunzione di integratori possa prevenire raffreddori o influenze stagionali. Un sistema immunitario efficiente si mantiene attraverso un corretto stile di vita: alimentazione equilibrata, sonno adeguato, attività fisica e nessun eccesso di alcol o fumo.
Solo un professionista sanitario, dopo un’anamnesi e test specifici, può valutare eventuali carenze nutrizionali. Evitare il “fai-da-te” è fondamentale per non rischiare squilibri o interazioni indesiderate.
Un uso scorretto o eccessivo può causare effetti collaterali, anche gravi. Per esempio, un sovradosaggio di vitamina A può danneggiare la vista e il fegato, mentre troppa vitamina D può compromettere reni e cuore.
Alice Pace