Ultimo aggiornamento: 21 novembre 2018
Uno studio dell'Ospedale di Prato suggerisce una nuova strategia che potrebbe aiutare a indirizzare meglio l'approccio terapeutico nelle pazienti con alcuni tipi di tumore del seno.
Titolo originale dell'articolo: A gene expression signature of Retinoblastoma loss-of-function predicts resistance to neoadjuvant chemotherapy in ER-positive/HER2-positive breast cancer patients
Titolo della rivista: Breast Cancer Research and Treatment
Data di pubblicazione originale: 22 marzo 2018
I tumori del seno non sono tutti uguali. Dal punto di vista molecolare si possono distinguere per l'espressione o meno di vari recettori, come quello per il fattore di crescita epidermico (HER2) o quello per gli estrogeni (ER). L'ideale sarebbe disporre di terapie specifiche per ogni variante, ma non sempre è possibile. "Per le pazienti con tumori che presentano HER2, per esempio, si ricorre alla chemioterapia con l'aggiunta di farmaci biologici anti-HER2, indipendentemente dalla presenza o meno del recettore ER. Infatti, anche se esiste una terapia ormonale contro i tumori con ER, non sempre dà i risultati sperati" spiega Luca Malorni, oncologo presso l'Ospedale di Prato.
Le cose cambierebbero se si potessero distinguere le pazienti che hanno un bisogno certo della chemioterapia da quelle che potrebbero evitarla, seguendo altri approcci. In questo modo si eviterebbe alle pazienti che non richiedono chemioterapie di subirne gli effetti collaterali. L'équipe di Malorni, con il sostegno di AIRC, è riuscita a fare proprio questo, individuando una "firma genetica" che assolve a questo compito.
L'attenzione dei ricercatori si è concentrata sui livelli di espressione di un gruppo di geni collegati all'attività del gene oncosoppressore RB1, definiti nel complesso "firma di RB1". "Da studi precedenti - racconta Malorni - sapevamo che le pazienti con livelli di espressione più elevati di questi geni rispondono meglio alla chemioterapia". Nel nuovo lavoro, i cui risultati sono pubblicati sulla rivista Breast Cancer Research and Treatment, i ricercatori hanno verificato che cosa succede nelle pazienti con tumori che presentano HER2, distinguendo inoltre tra tumori che presentano o meno il recettore ER. Per farlo hanno analizzato un'ampia serie di casi pubblicati in letteratura, per i quali erano disponibili dati clinici e genetici.
"Abbiamo visto che, tra i tumori che presentano HER2, quelli senza ER si accompagnano a una firma con espressione elevata, e in effetti sappiamo che, in genere, rispondono bene alla chemioterapia" spiega Malorni. Per quanto riguarda i tumori che presentano ER, i dati hanno mostrato che c'è una differenza tra quelli con espressione elevata della firma (più sensibili alla chemioterapia) e quelli con espressione più bassa (meno sensibili). "La firma di RB1 potrebbe quindi aiutare a indirizzare le pazienti verso la chemioterapia o un diverso approccio terapeutico. Sempre sulla base di nostri studi precedenti, tale approccio potrebbe essere una combinazione tra terapia ormonale, farmaci anti-HER2 e inibitori CDK4/6". Per mettere alla prova questa ipotesi, a breve dovrebbe cominciare uno studio clinico.
Valentina Murelli