Ultimo aggiornamento: 21 novembre 2018
Si chiarisce il ruolo di alcune cellule del sistema immunitario nell'infiltrazione del cancro al seno di tipo lobulare. È un progresso importante verso una medicina sempre più precisa, ottenuto grazie a una collaborazione internazionale fra gruppi di rice
Titolo originale dell'articolo: Immune Infiltration in Invasive Lobular Breast Cancer
Titolo della rivista: Journal of the National Cancer Institute
Data di pubblicazione originale: 20 febbraio 2018
Per molto tempo il tumore del seno di tipo lobulare è stato trascurato dalla ricerca molecolare e cellulare, più concentrata sul più diffuso tumore di tipo duttale. Negli ultimi anni, però, l'interesse per questo sottotipo istologico è cresciuto, anche grazie ad alcuni studi condotti da Christine Desmedt del laboratorio di ricerca traslazionale sul tumore al seno dell'Istituto Jules Bordet di Bruxelles in collaborazione con il gruppo di biostatistici dell'Università di Milano e dell'Istituto nazionale tumori di Milano guidato da Elia Biganzoli. "Si tratta di una forma un po' meno frequente di quella duttale, ma non certo rara e saperne di più è fondamentale per mettere a punto strategie terapeutiche più specifiche e personalizzate" commenta Biganzoli.
Dopo aver studiato i geni e le mutazioni tipiche del cancro lobulare, i ricercatori si sono occupati del quadro immunologico. In particolare hanno analizzato le concentrazioni e le caratteristiche dei linfociti T, cellule immunitarie che di solito infiltrano il tumore. "Il sistema immunitario dovrebbe difenderci contro i tumori - spiega Biganzoli - ma sappiamo che spesso i tumori stessi eludono questo meccanismo di difesa. Sta a noi ricercatori trovare il modo di potenziare l'immunità".
Al centro di questo studio, i cui risultati sono pubblicati sul Journal of National Cancer Institute, ci sono le analisi di campioni di tessuto tumorale di alcune centinaia di pazienti con tumore al seno lobulare oppure duttale. Attraverso indagini sofisticate e analisi bioinformatica dei dati, i ricercatori sono riusciti a identificare e caratterizzare le cellule immunitarie presenti in ciascun campione, e a fare un confronto tra i due tipi di tumore. "Abbiamo scoperto che l'infiltrazione dei linfociti T è minore nel cancro lobulare rispetto a quello duttale. Inoltre abbiamo osservato che livelli più elevati di infiltrazione sono associati a una maggiore aggressività della malattia e a una prognosi peggiore". Si tratta di informazioni fondamentali per mettere a punto nuove strategie terapeutiche contro questo tipo di tumore.
Il lavoro del gruppo di Biganzoli, che riconosce ad AIRC un ruolo fondamentale nel sostegno alle attività di ricerca, non finisce qui: "Il prossimo obiettivo, sempre in collaborazione con i colleghi belgi, sarà cercare di capire se e come l'infiltrazione linfocitaria possa essere influenzata da sovrappeso e obesità ".
Valentina Murelli