Il tumore al seno è sempre più curabile

Ultimo aggiornamento: 6 ottobre 2025

Il tumore al seno è sempre più curabile

Titolo originale dell'articolo: European cancer mortality predictions for the year 2025 with focus on breast cancer

Titolo della rivista: Annals of Oncology

Data di pubblicazione originale: 12 marzo 2025

Grazie a migliori terapie e ai programmi di screening diminuisce la mortalità per il tumore al seno in Italia e in altri Paesi europei. L’eccezione delle donne con più di 75 anni apre nuovi interrogativi su come migliorare la gestione di questi casi.

Sono evidenti i frutti del progresso graduale ma costante dei metodi di diagnosi e cura del tumore al seno degli ultimi 40 anni. Dal 1989 a oggi, in Europa sono stati evitati più di 370.000 decessi per cancro al seno e la mortalità è diminuita di anno in anno. Lo mostra uno studio condotto con il sostegno di Fondazione AIRC, i cui risultati sono stati pubblicati di recente sulla rivista Annals of Oncology.

Il gruppo di ricerca, di Eva Negri dell’Università degli studi di Bologna e Carlo La Vecchia dell’Università degli studi di Milano, ha analizzato alcuni dati sul tumore al seno raccolti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per il periodo tra il 1970 e il 2021. In particolare, si tratta di dati sui tumori più diffusi (quelli di seno, polmone e colon-retto) nei Paesi più popolosi d’Europa, tra cui Italia, Francia, Spagna, Germania e Polonia, con l’aggiunta del Regno Unito. L’analisi ha mostrato l’andamento della mortalità per questi tipi di cancro in tali anni, normalizzata per l’età, e ha consentito di prevedere quella per il 2025.

Il cancro al seno è il tumore femminile più frequente in Italia, come nel resto d’Europa. In particolare, nel nostro Paese più di 50.000 donne ricevono una diagnosi per questo tipo di tumore ogni anno. Anche se il numero annuale di nuovi casi è costante, i risultati dello studio mostrano che sono sempre meno le persone che muoiono per questa patologia. “La continua diminuzione della mortalità conferma la serie di miglioramenti delle terapie a cui abbiamo assistito dagli anni Settanta a oggi, come l’ormonoterapia, i chemioterapici, i taxani, il trastuzumab fino alla più recente immunoterapia” commenta Carlo La Vecchia. “Anche per altri tipi di tumori comuni sono avvenuti dei miglioramenti nel tempo, ma non sono stati graduali, continuativi e sostanziali come per il cancro alla mammella.”

I cambiamenti però non sono avvenuti negli stessi tempi e modi in tutti i Paesi considerati nello studio. “Fino a 30 anni fa le differenze geografiche erano molto evidenti in Europa, mentre oggi non lo sono più” spiega La Vecchia. I dati mostrano infatti che negli anni Novanta la mortalità per il cancro al seno era elevata nel Regno Unito, in Germania e in Francia, mentre era più bassa in Italia e Spagna. Come commenta il ricercatore, questi numeri si possono spiegare con una diversa gestione sanitaria della malattia. Per esempio, in Italia il sistema di prevenzione e cura era ottimale in passato, anche se è migliorato ulteriormente negli ultimi anni. Negli altri Paesi, dove era più carente, è stato implementato poi. Si tratta quindi di cambiamenti in positivo, avvenuti soprattutto nell’Europa occidentale. Risultati simili non si osservano invece nelle nazioni dell’est Europa, dove persistono forti disparità nella gestione sanitaria del tumore al seno e altre patologie.

Tuttavia, anche nei Paesi considerati nello studio la mortalità non è diminuita per tutte le donne allo stesso modo ed è aumentata per coloro che hanno più di 75 anni. Si aprono, quindi, diversi interrogativi su come poter migliorare i sistemi di prevenzione e cura. Da un lato, queste pazienti non sono incluse nei programmi di screening per il tumore al seno, che prevedono di svolgere con regolarità la mammografia non oltre i 70 anni di età. Di conseguenza, corrono un rischio maggiore di ricevere una diagnosi tardiva. “Oggi, una donna di 70 anni ha una lunga aspettativa di vita” commenta La Vecchia. “Rimane una questione aperta decidere se estendere lo screening di 5 anni, in modo da garantire una copertura fino alle pazienti di 80 anni.” Questo avviene, per esempio, già in alcune Regioni italiane.

Rispetto alla terapia, bisogna considerare che in queste pazienti gli approcci di cura sono meno aggressivi che per quelle più giovani, perché, data l’età più avanzata, potrebbero risentire maggiormente degli effetti collaterali.

Conclude il ricercatore: “I risultati di questo articolo sottolineano la possibilità di ottimizzare il trattamento delle donne anziane con tumore al seno e renderlo più simile a quello delle altre pazienti”.

  • Camilla Fiz

    Scrive e svolge attività di ricerca nell’ambito della comunicazione della scienza. Proviene da una formazione in comunicazione della scienza alla SISSA di Trieste, in biotecnologie molecolari all’Università degli studi di Torino e in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi della stessa città. Oggi è PhD student in Science, Technology, Innovation and Media studies presso l’Università di Padova e collabora con diversi enti esterni. Il suo sito: https://camillafiz.wordpress.com/