Partire per crescere, tornare per restituire

 

Prima di trasferirmi, tutti mi dicevano: “Attenzione: in USA c’è molta competizione, il lavoro è duro”. È verissimo. Ma è bastato poco per capire che questa competizione non aveva ricadute sul lavoro, se non positive.

Nel mio gruppo, tra colleghi, ci aiutiamo tantissimo. Ho avuto il piacere di capire che ogni persona qui ha delle competenze differenti e che in questo ambiente sano e proficuo è incentivato il continuo scambio di conoscenza che permette la crescita scientifica di ogni membro del laboratorio.

Il campus universitario è molto stimolante, ogni giorno puoi seguire seminari scientifici di altissimo livello, conoscere ricercatori di altri laboratori, accrescere il tuo network, iniziare nuove collaborazioni e ampliare la visuale scientifica.

È questo l’ambiente che ho trovato alla Columbia University, a New York, dove trascorrerò i prossimi due anni grazie a una borsa AIRC.

La mia ricerca è focalizzata sulle conseguenze dell’instabilità del genoma nell'insorgenza e nella progressione dei tumori del seno associati a mutazioni nel gene BRCA1.

Il cancro è caratterizzato da elevata instabilità genomica, un problema che progressivamente modifica le cellule tumorali e fa sì che, fra le altre cose, esse sfuggano all'attacco del sistema immunitario.

In laboratorio stiamo cercando di determinare quali geni conferiscono questa qualità al tumore. Se li individueremo, potremo forse mettere a punto strategie per inattivare tali geni o per interferire con la loro azione riattivando la risposta immunitaria contro le cellule tumorali, o, ancora, per sensibilizzare queste ultime ai trattamenti oggi in uso, come la chemioterapia.

Finora abbiamo trovato un possibile bersaglio che ha caratteristiche interessanti, e i primi esperimenti sono incoraggianti, ma la strada è ancora lunga.

Nel frattempo cerco di trarre il massimo da questa esperienza, anche se – come è normale – si sente la mancanza degli affetti lontani e della propria vita in Italia.

Tuttavia, proprio questa mancanza è uno stimolo a fare al meglio quello per cui sono venuto qui, perché sono certo che in qualche modo questi sacrifici saranno compensati. Noi siamo quello che le esperienze ci insegnano: più esperienze riusciamo ad accumulare tanto più riusciamo a evolvere. E qui, a New York, insieme ad AIRC, alle cose belle e alle cose brutte in cui mi sto imbattendo, sto imparando tanto.

Il pochissimo tempo libero lo dedico soprattutto alla musica: studio tromba e sassofono. E poi ho conosciuto delle persone con cui condivido il bello che questa città offre.

  • Giuseppe Leuzzi

  • Università:

    Columbia University Medical Center, New York

  • Articolo pubblicato il:

    5 dicembre 2018