Ultimo aggiornamento: 21 novembre 2024
I risultati di uno studio recente suggeriscono che pochi minuti di attività vigorosa al giorno possono ridurre anche del 30 per cento il rischio relativo di cancro rispetto a chi non la fa
I dati raccolti in uno studio dell’Università di Sidney rivelano che momenti brevi ma intensi di attività fisica quotidiana (per esempio, salire le scale velocemente quando si rientra dal lavoro) riducono il rischio di ammalarsi di tumore anche in persone che non fanno regolarmente esercizio.
Studi precedenti hanno mostrato che un’attività fisica vigorosa riduce il rischio di ammalarsi di alcuni tipi di tumori, per esempio quelli del seno o del colon, in misura maggiore rispetto all’attività fisica a bassa intensità. I ricercatori australiani si sono chiesti se il rischio di cancro fosse più basso anche per chi non si allena regolarmente, ma durante la giornata ha comunque delle “impennate” nell’attività motoria. Hanno così coniato un nome specifico per indicare gli sprint di 1-2 minuti connessi a normali occupazioni, come correre per prendere l’autobus che sta arrivando oppure spostare pesi mentre si ritira la spesa o si fanno le pulizie. L’hanno chiamata “attività fisica vigorosa intermittente legata alla vita quotidiana”, in inglese “vigorous intermittent lifestyle physical activity” (VILPA).
Tradizionalmente, nelle indagini sugli stili di vita, la quantità di attività fisica svolta viene stimata in base alle dichiarazioni dei partecipanti agli studi. A queste persone viene infatti domandato, tramite questionari o interviste, se fanno esercizio, per quanto tempo e di che tipo. A volte si chiede loro anche di distinguere se il tipo di attività è ad alto o basso dispendio energetico. Questo approccio non è però utile a verificare i possibili picchi di attività, per i quali occorre usare strumenti in grado di misurare in maniera oggettiva la quantità di movimento. Uno di questi è l’accelerometro, inserito oramai nella maggior parte degli orologi “smart” o per il fitness.
Gli studiosi australiani hanno preso in esame oltre 22.000 partecipanti allo studio UK Biobank che avevano dichiarato di non fare attività fisica nel tempo libero, al massimo una camminata alla settimana. Analizzando i dati registrati dall’accelerometro da polso di cui erano stati dotati, hanno potuto quantificare la VILPA di ciascun partecipante, per poi studiare l’associazione con l’incidenza di cancro.
All’aumentare della quantità giornaliera di VILPA diminuiva il rischio di cancro. Almeno 3,4 minuti di VILPA al giorno si associavano a una riduzione del 17 per cento nel rischio relativo di ammalarsi di tumore rispetto a chi non mostrava lo stesso livello di movimento. Una media giornaliera di 4,5 minuti di VILPA è risultata associata a una riduzione del 32 per cento circa nell’incidenza di tumori noti per essere favoriti dalla sedentarietà.
Va precisato che questo studio, di tipo osservazionale, non consente di stabilire se tra i due fenomeni, il tipo di esercizio e il cancro, esista un nesso di causa ed effetto. In altre parole, non si può dire che la VILPA previene i tumori, ma solo che l’incidenza di tumori è più bassa tra chi accumula alcuni minuti di VILPA rispetto a chi non ne registra nessuno.
“I risultati di questo studio di corte prospettico indicano che piccole quantità di VILPA si associano a un rischio più basso di cancro” scrivono gli autori nell’articolo pubblicato sulla rivista Lancet Oncology, spiegando la rilevanza delle conclusioni a cui sono giunti. “L’attività fisica vigorosa intermittente legata alla vita quotidiana potrebbe rappresentare una soluzione promettente per la prevenzione del cancro in soggetti incapaci o non motivati a fare esercizio nel tempo libero.”
Agenzia Zoe