Ultimo aggiornamento: 5 maggio 2025
Il melanoma cutaneo è una delle forme più aggressive di tumore della pelle, ma anche tra le più curabili se individuato precocemente.
Negli ultimi anni l’incidenza del melanoma della pelle è in aumento, soprattutto nei Paesi occidentali, Italia compresa. Ma oggi conosciamo meglio i suoi fattori di rischio e possiamo contare su terapie maggiormente efficaci. La prevenzione e la diagnosi precoce restano però le armi più potenti per combatterlo. Ne parliamo in occasione del Melanoma Monday, che si tiene il primo lunedì di maggio, il mese della consapevolezza del cancro della pelle.
Secondo il rapporto “I numeri del cancro in Italia 2024”, nello scorso anno nel nostro Paese sono stati diagnosticati circa 12.900 nuovi casi di melanoma cutaneo, con una prevalenza maggiore tra gli uomini (poco più di 7.200) rispetto alle donne (quasi 5.900). Negli ultimi 10 anni, questi numeri sono cresciuti in modo costante. Nel 2014 si stimavano circa 11.000 nuovi casi, mentre nel 2020 erano 12.300 e oggi si sfiorano i 13.000. Un aumento del 17% in un decennio, che mostra una tendenza da non sottovalutare. Tra le cause dell’aumento ci sono: una maggiore esposizione ai raggi UV, sia quelli prodotti dal sole sia quelli prodotti dalle lampade abbronzanti; l’invecchiamento della popolazione, un fattore di rischio per tutti i tumori; e il miglioramento delle tecniche diagnostiche, che consentono di individuare anche melanomi molto piccoli e quindi di scoprire casi di tumore che prima non sarebbero stati identificati.
Il melanoma ha origine dai melanociti, le cellule che producono la melanina, ovvero il pigmento che dà colore alla pelle. Che abbia inizio come una macchia della pelle o a partire da un neo, questo tipo di cancro si manifesta sulla superficie del corpo, rendendone possibile l’osservazione diretta. È quindi importante conoscere e riconoscere i primi segni sospetti: l’asimmetria, i bordi irregolari, il colore disomogeneo, le dimensioni superiori ai 6 millimetri e le variazioni nel tempo. Tali criteri, riassunti dalla sigla ABCDE, sono tutti campanelli d’allarme da non ignorare. La diagnosi precoce di questo tipo di tumore è infatti cruciale per evitare la rapida diffusione di metastasi.
Secondo i dati del rapporto “I numeri del cancro in Italia 2024”, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi oggi supera l’88% negli uomini e il 92% nelle donne. In alcuni casi, anche nelle forme metastatiche, è oggi possibile ottenere risposte durature nel tempo.
Negli ultimi anni, la ricerca ha ottenuto risultati straordinari contro il melanoma cutaneo. Le immunoterapie, che stimolano il sistema immunitario contro il tumore, e altre terapie mirate, che bloccano specifiche mutazioni come BRAF, hanno permesso di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita di molti pazienti con questo tipo di tumore.
Oggi si parla di “cura funzionale” per indicare quei casi in cui, dopo anni di trattamento, la malattia non si ripresenta. I dati più recenti mostrano che oltre il 50% dei pazienti con melanoma avanzato può ottenere un beneficio duraturo, con curve di sopravvivenza che si stabilizzano dopo 3-4 anni.
Fino al 2010, la chirurgia era pressoché il solo trattamento efficace contro il melanoma. “Era considerato una malattia quasi incurabile: quando la chirurgia non funzionava, purtroppo, non c’era nient’altro che potesse aiutare” spiega Paolo Ascierto, Direttore del Dipartimento di melanoma e tumori della cute, immunoterapia oncologica e sperimentale e terapie innovative dell’Istituto nazionale tumori “Fondazione Pascale” di Napoli. “Nei casi di malattia avanzata, la sopravvivenza mediana dei pazienti era tra i 6 e i 9 mesi, e solo il 25% superava l’anno. Dopo due anni, praticamente nessuno era ancora in vita. Oggi, grazie a terapie mirate e immunoterapie, possiamo ottenere la guarigione nel 50% circa dei pazienti con malattia metastatica. Non solo: siamo passati a trattare anche gli stadi più precoci, come il terzo stadio e, più recentemente, il secondo stadio, con trattamenti adiuvanti — cioè terapie di supporto alla chirurgia — che aiutano a prevenire la comparsa di metastasi”.
Un ulteriore passo avanti, spiega ancora Ascierto, è rappresentato dalla terapia neoadiuvante, ovvero il trattamento con immunoterapia prima dell’operazione, quando il tumore è ancora presente. Questo approccio consente di ottenere un’immunizzazione più efficace rispetto all’adiuvante, dopo l’intervento. “Naturalmente, la nostra attenzione è ora rivolta a quel 50% di pazienti che ancora non riesce a superare la malattia.” È il caso di chi non è sensibile a questi trattamenti innovativi. “È proprio su questi casi che dobbiamo concentrare tutti i nostri sforzi di ricerca.”
Al momento sono in corso studi promettenti: dai vaccini terapeutici a mRNA ai virus oncolitici, dalla terapia cellulare fino a nuove molecole innovative. Tutti questi approcci fanno sperare in ulteriori progressi, per ridurre sempre di più il numero di pazienti che ancora non supera la malattia. In particolare, la combinazione di due immunoterapici – nivolumab e ipilimumab – ha portato a tassi di sopravvivenza a 5 anni superiori al 50%, e fino al 60% nei pazienti con fattori prognostici favorevoli.
La terapia neoadiuvante è un trattamento somministrato prima dell’intervento chirurgico, con l’obiettivo di ridurre il tumore e migliorare l’efficacia dell’operazione.
Nel melanoma, studi recenti hanno dimostrato che iniziare l’immunoterapia prima della chirurgia può aumentare le probabilità di eliminare del tutto la malattia. Dallo studio clinico NADINA, per esempio, è emerso che questa strategia porta a una sopravvivenza libera da malattia all’83,7% a 12 mesi, contro il 57,2% nei pazienti trattati solo dopo l’intervento.
Anche se si tratta di approcci ancora in fase di studio, i risultati sono molto promettenti e potrebbero rappresentare una nuova frontiera nella cura del melanoma.
Evitare scottature, proteggerci dal sole e non usare lampade abbronzanti sono comportamenti fondamentali per prevenire il melanoma. A questo si aggiunge l’importanza dei controlli dermatologici periodici, importanti per intercettare il tumore sul nascere, soprattutto se si hanno molti nei, pelle chiara o familiarità con il melanoma.
Raffaella Gatta