Ultimo aggiornamento: 16 marzo 2023
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La cosiddetta dieta alcalina si basa sull’assunzione di alimenti che, secondo chi la sostiene, dovrebbero portare il pH del corpo verso l’alcalinità (il contrario dell’acidità). Secondo alcuni questa dieta avrebbe proprietà benefiche anche contro il cancro. La base teorica, per così dire, di questa credenza non scientifica è spiegata in dettaglio in questa scheda. Per capire se possa esserci qualcosa di vero, occorre partire dal termine alcalino che si riferisce a un parametro chimico: il grado di alcalinità, indicato da un valore di pH superiore a 7.
Il pH misura la concentrazione degli ioni idrogeno in un liquido, e quindi la sua acidità o alcalinità. I valori del pH vanno da 0, proprio degli acidi più forti, fino a 14, che rappresenta il massimo dell’alcalinità. Le sostanze alcaline sono dette anche basi, e una sostanza con pH molto alto è definita una base forte. Il valore intermedio della scala, il 7, è quello dell’acqua distillata, ovvero acqua in cui non è disciolta alcuna sostanza in grado di spostare l’equilibrio verso l’acidità o l’alcalinità. L’acqua distillata quindi ha pH neutro e non è né acida né alcalina.
Nella vita quotidiana possiamo venire in contatto con sostanze più o meno acide – come il succo di limone, l'aceto e il caffè – o più o meno basiche – dall’ammoniaca fino alla soda caustica (di cui è nota l’estrema pericolosità dovuta proprio al fatto che è estremamente basica).
I succhi gastrici che ci aiutano a digerire i cibi sono fortemente acidi (hanno un pH compreso tra 1 e 2): contengono infatti acido cloridrico, una sostanza che viene venduta, diluita e impura, anche con il nome di acido muriatico.
Il sangue e i tessuti sono leggermente alcalini, con lievi oscillazioni attorno al valore di pH 7,4. L’equilibrio attorno a questo valore (con limitate escursioni fino a 7,3 o a 7,5 per qualche minuto) è cruciale per il funzionamento dell’organismo. Questo equilibrio, detto equilibrio acido-base, è mantenuto grazie a meccanismi automatici molto efficienti, basati sulla respirazione (che insieme all’aria espirata fa uscire dall’organismo le sostanze volatili in eccesso). In misura minore il pH del sangue rimane stabile anche grazie all’attività dei reni, che con le urine elimina le sostanze non volatili responsabili di un eventuale squilibrio.
Quando assumiamo una sostanza acida (come una spremuta di agrumi o un succo di pomodoro) o una alcalina (come un cucchiaio di bicarbonato di sodio), il corpo si mette subito in moto: alcuni sensori avvertono lo squilibrio e attivano i meccanismi che permettono al pH del sangue di tornare al valore di 7,4. Se qualcosa non funziona, l’organismo entra in uno stato di acidosi metabolica o, al contrario, di alcalosi metabolica, che rischia di portare alla morte in breve tempo.
Queste premesse sono necessarie per rispondere alla domanda cruciale: che senso ha una dieta alcalina che punta ad alcalinizzare l’organismo dal momento che tutto il nostro metabolismo lavora per evitare che ciò accada? Di fatto è praticamente impossibile modificare in modo sostanziale il pH dell'organismo perché siamo costruiti in modo da impedire che questo avvenga.
Si possono davvero trarre benefici anticancro mangiando cibi che al di fuori dell’organismo tendono a essere basici, come alcuni frutti e alcuni legumi? A tale scopo, la risposta è no. Qualunque cibo viene infatti rapidamente in contatto con i succhi gastrici presenti nello stomaco, che sono molto acidi e ne neutralizzano l’alcalinità, rendendo l’alimento neutro o addirittura acido prima ancora di essere assimilato.
Se anche esistesse un cibo capace di mantenere la propria alcalinità dopo aver attraversato lo stomaco, e di alterare il pH del sangue e dei tessuti, l’organismo attiverebbe sofisticati ed efficienti meccanismi automatici per riportare immediatamente il pH ai valori normali, attorno a 7,4. In caso contrario tutto il corpo si troverebbe in pochi minuti in stato di alcalosi metabolica, e sarebbe necessario l’intervento urgente di un'équipe medica per evitare la morte.
In una recente revisione della letteratura scientifica, ossia un’analisi degli articoli in cui gli scienziati hanno descritto i risultati di numerose ricerche, non è stata riscontrata alcuna evidenza che la dieta alcalina influenzi la formazione di un tumore o che possa curare un tumore già esistente. Si è visto che particolari tipi di cellule tumorali coltivate in laboratorio crescono meglio in un ambiente acido. L’ambiente di laboratorio è tuttavia ben diverso dal corpo umano, il cui pH dovrebbe in teoria cambiare interamente per modificare il pH del microambiente in cui crescono le cellule malate. Come abbiamo già detto, questo non è possibile. È stato accertato che la dieta o l’assunzione di integratori possono influenzare il pH delle urine (con un aumento di 0,2-1,2 unità), ma non il pH del sangue (che varia al massimo di 0,02 unità). I risultati di uno studio che ha coinvolto quasi 30.000 uomini finlandesi hanno escluso che l’acidità della dieta aumenti il rischio di tumore della vescica. Non ci sono studi che dimostrino un effetto di una dieta alcalina su tumori già formati. Nel caso del cancro della vescica, non si può escludere che l’alcalinizzazione delle urine possa persino interferire con i trattamenti antitumorali.
I risultati di uno studio successivo hanno indicato che diete classificate come acide si associno a un rischio più elevato di tumori del seno, in particolare delle forme negative per il recettore degli estrogeni (ER) e dei tumori di tipo triplo negativo (particolarmente difficili da curare). I dati ottenuti in un altro studio hanno collegato tali diete a un aumento dei livelli di infiammazione e della concentrazione di zucchero nel sangue, fattori che aumentano il rischio di tumore alla mammella. Una dieta è classificata come acida sulla base dei punteggi assegnati ai cibi per la loro capacità di produrre acidi o basi. In sostanza si valuta quali alimenti entrano nella dieta per stabilirne il carico acido. Ciò permette di osservare delle correlazioni, ma non di accertare un nesso di causa ed effetto.
Coloro che vogliono dimostrare un nesso tra l’alcalinità della dieta ed eventuali effetti benefici per la salute riportano correlazioni che possono trarre in inganno. Immaginiamo per esempio che una persona osservi un miglioramento delle capacità di concentrazione e veglia in chi beve caffè e lo attribuisca all’acidità della bevanda. In realtà a produrre questo effetto non è l'acidità del caffè, quanto una sostanza presente al suo interno ossia la caffeina.
Gli studi di correlazione possono fornire informazioni importanti, ma vanno valutati con attenzione. Nel caso della dieta, si può certamente affermare che ridurre l’apporto di carne e fritti e favorire il consumo di frutta e verdura sia una mossa intelligente, perché corrisponde a ciò che noi oggi sappiamo essere la migliore dieta in grado di ridurre il rischio di numerosi tipi di cancro. Ciò però non ha nulla a che fare con la basicità o l’acidità degli alimenti.
Nessuno studio rigoroso ha mai dimostrato che le diete alcaline abbiano alcun effetto di prevenzione o cura del cancro a causa del pH. Chi suggerisce queste diete enfatizza l’importanza di consumare frutta, verdura, radici, tuberi e legumi, riducendo l’apporto di proteine. Questi alimenti possono certamente avere effetti protettivi contro i tumori, ma a causa dei nutrienti e delle altre sostanze che contengono, e non perché possano influenzare il pH dell’organismo. Per esempio, il consumo di fibre riduce il rischio di tumore dell’intestino. Anche una dieta che risponda totalmente ai canoni di scientificità, però, non è in grado da sola di curare il cancro; può invece aiutare l’organismo ad affrontarlo e a sopportare meglio le cure.
Agenzia Zoe