Tumore del polmone: una delle sfide più urgenti

Il tumore del polmone è ancora oggi tra i più difficili da curare, con limitate possibilità per i pazienti. Come altri tipi di tumore, tra cui quelli al cervello, al pancreas e al colon, è uno dei cosiddetti “big killer”.

Il più importante fattore di rischio per il tumore polmonare è il fumo di sigaretta: esiste infatti un chiaro rapporto di causa ed effetto tra l’uso di sigarette e la malattia, e ciò vale anche per l’esposizione al fumo passivo. Il tumore del polmone, inoltre, in molti casi resta asintomatico nelle fasi iniziali e questo rende difficile una diagnosi precoce della malattia che in molti casi viene diagnosticata in fase avanzata.

Per questi motivi è davvero importante fare di più per prevenire la malattia e sostenere i progetti di ricerca più promettenti, come quello di Alessandra Lugo dell’Istituto Mario Negri di Milano. Alessandra, grazie ad un My First AIRC Grant, studierà la relazione tra fumo e il cancro del polmone e altri tipi di tumore, per poter calcolare il rischio individuale di chi fuma o è esposto a fumo passivo e personalizzare così le strategie di prevenzione.

Contro il tumore del polmone serve il sostegno di tutti, anche il tuo.

Il fumo uccide, ma i consumi non calano

È oramai assodato che fumare danneggia sia i diretti interessati sia chi vive o passa lunghi periodi accanto a loro, perché la mole di ricerche scientifiche giunte a solide conclusioni in questo senso ha continuato a crescere negli anni. Non solo: è infatti assodato che in media – ragionando in termini di popolazione, cioè sui grandi numeri – oltre un caso di tumore su tre è legato a stili di vita poco salutari, tra cui il fumo, e potrebbe quindi essere evitato se si adottassero le misure di prevenzione, tra cui anche quelle di contrasto al tabagismo, già disponibili. E tuttavia i progressi in questa direzione sono lenti, anche se i fumatori in Italia sono in calo dal 2008.

Nel nostro Paese, secondo le stime PASSI, nel biennio 2022-2023 fumava circa il 24 per cento della popolazione, in particolare tra i giovani. Infatti, circa il 30 per cento degli studenti italiani tra i 14 e i 17 anni ha dichiarato di fare uso di un prodotto a base di tabacco o nicotina negli ultimi 30 giorni. Sono poi in aumento le persone che utilizzano dispositivi elettronici quali sigarette elettroniche o prodotti a tabacco riscaldato, e inoltre circa il 75 per cento degli utilizzatori di questi prodotti consuma anche sigarette tradizionali, inconsapevoli di esporsi così a rischi aggiuntivi.

Oggi si stima che per ogni fumatore di sigarette tradizionali attivo ci sia in media un non fumatore che subisce danni indiretti dovuti all’esposizione al fumo passivo, e che ogni utilizzatore di sigarette elettroniche esponga circa sette “svapatori passivi” a sostanze tutt’altro che innocue.

La stima del rischio individuale

Questi dati hanno avuto un impatto sulle scelte di carriera di Alessandra Lugo, ricercatrice specializzata in biostatistica che ha ottenuto da AIRC prima una borsa di ricerca triennale e più di recente un finanziamento quinquennale per lavorare all’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano.  Quando è arrivata la notizia che aveva ottenuto il finanziamento (un My First AIRC Grant, che le permetterà di reclutare due dottorandi per affiancarla nel lavoro) era all’ottavo mese di gravidanza: “Ho partecipato alle ultime riunioni una settimana prima di partorire, ottenendo un rinvio dell’inizio del nuovo progetto a dopo la maternità” racconta. Per la nascita della piccola Nora ha staccato completamente, ma ora può contare sulla rete familiare per lasciarla in buone mani mentre lavora.

Il suo è un progetto particolare: “Si tratta di consultare i database della letteratura scientifica e raccogliere tutti i dati disponibili, in qualsiasi forma, per conoscere nei minimi dettagli le relazioni tra fumo di tabacco e ciascun tipo di tumore, in particolare quello del polmone, e per stimare il costo sociale e, quanto più possibile, il rischio individuale associato alle caratteristiche e alle abitudini di ciascun fumatore, anche nell’ottica di adottare interventi per ridurre questo rischio” spiega Lugo, che, insieme al responsabile del gruppo Silvano Gallus, collabora da tempo al prestigioso rapporto della rivista The Lancet – il Global Burden of Disease – sull’impatto sociale delle malattie. “Mi piacerebbe rendere i risultati di questo sforzo accessibili a tutti attraverso un sito internet, dove rendere disponibile uno strumento che permetta sia di calcolare il proprio rischio di tumore, anche in funzione di alcune caratteristiche individuali, sia di stimare gli effetti delle azioni di prevenzione sulla riduzione delle malattie e della mortalità da fumo, così da poter presentare le simulazioni a cittadini e decisori politici.”

Le alternative che non aiutano a smettere

Con il nuovo millennio, il panorama di molte strade cittadine è cambiato, e accanto al classico tabaccaio sono spuntati negozi che vendono varianti sempre nuove delle sigarette a combustione, regolarmente presentate dal marketing delle aziende produttrici (quasi sempre gli stessi colossi protagonisti del mercato delle sigarette tradizionali) come meno dannose, e utili per chi vuole smettere di fumare. Ora sono sempre più numerosi gli studi che lanciano l’allarme, denunciando come le sigarette elettroniche e i prodotti con tabacco riscaldato siano tutt’altro che innocui, e vengano spesso usati insieme alle sigarette, con effetti negativi che si sommano anziché attenuarsi.

Uno studio finanziato da AIRC, pubblicato sulla rivista Tobacco Control da Silvano Gallus, che dirige il Laboratorio di Ricerca sugli Stili di Vita dell’Istituto Mario Negri, ha dimostrato come sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato non solo non aiutino i fumatori a smettere di fumare, ma anzi aumentino il rischio sia che i non fumatori inizino a consumare sigarette tradizionali, sia che gli ex fumatori ricadano nella dipendenza da tabacco.

Ora Gallus ha avviato un progetto ambizioso, anche questo sostenuto da AIRC: “Stiamo avendo la possibilità di costituire una nuova coorte di persone in cui studiare l’effetto delle sigarette elettroniche e dei dispositivi a tabacco riscaldato sulla salute” spiega. I ricercatori seguiranno nel tempo migliaia di persone per osservare, in quelle che decidono di usare sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato, gli effetti rispetto ai non fumatori e ai non utilizzatori di questi prodotti, in termini di diagnosi di malattie potenzialmente connesse al fumo.

  • Redazione

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  • Articolo pubblicato il:

    4 giugno 2024