Ultimo aggiornamento: 15 marzo 2022
Titolo originale dell'articolo: CRISPR-based gene disruption and integration of high-avidity, WT1-specific T cell receptors improve antitumor T cell function
Titolo della rivista: Science Translational Medicine
Data di pubblicazione originale: 9 febbraio 2022
Ricercatori dell’Ospedale San Raffaele di Milano hanno messo a punto linfociti T ingegnerizzati che hanno dato ottimi risultati in test preclinici. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito è stata approvata la prima sperimentazione clinica del trattamento.
Immunoterapia, editing genetico, medicina personalizzata sono gli approcci con cui il gruppo di ricerca diretto da Chiara Bonini all’Ospedale San Raffaele di Milano ha messo a punto una nuova terapia cellulare contro la leucemia mieloide acuta. La terapia, basata su linfociti T ingegnerizzati, ha dato ottimi risultati in ambito preclinico.
L’immunoterapia punta a potenziare le naturali difese immunitarie dell’organismo contro i tumori. Bonini e colleghi hanno lavorato con i linfociti T, cellule del sistema immunitario deputate proprio a riconoscere e uccidere le cellule tumorali, oltre che batteri e cellule infettate da virus. I linfociti T svolgono questo compito attraverso molecole specifiche presenti in superficie, chiamate recettori delle cellule T (TCR). Ogni linfocita ha il proprio TCR, capace di riconoscere, per esempio, una parte specifica di una cellula tumorale, per esempio un frammento di proteina che si trova solo in queste cellule, esposto in superficie. Non tutti i TCR sono però ugualmente efficaci. Per questo motivo il gruppo di Bonini ha pensato di selezionare un TCR la cui efficacia fosse particolarmente elevata, e di fornire ai pazienti linfociti T con tale specifico recettore. “Abbiamo puntato su quelli con un TCR specifico contro un particolare frammento di una proteina chiamata WT1, coinvolta nella leucemia mieloide acuta e in altri tumori” spiega Bonini.
I linfociti con questo specifico TCR sono stati dapprima isolati nel sangue di volontari sani. I ricercatori hanno quindi isolato i linfociti T di pazienti, con l’obiettivo di sostituirvi i geni per il TCR con quelli del TCR specifico contro WT1. “Lo abbiamo fatto tramite editing genetico, intervenendo in modo molto mirato sul DNA. In questo modo è stato possibile sostituire la sequenza presente con una diversa, a sua volta elaborata in laboratorio.” I ricercatori hanno quindi trattato con i linfociti ingegnerizzati sia cellule tumorali umane, sia topi di laboratorio con tumori di origine umana, osservando in entrambi i casi un’elevata efficacia e sicurezza del trattamento. I risultati sono stati considerati talmente promettenti che negli Stati Uniti e nel Regno Unito è già stata approvata la richiesta di avviare una sperimentazione clinica della nuova terapia.
Il ricorso a una sola proteina estranea (il TCR) anziché al genoma di un’intera cellula, riduce il rischio di incompatibilità ma non lo scongiura del tutto. Per ora, Bonini e colleghi hanno lavorato con un TCR con caratteristiche molecolari tali da renderlo compatibile con circa il 40 per cento della popolazione caucasica, ma sono già al lavoro per identificare TCR con altri profili di compatibilità, in modo da rendere la terapia il più possibile adattabile a persone di diverso background etnico. Allo stesso tempo, lavorano alla ricerca di TCR efficaci anche contro altri tipi di tumore. I risultati dello studio, reso possibile anche dal sostegno di Fondazione AIRC, sono stati pubblicati sulla rivista Science Translational Medicine.
Valentina Murelli