Verso una diagnosi mini-invasiva del linfoma

Ultimo aggiornamento: 30 luglio 2020

Verso una diagnosi mini-invasiva del linfoma

Titolo originale dell'articolo: Diagnostic Accuracy of Positron Emission tomography/computed Tomography-Driven Biopsy for the Diagnosis of Lymphoma

Titolo della rivista: European Journal of Nuclear Medicine and Molecular Imaging

Data di pubblicazione originale: 15 giugno 2020

Messa a punto dal gruppo di Pier Luigi Zinzani dell'Università di Bologna, la nuova strategia per diagnosticare il linfoma si basa sulla PET e su un approccio multidisciplinare che prevede la stretta collaborazione tra vari specialisti

La biopsia dei linfonodi è l'esame fondamentale per la diagnosi di linfoma, sia all’esordio della malattia sia in caso di ricaduta. “Non si tratta però di un esame semplice, perché, specialmente nel caso di masse profonde, occorre un'asportazione chirurgica del linfonodo interessato, il che comporta  il ricovero, talvolta un'anestesia generale e inoltre la possibilità di vari disagi” spiega il professor Pier Luigi Zinzani dell'Istituto di ematologia dell'Università di Bologna. Da questo problema nasce l'impegno del suo gruppo di ricerca a individuare strategie alternative, fra cui lo sviluppo di una nuova procedura di biopsia con ago sottile guidata da PET, la tomografia a emissione di positroni. La ricerca è stata sviluppata anche grazie al sostegno di Fondazione AIRC.

 

“Poiché i linfomi sono avidi del mezzo di contrasto utilizzato per effettuare la PET, abbiamo ipotizzato che questo potesse essere anche un tracciante sicuro ed efficace per individuare il tessuto sul quale effettuare la biopsia, soprattutto per localizzazioni difficilmente raggiungibili senza intervento chirurgico, per esempio su tessuto osseo o nel caso di linfonodi addominali profondi” racconta Zinzani, sottolineando che nella messa a punto e nell’esecuzione della procedura è stato necessario coinvolgere un'équipe multidisciplinare ben affiatata. “Abbiamo coinvolto cinque specialità: ematologia, emolinfopatologia, radiologia interventistica, ortopedia e medicina nucleare.” I risultati della prima sperimentazione, condotta con un centinaio di pazienti sono stati pubblicati a giugno sull'European Journal of Nuclear Medicine and Molecular Imaging e sono decisamente positivi. “Abbiamo ottenuto un campione adeguato per la formulazione di una diagnosi e per stabilire le successive decisioni cliniche nell'88 per cento dei casi. Con riduzione di tempi d'attesa, dei disagi per i pazienti e dei costi.”

 

Se i risultati saranno confermati in studi multicentrici più ampi, la nuova procedura potrà essere applicata di routine, innanzitutto nell'Istituto di ematologia del Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna e poi eventualmente in altri centri clinici. Per l'estensione anche ad altri ospedali, secondo Zinzani l'aspetto chiave sul quale lavorare è la costruzione di una valida squadra multidisciplinare. Intanto, il gruppo di ricerca sta lavorando a una nuova prospettiva: l'individuazione di parametri che permettano di guidare la biopsia anche con TAC o ecografia, laddove i linfonodi e i tessuti coinvolti non siano particolarmente sensibili alla PET. 

  • Valentina Murelli