Ultimo aggiornamento: 21 novembre 2018
Linfociti geneticamente modificati hanno ridotto la massa tumorale in animali di laboratorio. A breve potrebbe iniziare una sperimentazione clinica.
Titolo originale dell'articolo: Adoptive Immunotherapy Using PRAME-Specific T Cells in Medulloblastoma
Titolo della rivista: Cancer Research
Data di pubblicazione originale: 3 aprile 2018
Il medulloblastoma è il più comune e uno dei più aggressivi tra i tumori del cervello che colpiscono i bambini. In molti casi può essere definitivamente curato, ma servono nuove strategie per i piccoli pazienti refrattari alle terapie o che vanno incontro a ricadute. In questa direzione vanno i risultati di uno studio di immunoterapia condotto dall'équipe di Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di onco-ematologia e terapia cellulare e genica dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. I risultati sono pubblicati sulla rivista Cancer Research.
Tutto è nato dall'interesse del gruppo di ricerca per la proteina PRAME, un antigene espresso in alcune cellule tumorali, comprese quelle di medulloblastoma, e in grado di generare una risposta del sistema immunitario del paziente. Primo passo del lavoro, condotto grazie al sostegno di AIRC, è stato confrontare l'andamento della malattia con l'espressione di PRAME in campioni di tessuto tumorale ottenuti dai pazienti. "Abbiamo osservato che l'espressione di PRAME nei bambini con medulloblastoma è associato a una minore possibilità di cura del tumore, e dunque con un peggioramento della prognosi" spiega Locatelli.
Il passo successivo è stato considerare PRAME un possibile bersaglio per l'immunoterapia. I ricercatori hanno sviluppato in laboratorio linfociti T citotossici, geneticamente modificati con un recettore specifico proprio per PRAME, dunque capaci di riconoscere ed eliminare in modo mirato le cellule tumorali che presentano questo antigene con un'altra molecola chiamata HLA-A2. Quando questi linfociti sono stati messi alla prova, sia contro linee cellulari tumorali, sia in topolini ai quali erano state impiantate cellule tumorali umane con PRAME e HLA-A2, i risultati sono stati positivi. Nei topolini la somministrazione di questi linfociti ha portato a una netta riduzione della massa tumorale e a un significativo aumento della sopravvivenza. Per evitare rischi, Locatelli e colleghi hanno dotato questi linfociti di un sistema che permette di uccidere queste cellule quando sono esposte a un determinato farmaco: in questo modo i linfociti geneticamente modificati possono essere tenuti sempre sotto controllo ed eliminati in caso di reazione avverse.
Ora l'obiettivo è passare dal laboratorio alla clinica. Questo approccio potrebbe essere utile al 40% circa dei pazienti con medulloblastoma. "Già all'inizio del prossimo anno potrebbe partire una sperimentazione clinica sull'uso di immunoterapia contro l'antigene PRAME per diversi tipi di tumori: oltre al medulloblastoma, leucemia mieloide acuta e sarcomi ossei".
Valentina Murelli