Vaccini anti-Covid: alleati contro il cancro e il long Covid

Ultimo aggiornamento: 18 maggio 2023

Vaccini anti-Covid: alleati contro il cancro e il long Covid

Titolo originale dell'articolo: SARS-CoV-2 omicron (B.1.1.529)-related COVID-19 sequelae in vaccinated and unvaccinated patients with cancer: results from the OnCovid registry

Titolo della rivista: The Lancet Oncology

Data di pubblicazione originale: 7 marzo 2023

I sintomi del long Covid possono costringere a interrompere le cure per un tumore, compromettendo la sopravvivenza dei pazienti oncologici. Avere ricevuto due o più dosi di un vaccino contro SARS-CoV-2 può però aiutare a contrastare questi effetti.

Il 15 per cento circa dei pazienti oncologici che hanno contratto il coronavirus rischia di sentirsi molto affaticato e di avere sia difficoltà a respirare sia problemi neurocognitivi, come perdita di memoria e confusione. Sono i sintomi del long Covid, una condizione che si può presentare anche mesi dopo essere guariti da SARS-CoV-2 ed è particolarmente gravosa per chi ha un tumore. Il rischio infatti è che possa determinare, tra le altre cose, un’interruzione del percorso di cura oncologica e un aumento della mortalità. Per proteggersi da queste conseguenze, però, possono venire in aiuto i vaccini contro il coronavirus. Lo dimostrano i risultati, pubblicati sulla prestigiosa rivista The Lancet Oncology, di un recente studio sostenuto da AIRC. La ricerca internazionale è stata guidata da David James Pinato dell’Università del Piemonte orientale.

L’indagine è stata condotta sui dati di OnCovid, un database che contiene le informazioni di pazienti maggiorenni di diversi Paesi con una diagnosi di tumore e che hanno contratto l’infezione da SARS-CoV-2 tra febbraio 2020 e gennaio 2022. Filtrati i dati ed eliminate le registrazioni incomplete, sono state selezionate quasi 2.000 persone in Spagna, Italia e Gran Bretagna, che, 4-12 settimane dopo l’infezione acuta, hanno mostrato sintomi psichici e fisici del long Covid. I ricercatori si sono inoltre accertati che questi segnali non fossero riconducibili ad altre cause, per esempio a effetti collaterali dei trattamenti per la cura del cancro. Dalle prime analisi è emerso che le persone che erano andate in terapia intensiva o avevano avuto bisogno di cure specifiche per l’infezione da SARS-CoV-2 avevano una maggiore probabilità di essere colpiti anche da long Covid.

In seguito il gruppo di pazienti è stato suddiviso in parti più piccole sulla base delle informazioni disponibili sul loro stato di vaccinazione. Sono stati così confrontati i casi di long Covid risalenti a tre periodi differenti: al 2020, prima che fossero disponibili i vaccini; al 2021, quando hanno cominciato a diffondersi le varianti di SARS-CoV-2 da alpha a delta; e al 2022, quando è diventata dominante la variante omicron del virus. È risultato che le percentuali di persone con sintomi da long Covid sono state maggiori nel 2020 e sono invece diminuite nel periodo della diffusione delle varianti da alpha a delta sia, e ancor più, quando ha imperversato omicron. Le differenze principali sono dunque emerse tra i non vaccinati e i vaccinati, perché all’aumentare della copertura vaccinale diminuivano i sintomi. Il rischio dei non vaccinati di mostrare sintomi da long Covid era quasi del 20 per cento, ma si abbassava al 10 e al 7,4 per cento, rispettivamente, nei pazienti che avevano ricevuto due e tre dosi di uno dei vaccini anti-Covid. Secondo le stime, inoltre, era sufficiente anche solo un sintomo di long Covid per predisporre i pazienti a interrompere le proprie terapie oncologiche, provocando un aumento della mortalità.

Non vaccinarsi può quindi comportare conseguenze negative da diversi punti di vista. Era stato già dimostrato in precedenza che i non vaccinati corrono un rischio maggiore di manifestare sintomi gravi da Covid-19. I risultati dello studio aggiungono un tassello in più. Ci dicono che anche chi, tra i non vaccinati, supera la malattia da SARS-CoV-2 ha più probabilità di interrompere i trattamenti oncologici a causa del long Covid, rispetto ai vaccinati. Gli esiti dovranno essere confermati su campioni più ampi di popolazione, ma chiariscono ancora una volta quanto sia importante partecipare alle campagne di vaccinazione e dare la precedenza alle persone più fragili.

  • Camilla Fiz

    Scrive e svolge attività di ricerca nell’ambito della comunicazione della scienza. Proviene da una formazione in comunicazione della scienza alla SISSA di Trieste, in biotecnologie molecolari all’Università degli studi di Torino e in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi della stessa città. Oggi è PhD student in Science, Technology, Innovation and Media studies presso l’Università di Padova e collabora con diversi enti esterni. Il suo sito: https://camillafiz.wordpress.com/