Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018
La raccolta di tumori al colon, caratterizzati a livello molecolare a Candiolo, ha permesso di individuare particolarità rare, contro cui esistono già potenziali trattamenti.
Titolo originale dell'articolo: The molecular landscape of colorectal cancer cell lines unveils clinically actionable kinase targets
Titolo della rivista: Nature Communications
Data di pubblicazione originale: 1 aprile 2015
I tumori possono essere diversi tra loro anche quando colpiscono lo stesso organo, a causa, forse, delle differenti mutazioni presenti nel DNA di ciascun tumore. Tale eterogeneità molecolare è verosimilmente la ragione per cui un farmaco efficace per un paziente può essere inefficace in un altro.
Per trovare soluzioni al problema, di particolare rilievo per il cancro al colon, un gruppo di ricercatori dell'Università di Torino, coordinato da Alberto Bardelli, Federica Di Nicolantonio ed Enzo Medico, ha condotto una ricerca finanziata da AIRC i cui risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Communications. "Abbiamo coltivato in laboratorio cellule di tumori del colon prelevate da oltre 150 pazienti e di tali cellule abbiamo caratterizzato i difetti genetici" racconta Federica Di Nicolantonio, ricercatrice all'IRCCS di Candiolo, presso Torino. "Grazie alle tecnologie di sequenziamento di nuova generazione che consentono un'analisi rapida e complessiva del DNA e del RNA, abbiamo verificato che in questa raccolta di campioni è riassunta la varietà molecolare osservata nei tumori intestinali: si tratta quindi di una efficace 'palestra' sperimentale per testare nuovi approcci di terapia personalizzata".
A riprova di ciò, i ricercatori di Candiolo hanno scoperto un caso in cui le cellule tumorali presentavano concentrazioni elevate di una proteina, chiamata ALK, contro la quale è già disponibile un farmaco efficace nei tumori polmonari. Con lo stesso approccio hanno poi identificato altre sei proteine-bersaglio, presenti a concentrazioni anomale in una piccola parte dei casi. Analizzando quindi i tumori dell'intestino di oltre 700 pazienti, i ricercatori hanno osservato che ognuna di queste proteine anomale è presente in meno dell'1% dei casi, in individui diversi. Il primo passo verso la clinica è dunque già stato compiuto: farmaci capaci di bloccare queste proteine sono stati testati in laboratorio e la crescita tumorale si è bloccata nelle cellule dove la concentrazione di tali proteine era al di sopra della norma. Nasce quindi dai modelli cellulari una nuova opportunità per mettere a punto trattamenti su misura per ogni paziente.
Agenzia Zadig