Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018
Da una ricerca milanese un prezioso strumento per orientarsi tra gli intricati meccanismi molecolari alla base dello sviluppo tumorale.
Titolo originale dell'articolo: An atlas of altered expression of deubiquitinating enzymes in human cancer
Titolo della rivista: PLoS One
Data di pubblicazione originale: 1 gennaio 2011
Una sorta di "mappa del tesoro" aiuterà i ricercatori a non perdersi nel complicato mondo dei meccanismi molecolari che provocano il cancro: l'hanno disegnata i ricercatori del Campus IFOM-IEO di Milano. Lo studio, pubblicato sulla rivista PLoS One e coordinato da Stefano Confalonieri e Pier Paolo Di Fiore, ha preso in considerazione una molecola chiamata ubiquitina che è presente in tutte le cellule dell'organismo, regolando la degradazione e il riciclo delle proteine.
Quando il processo regolato dall'ubiquitina non funziona adeguatamente, le cellule possono ammalarsi. Chiara Luise e colleghi hanno studiato in particolare un gruppo di enzimi chiamati DUB - deubiquitinasi - capaci di eliminare l'ubiquitina, interferendo così con le regolazioni dei processi cellulari controllati da questa molecola. Come spiegano gli autori del lavoro, sapere come e quanto i DUB sono espressi nei tumori e nei tessuti sani può aiutare a capire più a fondo il loro ruolo nello sviluppo della malattia.
Il passo successivo potrebbe essere lo sviluppo di farmaci capaci di rimettere ordine nel processo di regolazione alterato. Nello studio i ricercatori hanno utilizzato una tecnologia chiamata tissue microarray, che permette di capire in quali cellule o tessuti è presente il gene o la proteina che si vuole analizzare.
In pratica i tissues microarray funzionano così: "Si preparano vetrini simili a quelli utilizzati per osservazioni al microscopio" spiega Chiara Luise "solo che, anziché analizzare un solo campione alla volta, si studiano contemporaneamente moltissimi pezzi di tessuto, prelevati da diversi tumori e disposti sul vetrino in un ordine ben preciso". Sui vetrini utilizzati nella prima fase del lavoro sono stati analizzati campioni derivati da tumori molto comuni - come, per esempio, melanoma, tumore di prostata, colon, seno, polmone eccetera - accanto a tessuti sani in modo da poterli confrontare direttamente.
"Sono state analizzate circa 90 deubiquitinasi, praticamente tutte quelle note" spiega Maddalena Donzelli, che ha collaborato al progetto. "Tra queste ne abbiamo selezionate 22 che risultano espresse in modo diverso nel tumore rispetto al corrispondente tessuto sano. Nei casi di melanoma i tessuti sul vetrino appartenevano a tumori dei quali si conosceva anche il livello di aggressività, un'informazione che ha permesso di ipotizzare un legame tra la presenza di alcune deubiquitinasi e la prognosi della malattia".
Agenzia Zoe