Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018
Nei tumori l'attivazione del gene RORC1 porta all'espansione di una popolazione di cellule "immature" del sistema immunitario, che ne ostacolano l'attività antitumorale. Il gene potrebbe quindi rappresentare un nuovo bersaglio terapeutico.
Titolo originale dell'articolo: RORC1 Regulates Tumor-Promoting “Emergency” Granulo-Monocytopoiesis
Titolo della rivista: Cancer Cell
Data di pubblicazione originale: 1 agosto 2015
Almeno sulla carta, il sistema immunitario sarebbe un grande alleato nella lotta contro il cancro, tanto che l'immunoterapia è considerata una delle strategie di cura più promettenti in oncologia. Quando però si passa alla pratica clinica, può succedere che i risultati siano meno entusiasmanti del previsto. La responsabilità è del tumore stesso, che modula l'attività del sistema immunitario per renderlo meno efficace. Buone notizie in proposito, però, vengono dai risultati ottenuti dal gruppo di Antonio Sica, del Centro di ricerca dell'Istituto clinico Humanitas di Rozzano (MI) e dell'Università del Piemonte orientale di Novara, che è riuscito a identificare un possibile bersaglio da colpire per potenziare l'effetto dell'immunoterapia.
Il bersaglio in questione si chiama RORC1 ed è un gene che, in presenza di un tumore, si accende nei progenitori di alcune cellule del sistema immunitario (in particolare quelle della linea mieloide, come granulociti e monociti). "La sua attivazione dà il via al differenziamento di questi progenitori, il che in teoria è positivo" spiega Sica. "Le cellule mieloidi, infatti, hanno il compito di riconoscere i segnali di pericolo, come la presenza di cellule tumorali, attivando risposte immunitarie che portano alla loro eliminazione". Il problema è che il tumore induce una serie di eventi, tra cui l'attivazione di RORC1, che provocano l'arresto del percorso di maturazione di queste cellule. Non solo: "Oltre a non svolgere il loro compito, le cellule immature sopprimono la capacità di altri elementi del sistema immunitario di lottare contro il tumore, ostacolando anche l'immunoterapia".
Grazie al contributo fondamentale di AIRC, Sica e colleghi hanno dimostrato sia in alcuni modelli animali sia nel caso del cancro del colon-retto nell'uomo, che la moltiplicazione delle cellule immature soppressorie dipende proprio dall'attivazione di RORC1. E che, almeno nei topi, spegnendo questo gene si blocca l'accumulo delle cellule immature. Due i nuovi obiettivi della ricerca: verificare se lo stesso meccanismo sia presente anche in altri tumori umani e cercare di individuare molecole in grado di bloccare l'attività di RORC1 in pazienti con la malattia. In futuro queste molecole potrebbero essere utilizzate a sostegno dell'immunoterapia, per migliorarne l'efficacia.
Valentina Murelli