Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018
I tumori trovano mille strategie per difendersi dai farmaci. E i ricercatori di AIRC mettono in campo la controffensiva.
Titolo originale dell'articolo: The Role of C/EBP-β LIP in Multidrug Resistance
Titolo della rivista: Journal of National Cancer Institute
Data di pubblicazione originale: 1 marzo 2015
Purtroppo non tutti i tumori rispondono bene alla chemioterapia: già al momento della diagnosi si stima che una percentuale variabile dal 40 al 70% dei tumori sia in grado di resistere ai farmaci. Le percentuali aumentano poi in caso di recidiva e metastasi, rendendo così la cura più difficile. La resistenza ai farmaci è dovuta a diversi meccanismi molecolari. Fra i più noti vi è quello che coinvolge alcune proteine di superficie delle cellule tumorali che pompano i farmaci chemioterapici al di fuori delle cellule stesse, limitandone i danni per la cellula e l'efficacia per il paziente. La glicoproteina-P è una delle principali pompe proteiche coinvolte in questo fenomeno.
Chiara Riganti, dell'Università di Torino, ha condotto di recente uno studio a questo proposito, in collaborazione col Weizmann Institute of Science di Rehovot, in Israele. "Abbiamo dimostrato che le cellule tumorali più aggressive non resistono soltanto alla chemioterapia, ma anche a un tipo particolare di morte cellulare, indotta da 'stress del reticolo endoplasmatico'" spiega Riganti, commentando i risultati dello studio, pubblicati sul Journal of National Cancer Institute.
Il reticolo endoplasmatico è un organello cellulare che serve per la corretta sintesi e il ripiegamento delle proteine. Se scarseggiano nutrienti od ossigeno, o se la cellula riceve chemioterapia, si genera una situazione di 'stress del reticolo endoplasmatico', che induce la morte della cellula stessa. Questo meccanismo, innescato dall'attivazione di una proteina chiamata C/EBP-beta LIP, funziona però solo nelle cellule non tumorali e nelle cellule tumorali sensibili alla chemioterapia. "Nelle cellule tumorali resistenti, invece, C/EBP-beta LIP è costantemente degradata e al suo posto si produce un'altra proteina, C/EBP-beta LAP, che favorisce la sopravvivenza della cellula e al tempo stesso aumenta la produzione di glicoproteina-P" spiega la ricercatrice. "In questo modo la cellula diventa più resistente sia allo stress del reticolo endoplasmatico, sia alla chemioterapia". L'efficacia della cura si potrebbe quindi ristabilire con una terapia genica che permetta di esprimere di nuovo la proteina originaria. Un approccio alternativo forse più semplice potrebbe essere quello di impedire la degradazione della proteina C/EBP-beta LIP mediante farmaci, che sono attualmente in fase di studio.
Agenzia Zadig