Ultimo aggiornamento: 21 novembre 2018
Alcune forme di tumori neuroendocrini tendono ad avere prognosi migliore di altre, ma non sempre la distinzione è netta. Uno studio coordinato da Aldo Scarpa (Università di Verona) suggerisce che l'analisi molecolare può essere d'aiuto.
Titolo originale dell'articolo: Lung neuroendocrine tumours: deep sequencing of the four World Health Organization histotypes reveals chromatin-remodelling genes as major players and a prognostic role for TERT, RB1, MEN1 and KMT2D
Titolo della rivista: Journal of Pathology
Data di pubblicazione originale: 29 dicembre 2016
I tumori neuroendocrini del polmone - tumori rari che hanno origine da cellule endocrine disperse lungo l'albero bronchiale - non sono tutti uguali. I carcinoidi tipici e quelli atipici, infatti, sono per lo più benigni, mentre i carcinomi a grandi cellule e quelli a piccole cellule sono più aggressivi. "La distinzione, tuttavia, non è netta" precisa Aldo Scarpa, direttore del Centro di ricerca applicata sul cancro ARC-Net dell'Università di Verona. "Esistono tumori, specialmente tra i carcinoidi atipici e i carcinomi a grandi cellule, che si comportano in modo diverso - in senso positivo o negativo - rispetto a quanto ci aspetteremmo".
Anche nel caso dei tumori neuroendocrini del polmone, come in generale per altri tumori, capire quale potrebbe essere la prognosi della malattia è importante, perché da questo inquadramento dipendono anche le decisioni terapeutiche da prendere. Un significativo passo in avanti in questa direzione viene ora da uno studio condotto proprio dal gruppo del professor Scarpa e sostenuto in buona parte da AIRC. I risultati, pubblicati sul Journal of Pathology, dimostrano che l'analisi molecolare è uno strumento utile da affiancare alla tradizionale diagnosi istologica nella definizione delle caratteristiche prognostiche dei tumori neuroendocrini del polmone.
I ricercatori hanno sequenziato il genoma di 148 campioni di diversi tipi di tumori, identificando una serie di mutazioni caratteristiche: alcune comuni alle quattro categorie tumorali (i due tipi di carcinoidi e i due tipi di carcinomi), altre specifiche di ciascun tipo. Soprattutto, Scarpa e colleghi hanno osservato che alcune mutazioni o gruppi di mutazioni sono associate a prognosi diverse, indipendentemente dalla categoria istologica alla quale appartiene il tumore. "Per esempio, abbiamo osservato che carcinoidi atipici con mutazioni a carico del gene MEN1 tendono a essere più aggressivi dei carcinoidi atipici che ne sono privi", racconta il professore. Questo tipo d'informazioni potrebbe aiutare a definire in modo più mirato il trattamento migliore per il singolo paziente, stabilendo, di caso in caso, se è meglio passare subito alla chemioterapia o all'intervento chirurgico.
Scarpa e colleghi stanno già ottenendo conferme del risultato ottenuto in ulteriori studi: un passo necessario per avviare, in futuro, una sperimentazione clinica sull'utilizzo di questo nuovo strumento molecolare.
Antonino Michienzi