Un anello di congiunzione tra infiammazione e cancro

Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018

La proteina p53, quando è mutata, trasforma gli stimoli infiammatori in segnali che rendono i tumori più aggressivi.

Titolo originale dell'articolo: Mutant p53 Reprograms TNF Signaling in Cancer Cells through Interaction with the Tumor Suppressor DAB2IP

Titolo della rivista: Molecular Cell

Data di pubblicazione originale: 1 dicembre 2014

Infiammazione e cancro vanno spesso di pari passo. Da un lato il tumore scatena una risposta infiammatoria, dall'altro proprio il contesto infiammatorio alimenta l'aggressività del tumore e la disseminazione delle metastasi. La mappa dei punti in cui processi infiammatori e tumorali si interconnettono e agiscono in concerto è in corso di esplorazione.

Licio Collavin del dipartimento di Scienze della vita dell'Università di Trieste e il suo gruppo di ricerca al Laboratorio nazionale CIB - Area Science Park di Trieste, con il fondamentale sostegno di AIRC, hanno da poco svelato l'identità di uno dei fattori chiave di questa interazione, con uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Molecular Cell.

Protagonista è una proteina, chiamata p53, ben nota agli scienziati perché in condizioni normali protegge il patrimonio genetico delle cellule, mentre nella metà circa dei tumori si ritrova in forma mutata. Collavin e i suoi collaboratori hanno scoperto che queste varianti anomale non solo vengono meno al proprio fondamentale ruolo a guardia dell'integrità del genoma, ma si comportano da pericolosi acceleratori della trasformazione e progressione tumorale. In che modo? Facendo sì, fra le altre cose, che le cellule tumorali interpretino i segnali molecolari dell'infiammazione come istruzioni a sviluppare maggiore aggressività.

"La proteina p53 mutata - spiega Collavin - neutralizza un fattore che controlla i segnali molecolari generati dall'infiammazione, facendo sì che le cellule maligne potenzino la loro capacità invasiva". Con i loro esperimenti i ricercatori triestini hanno dimostrato che, eliminando questo effetto provocato dalla proteina p53 mutata, le cellule tumorali reagiscono meno agli stimoli infiammatori e, quindi, diventano meno aggressive. "Il nostro studio, quindi, apre la strada a nuove ricerche volte a sviluppare approcci terapeutici mirati, basati sulle caratteristiche di p53 nei diversi tumori" conclude il ricercatore.

  • Agenzia Zadig