Ultimo aggiornamento: 18 marzo 2019
Titolo originale dell'articolo: Very low intensity ultrasounds as a new strategy to improve selective delivery of nanoparticles-complexes in cancer cells
Titolo della rivista: Journal of Experimental & Clinical Cancer Research
Data di pubblicazione originale: 3 gennaio 2019
Per promuovere il rilascio mirato di farmaci antitumorali veicolati da nanoparticelle, un gruppo di ricercatori dell'IRCCS Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma ha puntato sull'associazione con ultrasuoni a bassa frequenza. I primi risultati sono molto promettenti.
Uno degli ambiti più rilevanti nella ricerca di nuove strategie anticancro riguarda il rilascio mirato di farmaci nelle singole cellule tumorali tramite nanoparticelle che dovrebbero funzionare come vettori specifici: “taxi molecolari” in grado di raggiungere una destinazione ben precisa stabilita a priori. Questo approccio ha dato alcuni ottimi risultati in alcune condizioni, ma ci sono malattie – come i sarcomi e il cancro del colon – nelle quali le cellule tumorali mostrano una certa resistenza ad accogliere questi piccolissimi oggetti estranei. In questi casi, però, potrebbe venire in aiuto un'altra tecnologia: l'esposizione a ultrasuoni, le onde comunemente impiegate nelle ecografie, a intensità molto bassa. Questa, almeno, è la promettente conclusione di una serie di esperimenti condotti con cellule tumorali coltivate in laboratorio dal gruppo di Lidia Strigari all'IRCCS Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma.
“L'esposizione agli ultrasuoni modifica la permeabilità delle membrane cellulari, permettendo l'apertura di pori presenti in superficie e rendendole più disponibili ad accogliere le nanoparticelle terapeutiche” spiega Strigari. La novità del suo lavoro di ricerca, sottolinea Strigari, è stata utilizzare ultrasuoni con un'intensità fino a 100 volte più bassa di quella impiegata in studi precedenti, a maggiore garanzia di sicurezza per le cellule e i tessuti sani che circondano il tumore.
L'effetto dell'associazione tra ultrasuoni a intensità molto bassa e nanoparticelle per il rilascio mirato di farmaci antitumorali è stato esaminato sia in linee cellulari tumorali di sarcoma e di cancro del colon sia in cellule sane. “Abbiamo osservato che questi ultrasuoni riescono davvero a promuovere l'assorbimento delle nanoparticelle da parte delle cellule tumorali, senza causare effetti tossici rilevanti su quelle sane” afferma la ricercatrice. “Inoltre abbiamo notato un effetto positivo degli ultrasuoni anche rispetto alla sensibilità a chemioterapici tradizionali in cellule di sarcoma resistenti a questa farmaci”.
Questi risultati, ottenuti grazie al sostegno fondamentale di AIRC e pubblicati sul Journal of Experimental & Clinical Cancer Research, aprono a nuove prospettive terapeutiche. Per arrivarci, però, occorre che le osservazioni fatte siano confermate in animali di laboratorio e nei pazienti.
Valentina Murelli