Ultimo aggiornamento: 21 novembre 2018
Il gene PML è un potente freno contro lo sviluppo di un tumore. Se manca o è mutato, la malattia si sviluppa più facilmente, mettendo in atto un sofisticato meccanismo di sopravvivenza. Che però potrebbe essere arginato.
Titolo originale dell'articolo: PML at Mitochondria-Associated Membranes Is Critical for the Repression of Autophagy and Cancer Development
Titolo della rivista: Cell Reports
Data di pubblicazione originale: 1 agosto 2016
Anche per le cellule tumorali la vita può essere difficile: spesso, per esempio, si ritrovano immerse in ambienti ostili, poveri di ossigeno e di sostanze nutritive, e diventa complicato sopravvivere. Se ci riescono, per noi cominciamo i problemi. Un esempio di queste strategie di sopravvivenza lo offrono i tumori con alterazioni della proteina PML, una proteina che svolge tante e importanti azioni di contrasto allo sviluppo e alla progressione tumorale. Se PML manca o non funziona più, il cancro ha un freno in meno, cresce più facilmente e tende a diventare resistente alla chemioterapia.
Proprio dei meccanismi che rendono più facile la vita del tumore in assenza di PML si è occupata Carlotta Giorgi con il suo gruppo di ricerca all'Università di Ferrara, grazie al contributo di AIRC. I risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista Cell Reports.
"PML lavora sia nel nucleo della cellula, la centrale di controllo genetico, sia nelle zone di contatto tra due strutture: i mitocondri, ovvero le centrali energetiche, e il reticolo endoplasmatico, ossia la fabbrica delle proteine" spiega Giorgi. "Noi abbiamo cercato di capire cosa faccia PML in questi punti di contatto". Grazie a una serie di esperimenti condotti in cellule isolate e con animali di laboratorio è emerso che questa proteina regola un meccanismo metabolico particolare, chiamato autofagia, che le cellule possono mettere in atto quando sono in difficoltà, riciclando proprie componenti di scarto per produrre l'energia di cui hanno bisogno.
"In presenza di PML il meccanismo è regolato finemente e la cellula tumorale spesso muore" racconta la ricercatrice. "Se invece la proteina manca, la cellula tumorale innesca l'autofagia al massimo, riuscendo a recuperare l'energia che le serve a crescere e moltiplicarsi in modo incontrollato". Sempre lavorando con i topi, Giorgi e colleghi hanno anche verificato che alcuni farmaci in grado di bloccare l'autofagia (per lo più antimalarici già in commercio) possono essere d'aiuto nel trattamento di tumori privi di PML. "Alcune osservazioni preliminari effettuate in tumori del colon ci fanno pensare che lo stesso meccanismo possa verificarsi anche negli esseri umani" commenta Giorgi. Dunque non resta che sperare che si possa avviare presto una sperimentazione clinica con questi farmaci. Per provare a offrire ad alcuni pazienti una chance in più.
Valentina Murelli