Ultimo aggiornamento: 16 settembre 2020
Titolo originale dell'articolo: The Disabled homolog 2 controls pro-metastatic activity of tumor-associated macrophages
Titolo della rivista: Cancer Discovery
Data di pubblicazione originale: 10 luglio 2020
È una proteina presente in quantità superiori alla norma in cellule del sistema immunitario infiltrate nei tumori. La nuova scoperta potrebbe aprire la strada ad applicazioni in campo prognostico e allo sviluppo di nuove terapie.
Negli ultimi anni le ricerche sulle relazioni tra tumori e sistema immunitario hanno messo in luce il ruolo dei cosiddetti macrofagi associati ai tumori (TAM) nello sviluppo di metastasi. Si tratta di cellule immunitarie deputate a difendere l'organismo da particelle e microrganismi estranei, ma che i tumori possono trasformare in propri complici. I risultati di uno studio internazionale coordinato dall'équipe di Vincenzo Bronte dell'Università di Verona hanno chiarito il ruolo di una proteina presente in questi macrofagi – la proteina DAB2 – proprio nello sviluppo di metastasi.
“Da studi precedenti sapevamo che, almeno in animali di laboratorio, il gene DAB2 è espresso a livelli più elevati nei TAM rispetto ad altre cellule” spiega Bronte. “In questo studio, reso possibile dall'importante sostegno di Fondazione AIRC, abbiamo cercato di capire quali potessero essere gli effetti di questa maggiore espressione.” Per prima cosa i ricercatori hanno osservato che la proteina DAB2 codificata dal gene omonimo è presente in particolare in macrofagi che si trovano sul bordo del tumore, proprio all'interfaccia con i tessuti limitrofi. Inattivando il gene nei topi, con sofisticati strumenti genetici, hanno inoltre scoperto che “il numero di metastasi tumorali era ridotto in modo notevole e c'era una maggiore risposta al trattamento con immunoterapia delle metastasi residue” sottolinea Bronte.
I passaggi successivi sono stati due: da un lato, chiarire i meccanismi molecolari alla base di queste osservazioni; dall'altro, verificare se fossero presenti anche negli esseri umani. In effetti, per il momento Bronte e colleghi hanno osservato la maggior espressione di DAB2 in pazienti con un tipo specifico di tumori luminali del seno e con tumori gastrici: in entrambi i casi, questa maggiore espressione era associata a una prognosi peggiore. Per quanto riguarda i meccanismi, si è visto che, nei macrofagi associati al tumore, DAB2 funziona come proteina di connessione che permette di legare l'apparato cellulare in grado di recepire segnali meccanici (per esempio informazioni sulla rigidità tissutale) con il ricircolo di proteine di membrana. “Tutto questo favorisce le metastasi, per esempio attraverso processi di rimodellamento della matrice extracellulare in cui sono immerse le cellule tumorali.” DAB2 diventa, quindi, un potenziale bersaglio per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici, possibilmente in combinazione con l’immunoterapia, mentre la sua espressione nei TAM potrebbe costituire un nuovo marcatore prognostico.
I risultati di questo studio, che si è avvalso di innovative tecniche di biologica molecolare e cellulare, sono stati pubblicati sulla rivista Cancer Discovery.
Valentina Murelli