Ultimo aggiornamento: 18 ottobre 2021
Titolo originale dell'articolo: Intratumoral injection of TLR9 agonist promotes an immunopermissive microenvironment transition and causes cooperative antitumor activity in combination with anti-PD1 in pancreatic cancer
Titolo della rivista: Journal for ImmunoTherapy of Cancer
Data di pubblicazione originale: 2 settembre 2021
Il cancro del pancreas è uno dei più resistenti all'immunoterapia, ma una nuova strategia proposta da ricercatori italiani traccia una strada per provare a vincere questa resistenza, modificando il microambiente tumorale.
Alcuni ricercatori del Policlinico Universitario Gemelli di Roma hanno cercato di modificare il microambiente tumorale per rendere l’adenocarcinoma duttale del pancreas più sensibile all'immunoterapia. Si tratta del gruppo di ricerca di Giampaolo Tortora, che per questo ha usato una molecola chiamata IMO-2125, in grado a sua volta di influire sulla risposta immunitaria. Il risultato è particolarmente significativo perché poche opzioni terapeutiche sono disponibili per il tumore del pancreas, una malattia che è anche fra le più refrattarie all’immunoterapia.
“Il microambiente in cui il tumore è immerso è fortemente ostile al riconoscimento e all’attacco delle cellule tumorali da parte del sistema immunitario dell’organismo” spiega Tortora. “Alcune componenti immunitarie di questo microambiente sono addirittura ‘corrotte’ dal tumore, che così viene difeso anziché colpito”. Dopo i risultati deludenti ottenuti con i primi tentativi di immunoterapia del cancro del pancreas, si è capito che il primo passo da fare per cercare di rendere la malattia più sensibile a questo approccio era modificare il microambiente che circonda la massa tumorale. Proprio questo è l’approccio seguito da Tortora e colleghi nello studio, condotto grazie al sostegno di Fondazione AIRC e i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal for ImmunoTherapy of Cancer.
I ricercatori hanno lavorato con animali di laboratorio con tumore del pancreas, nei quali si è cercato di riprodurre la malattia umana. In primo luogo hanno distinto, sulla base di un’ampia batteria di caratteristiche molecolari, la capacità dei tumori degli animali di generare una risposta immunitaria. Alcuni sono stati classificati come più immunogenici, altri come meno immunogenici. In seguito i ricercatori hanno trattato gli animali con IMO-2125, una molecola capace di regolare alcune risposte immunitarie. Già alcuni anni fa il gruppo di Tortora aveva mostrato un’azione antitumorale di questa molecola.
I risultati ottenuti sono stati decisamente positivi. “Nei topi con i tumori più immunogenici è bastata questa molecola a inibire la crescita tumorale, grazie al reclutamento nel tumore stesso delle cellule immunitarie in grado di uccidere quelle tumorali, come le cellule dendritiche e i linfociti T” racconta Tortora. “Nei topi con i tumori meno immunogenici, l’IMO-2125 non è stato sufficiente a sconfiggere il tumore, ma ha dato ottimi risultati antitumorali in combinazione con un farmaco ampiamente utilizzato in immunoterapia, a sua volta inefficace nel cancro del pancreas quando usato da solo. In entrambi i casi il trattamento ha inibito sia le cellule tumorali nell’area immediata cui è stato iniettato, sia altre cellule tumorali maggiormente distanti. Ciò significa che IMO-2125 ha condizionato il microambiente tumorale fino a rendere sensibile all’immunoterapia un tumore da sempre emblema di immunoresistenza.” Per quanto positivi, questi risultati dovranno essere confermati in ulteriori studi con i pazienti: la speranza è che possa partire presto una sperimentazione clinica.
Valentina Murelli