Ultimo aggiornamento: 7 febbraio 2019
Uno studio italiano ha permesso di “filmare” l'evoluzione anatomica e molecolare delle metastasi dal momento in cui diventano resistenti alla terapia. Significative variazioni avvengono sia nelle cellule tumorali, sia in quelle del sistema immunitario.
Titolo originale dell'articolo: Radiologic and Genomic Evolution of Individual Metastases during HER2 Blockade in Colorectal Cancer
Titolo della rivista: Cancer Cell
Data di pubblicazione originale: 9 luglio 2018
Alcuni pazienti con tumore del colon-retto metastatico con il gene HER2 amplificato traggono un beneficio almeno temporaneo dal trattamento con una combinazione di farmaci a bersaglio molecolare, il lapatinib e il trastuzumab. A dirlo, ormai da qualche anno, sono i risultati di HERACLES, uno studio clinico italiano, coordinato da Alberto Bardelli, dell'Istituto di Candiolo e del Dipartimento di oncologia dell'Università di Torino. Lo studio ha però messo in luce che non tutti i pazienti rispondono bene a questa terapia e, anzi, a volte sviluppano delle resistenze. Di fronte a questi ostacoli i ricercatori hanno deciso di capire meglio come evolve la malattia durante il trattamento, in modo da mettere a punto nuove strategie. L'esito di questo approfondimento, condotto con il fondamentale contributo di AIRC, è stato pubblicato sulla rivista Cancer Cell.
I pazienti sono stati seguiti con ulteriori indagini che hanno permesso di “filmare” nel tempo l'evoluzione delle metastasi tumorali, dal punto di vista sia anatomico (tramite analisi radiologica) sia molecolare. “Fondamentale in questo senso – spiega Bardelli – è stato il ricorso alla biopsia liquida, un esame del sangue che consente di esaminare il DNA tumorale circolante”. La comparsa della resistenza alla terapia, si è osservato, si accompagna a mutazioni come KRAS e BRAF specifiche per le varie lesioni metastatiche. Si tratta di un primo passo per cominciare a ragionare su nuove strategie di trattamento, ottenuto – tiene a precisare Bardelli – anche grazie al contributo di un paziente che ha disposto di donare il suo corpo, dopo il decesso, per la prosecuzione della ricerca.
Ma non è tutto: gli studiosi hanno utilizzato la biopsia liquida per analizzare anche eventuali variazioni nelle cellule del sistema immunitario, scoprendo che effettivamente l'evoluzione del tumore si accompagna a modifiche genetiche dei linfociti T. L'osservazione potrebbe aprire nuove prospettive di ricerca sulla possibile integrazione tra terapie a bersaglio molecolare e immunoterapie.
Valentina Murelli