Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018
Irradiando la zona operata durante l'intervento chirurgico si evita un ciclo molto più lungo di radioterapia esterna, ma la selezione dei casi è fondamentale.
Titolo originale dell'articolo: Intraoperative radiotherapy versus external radiotherapy for early breast cancer (ELIOT): a randomised controlled equivalence trial
Titolo della rivista: Lancet Oncology
Data di pubblicazione originale: 1 dicembre 2013
Se il tumore al seno è diagnosticato in fase precoce si può evitare la mastectomia, ma non la radioterapia post operatoria. Oggi tuttavia una tecnica piuttosto recente, l'irradiazione della zona operata durante l'intervento, può sostituire l'intero ciclo di radioterapia esterna a patto che la selezione delle donne a cui proporre questo trattamento tenga conto dei risultati dello studio clinico condotto all'Istituto europeo di oncologia. I risultati sono pubblicati sull'importante rivista Lancet Oncology.
I tumori piccoli e con caratteristiche biologiche che fanno prevedere un'aggressività media o bassa possono essere trattati con la radioterapia durante l'intervento, dal momento che il rischio di recidiva locale per queste pazienti è risultato uguale a quello delle pazienti che hanno invece ricevuto la radioterapia esterna dopo l'intervento. Con il trattamento intraoperatorio la donna evita il disagio di ritornare molte volte in ospedale e gli effetti collaterali delle applicazioni esterne, ma la selezione deve essere accurata. "Lo studio che abbiamo condotto con il supporto di AIRC ha dimostrato che tra i due approcci, a distanza di quasi sei anni, non c'è una differenza significativa in termini di mortalità" spiega Roberto Orecchia, direttore della Divisione di radioterapia dell'istituto milanese, "ma la maggiore frequenza di recidive della malattia nel seno operato, solo in caso di tumore più grande di 2 centimetri e con caratteristiche biologiche aggressive, richiede un team adeguatamente preparato perché questa tecnica si possa adottare nella routine".
La ricerca ha coinvolto più di 1.300 pazienti con un tumore al seno in fase iniziale e di dimensioni inferiori a 2,5 centimetri: metà di loro è stata trattata con sedute di radioterapia dopo l'intervento, mentre l'altra è stata sottoposta a un'unica applicazione di elettroni durante l'operazione. "Nel primo gruppo, nei sei anni dopo il trattamento, la malattia si è ripresentata nella parte già operata in 35 donne, mentre tra quelle seguite con l'approccio più tradizionale le recidive dallo stesso lato sono state solo quattro" afferma Orecchia e aggiunge: "Ci siamo, però, accorti che le recidive più frequenti riguardavano solo alcune pazienti con tumori che presentavano determinate caratteristiche. La radioterapia intraoperatoria, già applicata per altri tumori, funziona anche nel cancro al seno purché si selezionino con cura le pazienti che possono trarre il maggiore vantaggio da questa modalità di trattamento". Una modalità che, se da un lato semplifica il percorso post operatorio alle donne, dall'altro lato presenta costi e altre complicazioni organizzative che non tutti gli ospedali possono permettersi di affrontare.
Redazione