Tra le pieghe del cromosoma Philadelphia

Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018

A volte la leucemia mieloide cronica resiste alle cure: la scoperta delle cause molecolari del fenomeno apre la strada a nuovi approcci terapeutici.

Titolo originale dell'articolo: BCR-ABL residues interacting with ponatinib are critical to preserve the tumorigenic potential of the oncoprotein

Titolo della rivista: The FASEB Journal

Data di pubblicazione originale: 1 dicembre 2013

La leucemia mieloide cronica è una malattia che segna la storia della medicina e in particolare della lotta contro il cancro. L'anomalia genetica che la caratterizza, infatti, è stata tra le prime ad essere identificata come causa della malattia e, soprattutto, contrastata con una terapia efficace.

Il suo tipico segno di riconoscimento è il cromosoma Philadelphia, caratterizzato da un'anomalia che produce una particolare proteina, chiamata BCR-ABL, che manda alle cellule il segnale di continuare a proliferare in maniera incontrollata. Il segnale di via libera consiste nella fosforilazione, cioè nel trasferimento di gruppi fosfato sugli aminoacidi tirosina, componenti cruciali per la crescita cellulare. Perciò questa attività, fondamentale nello sviluppo della leucemia mieloide cronica come di molte altre forme di cancro, è detta attività tirosino-chinasica. Da molti anni sono stati messi a punto farmaci che bloccano questo fenomeno, detti perciò inibitori della tirosin-chinasi, di solito molto efficaci nei confronti della malattia.

"Esistono però casi in cui, pur essendo presente l'anomalia molecolare BCR-ABL tipica del cromosoma Philadelphia, la leucemia mieloide cronica non risponde alla cura" spiega Paolo Vigneri, oncologo dell'Università di Catania e autore dello studio, pubblicato su The FASEB Journal. "Abbiamo scoperto che gli aminoacidi cui si lega il farmaco ponatinib sono indispensabili per il funzionamento nella sequenza di BCR-ABL e non possono essere oggetto di mutazioni che impediscono al farmaco di agire. Questi quattro aminoacidi sono inoltre conservati in molte altre proteine coinvolte nello sviluppo di tumori umani".

Queste informazioni pongono quindi le basi per lo studio di nuovi medicinali che inibiscano l'attività di altre tirosin-chinasi evitando nel contempo l'insorgenza di mutazioni capaci di rendere inefficaci le terapie.

  • Agenzia Zadig