Terapie sempre più mirate per i tumori del colon-retto resistenti ai farmaci tradizionali

Ultimo aggiornamento: 21 novembre 2018

È l'obiettivo della medicina personalizzata e di precisione: tracciare l'identikit molecolare del tumore di ogni paziente, per individuare il tipo di terapia più adatto. Una strategia che nel tumore del colon-retto comincia a dare risultati positivi.

Titolo originale dell'articolo: MET-Driven Resistance to Dual EGFR and BRAF Blockade May Be Overcome by Switching from EGFR to MET Inhibition in BRAF-Mutated Colorectal Cancer

Titolo della rivista: Cancer Discovery

Data di pubblicazione originale: 1 settembre 2016

Affrontare un cancro può essere un po' come giocare una temibile partita a scacchi. A volte si trova subito la "mossa vincente", cioè una terapia in grado di sconfiggerlo. Altre volte, invece, mosse che sembravano vincenti si rivelano poco efficaci, perché il tumore riesce ad aggirarle, continuando la sua avanzata. In questi casi bisogna mettersi a tavolino a studiare per bene la partita - vale a dire le caratteristiche molecolari che rendono un tumore aggressivo e resistente alle terapie - per individuare le contromosse adatte a continuare il gioco. È esattamente quanto ha fatto un gruppo di ricercatori dell'Istituto tumori di Milano, dell'IRCCS di Candiolo e dell'Università di Torino nel caso del tumore del colon-retto con mutazione del gene BRAF. Il lavoro, svolto anche grazie al contributo di AIRC, è stato pubblicato su Cancer Discovery.

Spiega Federica di Nicolantonio, ricercatrice a Candiolo: "Nel 2012 abbiamo individuato un cocktail di farmaci che sembrava molto promettente per questo tumore. Le sperimentazioni cliniche, però, hanno rivelato che dopo un profondo beneficio iniziale i pazienti hanno avuto una ricaduta". Così, lavorando sul caso di un singolo paziente, i ricercatori hanno cercato di capire le cause molecolari di questa ricaduta.

"Abbiamo scoperto che, nel paziente in questione, oltre alla mutazione di BRAF insorgeva nel tempo anche un'alterazione del gene MET, che era responsabile della resistenza al trattamento" racconta Di Nicolantonio. In un secondo passaggio i ricercatori hanno individuato una nuova combinazione di farmaci efficace in modelli cellulari di tumore con alterazioni genetiche di BRAF e MET. Infine hanno somministrato la nuova combinazione, in via del tutto eccezionale e sperimentale, al paziente. Che ne ha davvero beneficiato: dopo due settimane di terapia i sintomi erano migliorati e le metastasi si erano ridotte di volume.

Un ottimo risultato, anche se non sappiamo ancora se si tratti davvero della mossa finale contro la malattia. "Dobbiamo confermare il risultato in un gruppo più vasto di pazienti. Sempre che abbiano un'alterazione di MET simile a quella descritta in questo caso" spiega Di Nicolantonio. "Potrebbe anche darsi che, in pazienti diversi, la resistenza sia causata da fattori molecolari differenti. Allora bisognerà ricominciare da capo, caso per caso, lo studio a tavolino della malattia".

  • Valentina Murelli