Sigarette elettroniche e a tabacco riscaldato non aiutano a smettere

Ultimo aggiornamento: 14 novembre 2022

Sigarette elettroniche e a tabacco riscaldato non aiutano a smettere

Titolo originale dell'articolo: Impact of electronic cigarette and heated tobacco product on conventional smoking: an Italian prospective cohort study conducted during the COVID-19 pandemic.

Titolo della rivista: Tobacco Control

Data di pubblicazione originale: 7 ottobre 2022

Uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Tobacco Control mostra che questi strumenti sono inefficaci per abbandonare l’abitudine al fumo. Al contrario, i dati dimostrano che essi aumentano le probabilità di iniziare a usare le sigarette tradizionali o di ricadere nell’abitudine al fumo se si era riusciti a smettere.

Le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato non aiutano i fumatori a smettere di fumare, mentre aumentano il rischio che i non-fumatori inizino a fumare sigarette tradizionali e che gli ex-fumatori ricadano nella dipendenza da tabacco.

Lo dicono i risultati di uno studio da poco pubblicati sulla rivista Tobacco Control. La ricerca, realizzata con il sostegno di Fondazione AIRC, è stata coordinata da Silvano Gallus, a capo del laboratorio di epidemiologia degli stili di vita dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano.

“Lo sospettavamo da un po’ di tempo” dice Gallus. “I risultati di ricerche precedenti avevano mostrato che le vendite di sigarette tradizionali, dopo un lungo periodo di flessione, negli ultimi anni hanno cambiato tendenza. Parallelamente, anche la prevalenza del fumo in Italia ha smesso di diminuire, in concomitanza con l’immissione in commercio delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato. Soprattutto negli ultimi tre anni si è osservato addirittura un aumento significativo del numero di fumatori tradizionali.”

In questo studio, di tipo prospettico, i ricercatori hanno intervistato due volte, a 7 mesi di distanza, oltre 3.000 persone che abitano in Italia, di età tra i 18 e i 74 anni, indagandone le abitudini relative al fumo. Concentrandosi su chi non aveva mai fumato sigarette tradizionali, i ricercatori hanno osservato che quanti, alla prima intervista, dichiaravano di usare le sigarette elettroniche o i prodotti a tabacco riscaldato, avevano una probabilità maggiore, alla seconda rilevazione, di aver cominciato a fumare sigarette tradizionali. Il rischio si è rivelato molto alto: rispettivamente 9 volte e 6 volte maggiore rispetto a chi non usava sigarette elettroniche e a tabacco riscaldato.

Tra gli ex-fumatori, la probabilità che quanti usavano le sigarette elettroniche o a tabacco riscaldato all’inizio dello studio avessero ricominciato a fumare le sigarette tradizionali era rispettivamente 4 e 3 volte più alta rispetto a chi non usava questi prodotti.

Inoltre, tra coloro che all’inizio dello studio erano fumatori di sigarette tradizionali, il 15 per cento era riuscito a smettere di fumare entro la seconda rilevazione; tra questi, avevano maggiori probabilità di successo quanti non si erano affidati per smettere a sigarette elettroniche e a tabacco riscaldato.

“Non sappiamo ancora quali siano gli effetti sulla salute di questi prodotti; adesso sappiamo però che, almeno nel contesto italiano, non sono utili per smettere di fumare e anzi spesso sono un incentivo per iniziare. Quest’ultimo aspetto è preoccupante soprattutto per quanto riguarda i più giovani” aggiunge Gallus, che grazie a al sostegno di AIRC ha appena iniziato un nuovo studio sugli effetti delle sigarette elettroniche.

“Avremo la possibilità di costituire una nuova coorte di persone in cui studiare l’effetto delle sigarette elettroniche sulla salute” spiega il ricercatore. Il progetto prevede di seguire nel tempo migliaia di persone collegando l’uso di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato con i dati di salute ricavati dal Servizio sanitario nazionale, come ricoveri o altri indicatori relativi a patologie potenzialmente connesse al fumo. “Sarà un lavoro lungo e complesso, ma per la prima volta potremo avere dati sulla reale nocività di questi prodotti” conclude Gallus.

  • Antonino Michienzi

    Giornalista, dopo la laurea in comunicazione e un master in comunicazione della scienza all’Università di Roma La Sapienza ha iniziato l’attività giornalistica con l’agenzia Zadig a Milano. Ha collaborato con diverse testate occupandosi di medicina, ricerca biomedica e sanità. Oggi, oltre che con Fondazione AIRC, collabora con l’Agenzia ANSA e con il portale HealthDesk.