Ultimo aggiornamento: 18 settembre 2020
Titolo originale dell'articolo: Impact of SARS-CoV-2 pandemic on colorectal cancer screening delay: effect on stage shift and increased mortality
Titolo della rivista: Clinical Gastroenterology and Hepatology
Data di pubblicazione originale: 6 settembre 2020
La sospensione dei programmi di screening per la diagnosi precoce del cancro del colon-retto dovuta a Covid-19 potrebbe portare a un incremento dei casi di malattia diagnosticati in uno stadio avanzato e perfino a un aumento della mortalità. E questo impatto sarà tanto maggiore quanto più tardi l’attività di screening riprenderà a funzionare in maniera regolare.
I risultati di uno studio coordinato da Luigi Ricciardiello dell’Università di Bologna e da Luigi Laghi, dell’Università di Parma e dell’IRCCS Humanitas di Milano, entrambi sostenuti da Fondazione AIRC, mettono l’accento sull’importanza della prevenzione attiva.
“Negli ultimi quindici anni lo screening del cancro colorettale ha portato a una riduzione dell’incidenza e conseguentemente della mortalità grazie all’individuazione e rimozione delle lesioni premaligne o a cure tempestive di tumori in stadio precoce” spiega Luigi Laghi.
Ma, dall’inizio della pandemia, i programmi di screening sono stati sospesi sul territorio nazionale e in molti paesi europei ed extraeuropei, sia per consentire una riorganizzazione dei servizi sanitari per fare fronte all’emergenza, sia per limitare le possibilità di contagio.
“Abbiamo perciò cercato di stimare quale possa essere l’impatto di questa interruzione sull’epidemiologia della malattia” dice Luigi Ricciardiello. “Per farlo, abbiamo utilizzato modelli rilevati dalla letteratura scientifica ed elaborazioni statistiche realizzate in collaborazione con le statistiche Clarissa Ferrari dell’IRCCS Fatebenefratelli di Brescia e Michela Cameletti dell’Università di Bergamo.”
Secondo le proiezioni dello studio, bastano ritardi nello screening di 6 mesi per aumentare le probabilità di riscontrare casi avanzati di cancro del colon-retto. Con ritardi oltre l’anno, invece, sarebbe destinata ad aumentare di circa il 12 per cento anche la mortalità a cinque anni.
“Un’enormità” dice ancora Ricciardiello. “Per questo è fondamentale che l’attività di screening del cancro colorettale continui a essere una priorità. Anche a fronte di nuove possibili ondate dell’epidemia, per malattie dall’impatto così importante non possiamo permetterci ulteriori blocchi. Sarà necessario ragionare sull’organizzazione, sulla logistica, pensando magari a percorsi alternativi, ma non possiamo fermarci nuovamente.”
“Qui a Bologna, per esempio, gli addetti al programma di screening, in collaborazione con le associazioni delle farmacie, hanno riorganizzato l’accesso al test del sangue occulto nelle feci facilitando l’adesione. Questa modalità evita l’accesso nelle strutture sanitarie e aumenta il numero dei punti di riconsegna” dice ancora il ricercatore, che tuttavia sottolinea un ulteriore aspetto su cui sarà necessario porre l’attenzione: “Molti cittadini, oggi, per timore del virus, tendono a rispondere meno alle chiamate dei programmi di screening: sarà importante lavorare sulla corretta informazione per ricordarne l’importanza e recuperare la fiducia del pubblico.”
Antonino Michienzi