Scoperti nuovi, importanti dettagli sul dialogo tra cellule tumorali e microambiente

Ultimo aggiornamento: 14 ottobre 2020

Scoperti nuovi, importanti dettagli sul dialogo tra cellule tumorali e microambiente

Titolo originale dell'articolo: Mutant p53 induces Golgi tubulo-vesiculation driving a prometastatic secretome

Titolo della rivista: Nature Communications

Data di pubblicazione originale: 7 agosto 2020

Individuato un meccanismo molecolare che, a partire da mutazioni del gene p53, modifica il rilascio di sostanze da parte del tumore, rendendo il microambiente circostante più favorevole allo sviluppo di metastasi.

Il gene p53 è uno dei più studiati dalla ricerca oncologica molecolare perché risulta mutato in circa metà dei tumori umani. “È un gene dalla doppia personalità: da una parte, quando non presenta alterazioni, agisce come soppressore della proliferazione tumorale; dall'altra, quando è mutato, non solo non svolge la sua azione protettiva ma promuove lo sviluppo tumorale e di metastasi.” Parola di Giannino Del Sal, professore all'Università di Trieste e responsabile di gruppi di ricerca all'ICGEB di Trieste e all'IFOM di Milano. Da anni Del Sal si occupa proprio di questo gene e insieme a colleghi dell'IFOM e collaboratori internazionali, ne ha appena chiarito un ruolo inedito nel dialogo tra cellule tumorali e microambiente circostante. I risultati di questo studio, condotto con il sostegno di Fondazione AIRC, sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.

 “Siamo partiti dall'osservazione che nelle cellule tumorali con mutazioni di p53 sembrano esserci alterazioni strutturali nel processo di maturazione delle proteine che devono essere escrete” racconta Del Sal. L'attenzione dei ricercatori si è focalizzata sull'apparato di Golgi, un organello che rappresenta la stazione intermedia di questa via secretoria e che spesso nelle cellule tumorali risulta alterato. “Abbiamo scoperto che mutazioni di p53 aumentano l'efficienza dell'apparato di Golgi e il tasso di uscita delle proteine secrete” sottolinea il professore. “Questo causa un rimodellamento della matrice extracellulare, la formazione di nuovi vasi sanguigni e l’attivazione di fibroblasti: tutti elementi che sostengono il tumore e favoriscono lo sviluppo di metastasi.”

I ricercatori hanno anche chiarito i meccanismi molecolari che legano le mutazioni di p53 alle alterazioni dell'apparato di Golgi. Il gene mutato interagisce con il fattore HIF1α, il sensore dei livelli cellulari di ossigeno, il quale attiva l'espressione di un microRNA che a sua volta modula l'attività di alcuni geni che controllano struttura e funzione del Golgi stesso. “Questo ci fa pensare che tutto ciò possa accadere anche in assenza di mutazioni di p53 se il tumore si trova, come spesso accade, in condizioni di ipossia, ovvero di carenza di ossigeno”.

I risultati sono stati ottenuti grazie a sofisticate tecniche di spettrometria di massa e microscopia, lavorando sia con linee cellulari sia con animali di laboratorio con tumore della mammella, e sono stati in parte validati anche con campioni ottenuti da tumori di pazienti. Poiché p53 è mutato in molti altri tumori, è probabile che gli stessi meccanismi si verifichino in altre malattie. Il prossimo obiettivo? “Capire meglio cosa viene secreto dalle cellule tumorali primarie e metastatiche, anche per cercare di individuare potenziali marcatori tumorali o bersagli terapeutici.

  • Valentina Murelli