Scoperta una molecola che uccide le cellule tumorali "ubriacandole"

Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018

I ricercatori dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano hanno scoperto una molecola capace di "intossicare" le cellule tumorali nel carcinoma papillare della tiroide.

Titolo originale dell'articolo: MIR-199A-3P displays tumor suppressor functions in papillary thyroid carcinoma

Titolo della rivista: Oncotarget

Data di pubblicazione originale: 1 maggio 2014

Un gruppo di ricercatori della Fondazione IRCCS Istituto nazionale dei tumori di Milano, guidati da Maria Grazia Borrello dell'Unità meccanismi molecolari del Dipartimento di oncologia sperimentale e medicina molecolare, ha identificato in laboratorio una piccola molecola in grado di distruggere le cellule tumorali nel carcinoma papillare della tiroide, il più comune dei tumori della tiroide.
Lo studio, finanziato da AIRC, è stato pubblicato sulla rivista scientifica Oncotarget.

I ricercatori hanno scoperto che la molecola chiamata "miR-199a-3p", generalmente presente a bassi livelli nel carcinoma della tiroide, quando reintrodotta agisce "intossicando" le cellule tumorali. La sua produzione, infatti, porta le cellule del tumore a riempirsi di liquido extracellulare fino a scoppiare, causando una morte in massa di queste cellule.
La curiosità è nel meccanismo attraverso il quale la molecola agisce: si chiama metuosi, dal verbo greco "metuo", ossia "bere fino all'intossicazione". Il processo di metuosi, identificato per la prima volta dal ricercatore statunitense William Maltese nel glioblastoma, ad oggi è ancora poco conosciuto e differente dalla più nota forma di morte cellulare chiamata apoptosi, che innesca meccanismi di autodistruzione delle cellule.

"Tale risultato - spiega Maria Grazia Borrello - è d'interesse sia per i pazienti con carcinoma papillare della tiroide, sia in generale per terapie antitumorali innovative. Il carcinoma papillare della tiroide è in costante crescita e sebbene generalmente sia associato a una buona prognosi dovuta alla risposta positiva ai trattamenti chirurgici o con radioterapia, il 10% dei casi presenta una malattia progressiva e resistente alle terapie tradizionali. Il miR-199a-3p rappresenta quindi una potenziale strategia terapeutica. Inoltre, essendo le cellule tumorali frequentemente resistenti all'apoptosi, l'identificazione di un meccanismo alternativo per indurne la morte è di sicuro interesse anche per altre patologie tumorali".

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