Rallentare l’invecchiamento è possibile cambiando le abitudini di vita

Ultimo aggiornamento: 10 novembre 2021

Rallentare l’invecchiamento è possibile cambiando le abitudini di vita

Titolo originale dell'articolo: DNA methylation-based biomarkers of aging were slowed down in a two-year diet and physical activity intervention trial: the DAMA study

Titolo della rivista: Aging Cell

Data di pubblicazione originale: 20 ottobre 2021

In donne in post-menopausa, cambiamenti nell’alimentazione e nell’attività fisica lasciano un segno tangibile sull’organismo e in particolare sulla modulazione dell’espressione dei geni, rallentando il processo di invecchiamento.

Sappiamo da tempo che l'età avanzata è uno dei principali fattori di rischio di cancro. Allo stesso modo, sappiamo pure da parecchio che una sana alimentazione e una moderata attività fisica possono contrastare almeno in parte tale rischio. In questo ambito c’è però almeno una novità: cambiamenti nell’alimentazione e nell’attività fisica hanno un dimostrato effetto biologico su alcuni meccanismi molecolari associati a processi di invecchiamento. La prova viene da studi del gruppo di ricerca di Giovanna Masala, dell’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica della Toscana. Più precisamente, i risultati sono stati ottenuti nell’ambito dello studio DAMA, acronimo dei termini inglesi che stanno per dieta, attività fisica e mammografia.

Lo studio ha coinvolto oltre 200 donne in post-menopausa, tra i 50 e i 69 anni, individuate tra le partecipanti agli screening mammografici per la prevenzione del tumore del seno della Regione Toscana. “Di tutte abbiamo raccolto dati personali e clinici e un campione di sangue da cui estrarre il DNA per le analisi molecolari, poi le abbiamo suddivise in quattro gruppi” spiega Masala. “Alle donne dei primi tre gruppi abbiamo proposto un intervento attivo di modifica rispettivamente della dieta, dell’attività fisica o di entrambe. Per esempio, le partecipanti del primo e del terzo gruppo sono state invitate a preferire unalimentazione basata soprattutto su prodotti vegetali, tra cui cereali integrali e frutta secca, e povera di prodotti raffinati e trasformati, a tenere un diario alimentare e a partecipare a incontri periodici di cucina. Alle partecipanti del secondo e del terzo gruppo, invece, è stato chiesto di praticare un’ora al giorno di attività fisica moderata (come una camminata veloce) e un’ora alla settimana di un’attività più intensa in palestra, e di partecipare a incontri periodici con passeggiate di gruppo.” Alle donne del quarto gruppo, infine, sono state date informazioni sui comportamenti, in fatto di alimentazione e attività fisica, più indicati per la prevenzione sanitaria, senza tuttavia proporre interventi attivi. Dopo due anni è stato raccolto di nuovo un campione di sangue da tutte le partecipanti.

L’obiettivo era verificare se le modifiche proposte delle abitudini di vita, protratte per due anni, avessero avuto un effetto su alcuni marcatori biologici associati all’invecchiamento e a varie malattie croniche. “Parliamo di marcatori epigenetici, che non riguardano la sequenza del DNA, ma i meccanismi che regolano l’espressione genica, cioè il fatto che i geni siano attivi o inattivi”. Analizzando lo stato di due marcatori associati in modo specifico all’invecchiamento, i ricercatori hanno osservato che effettivamente i cambiamenti hanno comportato una variazione di questi marcatori associata a un rallentamento dei processi di invecchiamento. In altre parole, Masala e collaboratori hanno mostrato a livello biologico che mangiando in modo sano e facendo regolare attività fisica si invecchia più lentamente rispetto a chi non cambia abitudini. I risultati di questo studio, condotto grazie all’importante sostegno di Fondazione AIRC, sono stati pubblicati sulla rivista Aging Cell.

  • Valentina Murelli