Ultimo aggiornamento: 21 novembre 2018
Per colpire le cellule tumorali, una nuova strategia sfrutta una proteina presente nelle membrane dei loro mitocondri. Le cellule tumorali muoiono, quelle sane sopravvivono, almeno negli esperimenti di laboratorio.
Titolo originale dell'articolo: Direct Pharmacological Targeting of a Mitochondrial Ion Channel Selectively Kills Tumor Cells In Vivo
Titolo della rivista: Cancer Cell
Data di pubblicazione originale: 10 aprile 2017
In uno studio i cui risultati sono pubblicati sulla rivista Cancer Cell un gruppo di ricercatori italiani e tedeschi coordinati da Ildiko Szabo del Dipartimento di Biologia dell'Università di Padova ha illustrato una strategia completamente nuova per colpire i tumori. L'approccio sperimentale causa la morte delle cellule tumorali e risparmia quelle sane, sfruttando una proteina della membrana mitocondriale.
"Da circa dieci anni studiamo i mitocondri e in particolare una proteina, la Kv1.3, che si trova nella loro membrana", racconta Szabo, la cui ricerca è sostenuta da AIRC. La proteina forma un canale ionico, vale a dire una porta di accesso posta sulla membrana interna del mitocondrio, che permette il passaggio degli ioni potassio.
"Nel tempo - dice ancora la ricercatrice - abbiamo scoperto che questa proteina è più espressa in cellule tumorali di vario tipo rispetto alle cellule sane". Da qui l'idea di usarla come bersaglio per una nuova generazione di farmaci.
I ricercatori hanno così messo a punto un composto in grado di inibire l'azione dei canali Kv1.3, innescando così una serie di eventi che portano alla morte delle cellule patologiche, e ora ne hanno testato l'efficacia.
I risultati per ora sono molto promettenti: il composto è infatti in grado di indurre nelle cellule tumorali un forte stress ossidativo e la produzione di radicali liberi che ne causano la morte. È invece innocuo per le cellule sane, vista la minore presenza di canali Kv1.3 e la migliore capacità di queste ultime di rispondere allo stress ossidativo.
Nei test effettuati in cellule isolate, il nuovo composto è riuscito a uccidere il 98 per cento delle cellule leucemiche, mentre negli esperimenti condotti in animali di laboratorio con melanoma o tumore del pancreas, si è osservata la riduzione delle dimensioni del tumore del 90 per cento nel primo caso e del 60 nel secondo.
"Sono risultati molto incoraggianti", commenta Ildiko Szabo, "ma c'è ancora molto da fare. Intanto cercheremo di indagare se l'approccio è efficace anche in altri tipi di tumore. Poi abbiamo intenzione di ottimizzare il trattamento sperando di ottenere risultati ancora migliori. Infine vorremmo capire se questa strategia è efficace contro le cellule staminali tumorali che costituiscono il serbatoio del cancro".
A quel punto si potrà pensare all'avvio di una sperimentazione negli esseri umani.
Antonino Michienzi