Verso la possibilità di predire la risposta del tumore infiltrante della vescica all'immunoterapia pre-intervento

Ultimo aggiornamento: 20 luglio 2020

Verso la possibilità di predire la risposta del tumore infiltrante della vescica all'immunoterapia pre-intervento

Titolo originale dell'articolo: Predicting the Pathologic Complete Response After Neoadjuvant Pembrolizumab in Muscle-Invasive Bladder Cancer

Titolo della rivista: Journal of the National Cancer Institute

Data di pubblicazione originale: 9 giugno 2020

La combinazione in un modello matematico di due marcatori molecolari potrebbe aiutare a individuare i pazienti più sensibili all'immunoterapia pre-intervento, così da evitare di somministrare loro il trattamento di prima linea basato sulla chemioterapia.

Il tumore alla vescica di tipo muscolo-infiltrante è una malattia aggressiva, purtroppo ancora difficile da curare. Il trattamento standard prevede l'asportazione integrale della vescica (cistectomia) preceduta da chemioterapia per ridurre le dimensioni del tumore. Per vari motivi, però, solo a una minoranza di pazienti si riesce a somministrare la chemioterapia pre-intervento. Per migliorare questa situazione, alcuni anni fa l'équipe di Andrea Necchi dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano, in collaborazione con quella di Francesco Montorsi, dell'Ospedale San Raffaele, sempre a Milano, ha proposto una strategia alternativa basata sulla sostituzione della chemioterapia pre-intervento con tre brevi cicli di immunoterapia con il farmaco pembrolizumab. La strategia è stata messa alla prova con una sperimentazione clinica (PURE-01) partita tre anni fa, che sta continuando a dare risultati positivi.

 

"I primi dati sono stati pubblicati due anni fa e hanno mostrato l'efficacia del pembrolizumab in circa il 40 per cento dei pazienti trattati, mentre altri filoni collaterali di ricerca ne hanno mostrato l’efficacia in tipi specifici di tumori della vescica. Altri studi hanno anche provato l'utilità della risonanza magnetica multiparametrica della vescica per valutare la risposta al trattamento prima della chirurgia" ricorda Necchi, che ora con i suoi collaboratori firma sul Journal of the National Cancer Institute un nuovo articolo in cui propone uno strumento di previsione della sensibilità all'immunoterapia pre-intervento.

 

Molta della ricerca oncologica si concentra sull'individuazione di marcatori in grado di predire quali pazienti potranno beneficiare di più di un certo trattamento. "Nel nostro caso abbiamo lavorato con due marcatori: il carico complessivo di mutazioni del tumore, valutato mediante sequenziamento del DNA, e l'espressione di PDL1, una proteina di membrana sulla quale agisce il pembrolizumab, valutata con metodi immunoistochimici" afferma Necchi, che da tempo si occupa di questo tema di ricerca grazie al sostegno di Fondazione AIRC. "Analizzando questi dati insieme a quelli relativi all'esito del trattamento in un centinaio di pazienti, abbiamo scoperto che non ci sono valori precisi dei marcatori rispetto ai quali stabilire se l'immunoterapia funziona o no. Abbiamo però messo a punto un modello matematico che permette di calcolare la probabilità che questo accada." Anche questo è un risultato importante verso una maggiore precisione delle terapie e la modifica dello standard attuale di cura basato su chemioterapia pre-intervento. Occorreranno tuttavia altri studi e sperimentazioni precliniche e cliniche per confermare i risultati.

  • Valentina Murelli