Organoidi, uno strumento in più per studiare il medulloblastoma dei bambini

Ultimo aggiornamento: 23 marzo 2020

Organoidi, uno strumento in più per studiare il medulloblastoma dei bambini

Titolo originale dell'articolo: Modeling Medulloblastoma in-vivo and with human cerebellar organoids

Titolo della rivista: Nature Communications

Data di pubblicazione originale: 29 gennaio 2020

Un gruppo di ricerca italiano ha messo a punto organoidi che ricapitolano alcune caratteristiche di questi tumori cerebrali: serviranno a studiare meglio le basi genetiche della malattia e a ottimizzare lo sviluppo di nuove terapie

Comprendere i meccanismi genetici alla base dell'insorgenza di un tumore è un passo indispensabile per sviluppare terapie mirate contro il tumore stesso. Per riuscirci è fondamentale poter studiare in dettaglio la malattia anche al di fuori dell'organismo umano, in organismi animali oppure in cellule coltivate in laboratorio, che siano però in grado di ricapitolare almeno alcune caratteristiche del tumore. Mettere a punto questi modelli è quindi un passaggio molto importante nella ricerca oncologica di base ed è quanto è riuscito a fare un gruppo di ricerca coordinato da Luca Tiberi, del Centro di biologia integrata dell'Università di Trento: hanno sviluppato organoidi di medulloblastoma, un tumore del cervelletto che rappresenta la forma più comune di tumore cerebrale infantile e che si sviluppa in seguito all'accumulo di alterazioni del DNA di cellule immature del sistema nervoso.

 

Gli organoidi sono colture cellulari in tre dimensioni che ricordano organi in miniatura: meno complessi dell'organo originale, ma verosimilmente più rappresentativi di una coltura cellulare tradizionale, con un monostrato di cellule cresciute in una piastra.  

Come spiegato sulla rivista Nature Communications, Tiberi e collaboratori hanno trovato la “ricetta” biochimica giusta per indirizzare un tipo particolare di cellule staminali – le staminali pluripotenti indotte, o IPS, a loro volta ottenute da cellule del sangue o della pelle – verso la differenziazione in cellule di cervelletto. “Un particolare punto di forza del modello" commenta Tiberi" è che contiene anche le cellule nervose immature dalle quali può svilupparsi il tumore.” In effetti, una volta ottenuti gli organoidi, i ricercatori vi hanno modificato alcuni geni che di frequente si presentano alterati nei medulloblastomi dei bambini, come i geni Otx-2 e c-Myc, e hanno verificato che in conseguenza di queste alterazioni anche gli organoidi si “ammalavano”, diventando possibili modelli di almeno alcuni aspetti del tumore.

 

Secondo Tiberi questi modelli, che possono essere facilmente ottenuti in numeri molto elevati (anche a centinaia), saranno importanti nella ricerca sul medulloblastoma per almeno due ragioni: proseguire nella comprensione dei meccanismi genetici coinvolti nell'insorgenza e nello sviluppo della malattia, ma soprattutto ottimizzare le strategie per l'individuazione di nuovi farmaci specifici. Sarà infatti possibile disporre di una vasta batteria di tumori in miniatura molto simili a tumori umani, nei quali testare varie molecole (parliamo di centinaia o migliaia di sostanze) in modo da individuare quelle più promettenti dal punto di vista terapeutico.

  • Valentina Murelli