Ultimo aggiornamento: 21 novembre 2018
Uno studio ha identificato due nuove molecole prodotte dal tessuto adiposo, con un ruolo importante nella progressione del tumore al seno. Una scoperta che apre a nuove prospettive terapeutiche.
Titolo originale dell'articolo: Adipose Progenitor Cell Secretion of GM-CSF and MMP9 Promotes a Stromal and Immunological Microenvironment That Supports Breast Cancer Progression
Titolo della rivista: Cancer Research
Data di pubblicazione originale: 28 luglio 2017
Sappiamo da tempo che, in caso di obesità , aumenta sia il rischio di sviluppare alcuni tipi di tumori, per esempio di esofago, colon-retto e seno, sia la loro gravità. Non sapevamo però quali fossero i meccanismi molecolari alla base dell'associazione tra obesità e cancro: meccanismi ora più chiari, almeno nel caso del tumore al seno, grazie a uno studio condotto dall'équipe di Francesco Bertolini dell'Istituto europeo di oncologia di Milano. Fra i risultati dello studio pubblicati su Cancer Research, due molecole coinvolte nella comunicazione tra tessuto adiposo e tumore al seno aprono la strada a nuove prospettive terapeutiche.
Con il sostegno fondamentale di AIRC, Bertolini e colleghi lavorano da tempo su questo argomento. Avevano già scoperto che i progenitori delle cellule mature del tessuto adiposo possono favorire lo sviluppo dei tumori: alcuni di questi progenitori promuovono infatti l'angiogenesi, cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni ‒ importantissima per lo sviluppo tumorale ‒ mentre altri favoriscono la disseminazione di metastasi. Con il nuovo studio si sono approfonditi gli aspetti molecolari.
"In quattro anni siamo partiti da esperimenti in cellule in coltura, per passare alle analisi del genoma e del proteoma, fino allo studio in animali di laboratorio. Abbiamo così identificato due molecole coinvolte in questi processi" spiega Bertolini. Si chiamano GM-CSF e MMP9, sono prodotte da progenitori delle cellule adipose e agiscono insieme favorendo lo sviluppo e la diffusione del cancro. "Abbiamo osservato che in topi obesi i livelli di GM-CSF aumentano e che questo innesca un meccanismo che fa produrre loro ulteriore GM-CSF, ma anche MMP9. Insieme le due molecole rendono le cellule di tumore alla mammella più aggressive, più propense a dare origine a metastasi e più attive nello spegnere la risposta del sistema immunitario contro il tumore stesso".
Una scoperta rilevante per le possibili ricadute cliniche. I ricercatori hanno già verificato che, in topi obesi e con tumore, l'inibizione dei due fattori rallenta in modo significativo la crescita tumorale. "La buona notizia ‒ sottolinea Bertolini ‒ è che disponiamo già di farmaci con questa attività , per esempio la metformina, un comune antidiabetico. Questo forse permetterà di arrivare rapidamente a una sperimentazione clinica".
Valentina Murelli