Ultimo aggiornamento: 13 giugno 2022
Titolo originale dell'articolo: CD66b−CD64dimCD115− cells in the human bone marrow represent neutrophil-committed proge-nitors
Titolo della rivista: Nature Immunology
Data di pubblicazione originale: 28 aprile 2022
Identificati nel midollo osseo i precursori dei neutrofili, i più numerosi tra i globuli bianchi del sangue. Il risultato fornisce nuovi spunti per la comprensione dell’insorgenza delle leucemie mieloidi.
Si sente spesso parlare di cellule staminali del sangue, o staminali ematopoietiche: sono le cellule dalle quali si sviluppano e differenziano tutti gli elementi cellulari del sangue, ossia i globuli bianchi, i globuli rossi e le piastrine. Il trapianto di cellule staminali emopoietiche è utilizzato per la terapia di diverse malattie e tumori ematologici. Comprendere i passaggi che portano le cellule staminali a differenziarsi e maturare nei vari tipi di cellule del sangue è fondamentale sia per ottimizzare i trapianti sia per comprendere meglio i meccanismi alla base di leucemie e linfomi. Tuttavia, la strada che porta a una piena comprensione di questo processo è tutt’altro che semplice.
Per quanto riguarda la produzione dei globuli bianchi, per esempio, ci sono voluti anni per identificare i progenitori immaturi di cellule specializzate come i monociti e le cellule dendritiche. Ancora mancavano all’appello i precursori dei neutrofili, i più numerosi tra i globuli bianchi, importantissimi nelle prime fasi di difesa dell’organismo contro i patogeni. Ora, però, i risultati di uno studio molto complesso condotto da ricercatori dell’Università di Verona con il coordinamento di Marco A. Cassatella colmano questa lacuna, aprendo la strada alla possibilità di scoprire nuovi dettagli sull’origine delle leucemie mieloidi. La ricerca è stata condotta grazie al sostegno di Fondazione AIRC e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Immunology.
“Le cellule staminali si differenziano nei globuli bianchi soprattutto nel midollo osseo, passando attraverso più fasi di maturazione. Vari indizi avevano fatto presumere che, come per altri tipi di globuli bianchi, anche per i neutrofili esistessero progenitori immaturi ancora sconosciuti” afferma Cassatella. La loro identificazione ha richiesto cinque anni di lavoro e la messa a punto di metodi molto sofisticati: dalla separazione tra le singole cellule di un campione con uno strumento chiamato citofluorimetro “sorter”, all’analisi di tutte le molecole di RNA messaggero delle singole cellule (gli RNA messaggero sono le molecole che “dicono” alle cellule quali proteine produrre). In questo modo i ricercatori sono riusciti a isolare quattro nuovi precursori molto immaturi dei neutrofili, discendenti dalla cellula staminale, in campioni di midollo osseo di donatori sani. Il risultato, che ha compreso anche una dettagliata caratterizzazione di tali cellule, è stato confermato in topi di laboratorio nei quali il midollo osseo era stato “umanizzato”, cioè trattato per ricreare condizioni analoghe a quelle che si trovano negli esseri umani.
“Questa scoperta è un fondamentale passo in avanti che va oltre il valore della conoscenza in sé. Serve infatti a studiare meglio alcuni tipi di tumore che derivano dai globuli bianchi, come le leucemie mieloidi” conclude Cassatella. “Cercheremo di capire se questi precursori possono dare origine a tumori e, magari, a tumori differenti a seconda del tipo di cellula di partenza.
Valentina Murelli