Ultimo aggiornamento: 19 ottobre 2020
Titolo originale dell'articolo: A new bioavailable fenretinide formulation with antiproliferative, antimetabolic, and cytotoxic effects on solid tumors
Titolo della rivista: Cell Death and Disease
Data di pubblicazione originale: 23 luglio 2019
Ricercatori italiani hanno messo a punto una nuova versione ad alta biodisponibilità di una molecola che, in studi preclinici, si è dimostrata in grado di neutralizzare vari tipi di cellule tumorali.
Lo sviluppo di un nuovo farmaco antitumorale è un processo lungo e complesso. Può succedere che composti che si sono dimostrati molto promettenti in laboratorio si rivelino scarsamente efficaci nei pazienti. Talvolta alcune modifiche sono sufficienti per ovviare a questo problema. È quanto potrebbe verificarsi nel caso della fenretinide, una sostanza che in una serie di studi preclinici aveva mostrato un promettente effetto antitumorale e scarsa tossicità, senza tuttavia mantenere la promessa nel corso delle sperimentazioni cliniche con i pazienti. Una sorpresa negativa dovuta alla ridotta biodisponibilità della molecola: un modo complicato per dire che, di fatto, la fenretinide non riusciva a entrare in circolo in quantità sufficiente a raggiungere il proprio bersaglio.
Ora, però, la fenretinide potrebbe tornare in auge grazie a una nuova formulazione messa a punto e testata dal gruppo di ricerca di Ann Zeuner, del Dipartimento di oncologia e medicina molecolare dell'Istituto superiore di sanità, in collaborazione con Isabella Orienti, professoressa ordinaria del Dipartimento di farmacia e biotecnologie dell’Università di Bologna. "Si tratta di una formulazione ottenuta con un processo di nano-incapsulazione, che rende il composto solubile nei liquidi corporei e, pertanto, biodisponibile" spiega Zeuner, che ha lavorato con il sostegno fondamentale di Fondazione Airc.
La nanofenretinide – così è stata chiamata la nuova formulazione in un articolo pubblicato sulla rivista Cell Death and Disease – si è dimostrata molto efficace in una serie di esperimenti condotti con campioni di vari tipi di tumori (colon, polmone, melanoma, sarcoma, mammella, ovaio e glioblastoma), in cellule e topi di laboratorio. I ricercatori hanno anche chiarito il meccanismo d'azione della nanofenretinide, svelando che agisce uccidendo gran parte delle cellule tumorali e inducendo quelle sopravvissute "a mettersi a riposo", in uno stato di quiescenza o dormienza. "Un effetto che riguarda anche le cellule staminali tumorali, che sono proprio quelle più inclini a sviluppare resistenza alle terapie".
La nanofenretinide è dunque promettente da vari punti di vista: come molecola ad ampio spettro, a bassa tossicità (almeno nella formulazione di partenza), in grado di mantenere dormienti le cellule tumorali – un effetto che potrebbe essere sfruttato nel caso di malattie ad alto rischio di recidiva – e per di più a basso costo. Ma attenzione: anche se gli studi preclinici hanno dato risultati molto interessanti, sarà necessario passare alla sperimentazione clinica per avere conferma della sicurezza ed efficacia del composto nei pazienti.
Valentina Murelli