Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018
A Torino, alcuni ricercatori hanno identificato nell'enzima NAMPT un fattore fondamentale per la creazione dell'ambiente adatto alla proliferazione tumorale.
Titolo originale dell'articolo: Extracellular nicotinamide phosphoribosyltransferase (NAMPT) promotes M2 macrophage polarization in chronic lymphocytic leukemia
Titolo della rivista: Blood
Data di pubblicazione originale: 1 novembre 2014
Una volta che il tumore si è formato, il suo per così dire "scopo" è di sopravvivere ed espandersi. E lo fa in modo anche subdolo, ingannando i sistemi di difesa del nostro corpo e cercando di asservire componenti cellulari e molecolari che, normalmente, avrebbero un'altra funzione. Accade così che le cellule tumorali mettano in atto meccanismi volti a modificare il microambiente attorno ad esse per crescere e diffondersi. È proprio su questo fenomeno che si sono concentrati alcuni ricercatori dell'Università di Torino che operano presso la Human Genetics Foundation. Valentina Audrito, assegnataria di una borsa di studio finanziata da FIRC, ha recentemente pubblicato sulla rivista Blood i risultati di uno studio condotto sulla leucemia linfatica cronica. Lo studio è avvenuto sotto il coordinamento di Silvia Deaglio, professore associato di genetica presso il Dipartimento di Scienze Mediche dell'ateneo torinese. Audrito e colleghi hanno evidenziato nel tumore la presenza di alti livelli di nicotinammide fosforibosiltransferasi (NAMPT), un enzima importante per la sintesi del NAD (nicotinammide adenina dinucleotide), molecola fondamentale per molte reazioni cellulari. In particolare le ricercatrici hanno riscontrato che le cellule della leucemia linfatica cronica, in seguito ad alcuni segnali, producono e riversano all'esterno grosse quantità di NAMPT. Nello spazio extracellulare questa molecola si comporta come una citochina, cioè come una molecola in grado di mediare la comunicazione tra cellule del sistema immunitario.
La nuova attività del NAMPT extracellulare, che è emersa nel corso dello studio studio, stimola alcune cellule del sistema immunitario ad agire e produrre sostanze in grado di proteggere e far crescere il tumore. Di fatto cooperano con il tumore anziché contrastarlo. "Comprendere a fondo questi meccanismi", spiega Audrito, "è il primo passo per elaborare strategie terapeutiche in grado di rendere le cellule tumorali più deboli e vulnerabili".