L’esca che inganna il tumore del pancreas

Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018

Ricercatori italiani e danesi hanno scoperto come frenare l'espressione di KRAS, un gene che, quando mutato, porta spesso allo sviluppo del cancro.

Titolo originale dell'articolo: MAZ-binding G4-decoy with locked nucleic acid and twisted intercalating nucleic acid modifications suppresses KRAS in pancreatic cancer cells and delays tumor growth in mice

Titolo della rivista: Nucleic Acids Research

Data di pubblicazione originale: 1 marzo 2013

È ancora uno dei tumori più difficili da curare, anche perché spesso si scopre quando è già in fase avanzata. Per questo gli sforzi di molti ricercatori si stanno concentrando sul cancro al pancreas. L'obiettivo è trovare il modo di frenare o se possibile fermare la crescita di questo tumore. «Le mutazioni del gene KRAS sono spesso alla base della trasformazione tumorale» spiega Luigi Xodo, dell'Università di Udine. Ma l'espressione di questo oncogene dipende da una sorta di interruttore che ha una caratteristica molto particolare: «Un frammento della sua doppia elica di DNA si ripiega su se stesso e forma una struttura a quadrupla elica. Questa insolita conformazione viene riconosciuta e legata da un fattore, chiamato MAZ, che accende così l'interruttore e dà il via all'espressione di KRAS» prosegue il ricercatore.

Con il sostegno di AIRC il gruppo coordinato da Xodo è riuscito a "ingannare" MAZ con brevi sequenze di DNA (chiamate oligonucleotidi) che assumono la stessa struttura a quadrupla elica, ma opportunamente modificate in modo da essere più stabili. «Tra i frammenti di DNA esaminati, quello denominato decoy 2998 ha dimostrato una buona capacità di legare MAZ» aggiunge il ricercatore. «Somministrato a un tumore pancreatico, questa sorta di esca molecolare sequestra MAZ e non gli consente di legarsi a KRAS, che di conseguenza non viene espresso e non svolge il suo ruolo pro-tumorale. Come risultato le cellule cancerose non riescono più a proliferare e vanno incontro a morte programmata».

«Questi risultati, pubblicati sulla rivista Nucleic Acids Research, sono molto promettenti e incoraggiano a proseguire il lavoro di ricerca» conclude Xodo. Ora la sfida è indirizzare in modo più efficiente la molecola decoy 2998 al tessuto tumorale per arrivare il prima possibile a una terapia.