Ultimo aggiornamento: 23 settembre 2021
Titolo originale dell'articolo: Targeting the extracellular HSP90 co-chaperone Morgana inhibits cancer cell migration and promotes anti-cancer immunity
Titolo della rivista: Cancer Research
Data di pubblicazione originale: 30 giugno 2021
Ricercatori dell’Università di Torino hanno scoperto che la proteina è coinvolta nella capacità dei tumori di formare metastasi e che un anticorpo specifico contro Morgana ha ridotto sia il rischio di metastasi sia la crescita stessa dei tumori in esperimenti di laboratorio.
Dalla ricerca di base alle prospettive di applicazione clinica di un nuovo possibile farmaco: è il percorso fatto dal gruppo di ricerca di Mara Brancaccio dell’Università di Torino, studiando i meccanismi cellulari di sopravvivenza a condizioni di stress. Sono meccanismi mediati dalle cosiddette proteine di stress, o proteine chaperone, che permettono alle cellule di sopravvivere in condizioni critiche quali presenza di tossine, elevata temperatura, mancanza di ossigeno. “Sono proteine molto importanti anche per le cellule tumorali, proprio perché i tumori crescono in ambienti stressanti” spiega Brancaccio. “Non a caso, nelle cellule tumorali le proteine chaperone sono spesso presenti a concentrazioni superiori alla norma.” Nel suo progetto più recente, condotto grazie al sostegno di Fondazione AIRC, la ricercatrice si è dedicata in particolare al rapporto tra la proteina di stress HSP90 e la sua proteina regolatrice, Morgana. I risultati ottenuti aprono la strada a nuove e inattese prospettive terapeutiche.
HSP90 è una delle più note e studiate proteine chaperone: da tempo si sa che le cellule tumorali la rilasciano anche all’esterno dell’ambiente cellulare e che proprio dall’esterno questa proteina agisce favorendo la capacità di formare metastasi del tumore. “Ora abbiamo scoperto che anche Morgana, che studiamo da anni come regolatore di HSP90, viene rilasciata all’esterno dalle cellule tumorali” racconta la ricercatrice. “Nell'ambiente extracellulare Morgana interagisce con HSP90 ed è questa interazione a favorire la mobilità e la metastatizzazione delle cellule tumorali.”
Il passo successivo è stato produrre un anticorpo in grado di riconoscere e legare Morgana in modo specifico per bloccare l’attività del complesso formato da questa proteina con HPS90. “Abbiamo sperimentato questo anticorpo sia su cellule tumorali sia in topi con tumore della mammella e del colon-retto, osservando che non solo riduce la metastatizzazione, come atteso, ma addirittura inibisce la crescita del tumore, cosa che non ci aspettavamo.” Grazie ad altri esperimenti, i ricercatori hanno chiarito che questo effetto è dovuto alla capacità dell’anticorpo di richiamare nel microambiente tumorale particolari cellule del sistema immunitario (macrofagi) che a loro volta attirano linfociti in grado di uccidere le cellule tumorali.
“Tutto questo indica che questo anticorpo potrebbe essere utilizzato in combinazione con altri farmaci per ottimizzare l'immunoterapia in casi in cui non è particolarmente efficace.” Secondo Brancaccio, queste osservazioni potrebbero rivelarsi valide anche per altri tipi di tumori, oltre a quelli studiati della mammella e del colon-retto. I risultati pubblicati sulla rivista Cancer Research dovranno ora essere validati in ulteriori studi prima di poter essere applicati alla pratica clinica.
Valentina Murelli