La proteina diapason che modula la plasticità delle cellule

Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018

ATR, una proteina nota da tempo per il suo ruolo nei processi di riparazione del DNA, ha anche un'altra funzione: in caso di stress meccanico consente alle cellule di deformarsi in modo da prevenire danni. Una strategia sfruttata anche dal cancro.

Titolo originale dell'articolo: ATR mediates a mechanical checkpoint at the nuclear envelope in response to mechanical stress.

Titolo della rivista: Cell

Data di pubblicazione originale: 1 luglio 2014

Ogni volta che le nostre cellule subiscono uno stress meccanico, una proteina denominata ATR avverte come un diapason le vibrazioni meccaniche e si attiva per conferire plasticità alla cellula e tutelarla quindi dai potenziali danni.

È quanto ha scoperto un gruppo di ricercatori dell'IFOM (Istituto Firc di Oncologia Molecolare) e dell'Università degli Studi di Milano con la collaborazione dell'Istituto di Meccanobiologia della National University di Singapore e con il Danish Cancer Society Research Centre di Copenhagen.

I risultati dello studio sostenuto da AIRC sono stati pubblicati sulla rivista Cell. Oltre a svelare un meccanismo di sopravvivenza di base delle cellule, i dati chiariscono il modo in cui le metastasi si diffondono nell'organismo: tra le strategie adottate dalle cellule tumorali per invadere i tessuti c'è infatti la capacità di deformarsi per passare attraverso gli interstizi più stretti. Questa capacità della cellula dipende proprio dalla proteina ATR che da tempo era nota per il suo ruolo di sensore nei processi di riparazione del DNA. ATR, infatti, avverte la presenza di danno al DNA e attiva P53, il gene definito "guardiano del genoma" proprio perché preposto alla preservazione della stabilità del nostro patrimonio genetico attraverso la prevenzione delle mutazioni, e quindi dei tumori.

"Avevamo sempre avuto l'impressione che ATR rivestisse una qualche funzione nella cellula anche in condizioni normali, anche senza danno al DNA" , commenta il coordinatore dello studio Marco Foiani, direttore scientifico di IFOM e responsabile del Programma di Stabilità Genomica dell'Istituto. La conferma è ora arrivata, grazie a un cambiamento di prospettiva nello studio di questo fenomeno: "Ci siamo posti una domanda insolita in ambito biologico: ovvero non ci siamo chiesti solo il 'cosa', il 'perché' e il 'quando' del processo molecolare controllato da ATR, ma soprattutto il 'quanto', concentrandoci sulla quantificazione dei processi biologici e misurando le forze che in essi vengono attivate", aggiunge.

Una domanda molto complessa che ha potuto ottenere risposte grazie alle numerose competenze italiane e internazionali messe in gioco. "Il risultato - conclude Marco Foiani ¬ è quindi il frutto di una reale cooperazione fra diverse discipline, di cui l'IFOM è fautore, promuovendo da anni l'interdisciplinarietà come un valore insostituibile sulla frontiera della ricerca".

  • Agenzia Zadig