Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018
Un ricercatore italiano al lavoro in Scozia ha contribuito a scoprire in che modo le cellule di glioblastoma si riforniscono di glutammina, una sostanza necessaria alla loro proliferazione.
Titolo originale dell'articolo: Glutamine synthetase activity fuels nucleotide biosynthesis and supports growth of glutamine-restricted glioblastoma
Titolo della rivista: Nature Cell Biology
Data di pubblicazione originale: 1 novembre 2015
Le cellule tumorali sono impegnatissime a crescere e moltiplicarsi. Per questo hanno bisogno di "materiale da costruzione", cioè molecole con cui sintetizzare le componenti delle nuove cellule che vengono via via prodotte. Fondamentale a questo proposito è la glutammina, un amminoacido che è anche una fonte importante di azoto, costituente essenziale dei nucleotidi, i "mattoncini" di cui è fatto il DNA. Uno studio pubblicato a novembre sulla rivista Nature Cell Biology spiega da dove viene la glutammina utilizzata dalle cellule di glioblastoma, una forma aggressiva di tumore al cervello.
Lo studio, condotto con il contributo del ricercatore italiano Saverio Tardito, al lavoro al Beatson Institute - Cancer Research UK di Glasgow grazie a una borsa di studio di mobilità cofinanziata da AIRC e dall'Unione Europea, è partito da analisi genetiche effettuate sulle cellule tumorali di un gruppo di pazienti. Sono seguite indagini in vitro con linee cellulari e in vivo con modelli animali della malattia. Dai risultati degli esperimenti i ricercatori hanno compreso che le cellule di glioblastoma ottengono la glutamminasottraendola agli astrociti, cellule che affiancano i neuroni nel sistema nervoso. Gli astrociti in effetti ne producono molta, perché rappresenta il precursore del glutammato, una delle principali molecole utilizzate dal sistema nervoso per inviare e ricevere stimoli.
"Si pensava che il glioblastoma ottenesse la glutammina dal sangue, o che la producesse da sé, grazie a un enzima chiamato glutammina sintetasi" spiega Tardito. "Tuttavia, analizzando le cellule tumorali di pazienti, abbiamo verificato che non sempre questo enzima è presente in grandi quantità ". Le indagini hanno permesso di capire che esiste un'altra via di approvvigionamento: in pratica, le cellule di glioblastoma si comportano come parassiti degli astrociti, sottraendo loro questa sostanza fondamentale per il funzionamento del sistema nervoso.
Inevitabile chiedersi se questa informazione possa servire anche a fini terapeutici. "Forse non in modo diretto, ma un'utilità si intravede", sostiene Tardito. "Penso, per esempio, ad alcune sperimentazioni cliniche che stanno valutando una nuova classe di farmaci diretti contro un enzima coinvolto nel metabolismo della glutammina: i nostri risultati suggeriscono che sia meglio escludere i pazienti con glioblastoma da queste sperimentazioni. Potrebbe sembrare una cattiva notizia ma non lo è, dato che l'esclusione permetterà di non perdere tempo in strade improduttive e di rendere ancora più mirata la ricerca di nuovi bersagli terapeutici".
Valentina Murelli