Iperglicemia e diabete: ecco quanto impattano su un trattamento specifico per il cancro del seno

Ultimo aggiornamento: 20 maggio 2021

Iperglicemia e diabete: ecco quanto impattano su un trattamento specifico per il cancro del seno

Titolo originale dell'articolo: Impact of baseline and on-treatment glycemia on everolimus-exemestane efficacy in patients with hormone receptor-positive advanced breast cancer (EVERMET)

Titolo della rivista: Clinical Cancer Research

Data di pubblicazione originale: 30 marzo 2021

Un gruppo di ricerca italiano ha scoperto che la comparsa di iperglicemia nei primi tre mesi di terapia con everolimus più exemestane ne riduce l'efficacia in pazienti con cancro del seno metastatico positivo agli ormoni.

Lo studio del metabolismo delle cellule tumorali è in questo momento uno degli ambiti più attivi della ricerca oncologica. Claudio Vernieri, medico ricercatore di IFOM e dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, sta studiando l'impatto del livello di glucosio nel sangue (glicemia) e del metabolismo degli zuccheri sia sul rischio di sviluppare un tumore sia sulla risposta alle terapie. Anche grazie al sostegno di Fondazione AIRC, il gruppo di ricerca di Vernieri, insieme a colleghi di vari centri oncologici italiani, ha appena pubblicato sulla rivista Clinical Cancer Research i risultati di uno studio sull'impatto della glicemia su un trattamento specifico per il cancro del seno metastatico che esprime i recettori ormonali.

“Ci siamo concentrati sulla combinazione di everolimus più exemestane, perché l'everolimus è di per sé in grado di causare iperglicemia (un’eccessiva concentrazione di glucosio nel sangue) o diabete nel 15-20 per cento delle pazienti” spiega Vernieri. I ricercatori hanno raccolto i dati di oltre 800 pazienti seguite per circa due anni e mezzo dopo l’inizio del trattamento in venti centri oncologici italiani. L’obiettivo era valutare in che modo l'efficacia del trattamento sia influenzata da iperglicemia o diabete presenti già prima dell’inizio della terapia, o dalle prime fasi della terapia stessa.

“Non senza sorpresa abbiamo osservato che l’iperglicemia o il diabete, quando sono presenti da prima dell’inizio della terapia, non hanno un impatto significativo sull’efficacia” racconta Vernieri. “Un impatto negativo si registra invece quando un aumento rilevante della glicemia avviene nei primi tre mesi di trattamento in pazienti che prima avevano una glicemia normale. In queste circostanze, la durata della sopravvivenza libera da progressione della malattia diminuisce in modo significativo.” Il valore dell’osservazione è stato confermato grazie all’uso di strumenti statistici sofisticati, che hanno permesso di quantificare l’impatto dell'iperglicemia sull'efficacia del trattamento, dopo aver escluso l’eventuale ruolo di altre variabili come lo stato di salute generale delle pazienti o il tipo e la diffusione delle metastasi.

“Questi risultati” conclude Vernieri “aprono la strada alla possibilità di sperimentare, in futuri studi clinici, l’effetto di approcci dietetici o farmacologici, volti a ridurre la glicemia o a prevenirne l’incremento, sull’efficacia della combinazione everolimus-exemestane.

  • Valentina Murelli