Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018
Un nuovo metodo sperimentale permetterà di conoscere più a fondo le caratteristiche molecolari del cancro.
Titolo originale dell'articolo: Pathology tissue-chromatin immunoprecipitation, coupled with high-throughput sequencing, allows the epigenetic profiling of patient samples
Titolo della rivista: Proc Natl Acad Sci U S A
Data di pubblicazione originale: 1 novembre 2010
Anche a distanza di anni dal prelievo di un frammento di tessuto in sala operatoria, sarà possibile studiare nel dettaglio la struttura e i cambiamenti del DNA di un tumore, grazie a una scoperta fatta da tre grandi centri di ricerca italiani.
La tecnica messa a punto da Mirco Fanelli e Stefano Amatori dell'Università degli studi di Urbino Carlo Bo - in collaborazione con i ricercatori milanesi dell'Istituto europeo di oncologia (IEO) e della Fondazione istituto FIRC di oncologia molecolare (IFOM) coordinati da Pier Giuseppe Pelicci e Saverio Minucci - apre infatti nuove possibilità nello studio dell'epigenetica. L'epigenetica si occupa dei cambiamenti che non riguardano direttamente la sequenza del DNA, ma di quelli che agiscono sulla struttura del DNA e ne modificano l'espressione.
Come spiegano gli autori della ricerca sulle pagine della rivista PNAS, la metodica utilizzata finora per studiare le caratteristiche epigenetiche (ChIP- in inglese Chromatin immunoprecipitation) non permetteva di utilizzare campioni di tessuto conservati nei blocchetti di paraffina dopo essere stati asportati in sala operatoria, ma costringeva a lavorare solo su cellule fatte crescere in laboratorio. Mirco Fanelli e i suoi colleghi hanno oggi superato questo ostacolo e sono riusciti a mettere a punto una tecnica, la PAT-ChIP, per estrarre la cromatina integra direttamente dai campioni di tessuto conservati (la cromatina è la struttura che il DNA forma quando attorno alla sua struttura si avvolgono particolari proteine chiamate istoni).
"Studiare i cambiamenti epigenetici del tumore è molto importante" spiega Fanelli "e poter utilizzare direttamente i tessuti prelevati in sala operatoria ci permette di attingere a un immenso tesoro conservato in tanti istituti di ricerca e di cura di tutto il mondo".
Molti ospedali, infatti, hanno accumulato nel corso degli anni un'enorme quantità di tessuti prelevati durante gli interventi chirurgici o le biopsie: tutti questi campioni, però, non erano finora utilizzabili e rischiavano di essere persi per sempre. "Recuperare queste informazioni rappresenta una sorta di rivincita contro il cancro in nome delle persone che hanno purtroppo perso la loro battaglia con la malattia" spiega l'autore. Il lascito di queste persone in termini di pezzi biologici "è una fonte preziosa di informazioni sulla struttura della cromatina dei tumori che ci aiuterà negli anni a identificare non solo nuovi marcatori per la diagnosi e la prognosi, ma anche nuovi approcci terapeutici basati sulle caratteristiche epigenetiche dell'individuo e non solo su quelle genetiche".
Agenzia Zoe